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A quasi otto anni dalla scadenza del contratto, dopo le proteste dello scorso autunno, culminate nella manifestazione romana del 21 ottobre e nello sciopero del 13 novembre e dopo mesi di trattative che non hanno ancora risolto i nodi centrali della discussione, le lavoratrici e i lavoratori delle pulizie, servizi integrati e Multiservizi - circa 600mila addetti - hanno riaperto una pagina di mobilitazione che ha interessato nelle ultime settimane tutto il territorio nazionale. La protesta ha ribadito, unitariamente, le richieste e le rivendicazioni del comparto in vista dell’incontro previsto tra sindacati e parti datoriali del 14 aprile.
È sul tema del salario, il più spinoso e urgente, ma anche sulla richiesta datoriale di aumento delle flessibilità e messa in discussione di diritti fondamentali, che fino all’ultimo incontro si sono misurate le distanze piùforti tra Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti da una parte, Anip Confindustria, Confcooperative Lavoro e servizi, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi e Agci Servizi dall’altra.
“Il 14 aprile deve essere una data chiave, vogliamo capire se le imprese intendono davvero rinnovare il contratto – dice Cinzia Bernardini, segretaria nazionale Filcams Cgil – perché se è questa la loro volontà non possono continuare a proporre temi per noi inaccettabili, che toccano i diritti delle lavoratrici. Va rinnovato un contratto che manca da troppi anni, e a condizioni economiche dignitose”.
La paga oraria è ferma 7 euro lordi, come un orologio rotto. È la retribuzione di un lavoro faticoso, usurante, con orari frammentati che complicano la giornata lavorativa, e le ore settimanali raramente sono sufficienti a mettere insieme uno stipendio soddisfacente. I cambi di appalto sono per lo più il frutto di gare al ribasso, che vedono l’orario di lavoro dei dipendenti assottigliarsi. E in più una buona parte di queste lavoratrici, impegnate nelle strutture ospedaliere, si sono trovate a fare i conti con la frontiera più critica del contagio.
“Bisogna pulire in fretta, e stare dentro il meno possibile”, altrimenti ci si infetta, nonostante gli strati protettivi assemblati con attenzione prima di entrare e tolti con cura, a più riprese, una volta finito, racconta Irene, addetta alle pulizie dell’ospedale di Bolzano. È successo a una sua collega di ammalarsi. Di quei giorni in terapia intensiva Daniela ricorda gli apparecchi che suonavano: ce l’ha fatta, ma nel reparto dove è stata contagiata non riesce più a mettere piede.“È necessario rinnovare questo contratto, mancano i diritti e la protezione della nostra figura professionale - dice - non è giusto rischiare la vita per stipendi così bassi”.
“Vorrei ci si rendesse conto che svolgiamo un lavoro essenziale, come sanificare una sala operatoria a tempo di record, e che quello che facciamo è parte di una catena che deve funzionare al 100%” ricorda Cristina, operatrice dell’ospedale di Santarcangelo di Romagna.
“Non ci spaventa il lavoro, ci spaventa tutto il resto. Il nostro è un lavoro povero, non solo economicamente: è povero di diritti, di sicurezza e di stabilità - spiega Cinzia, addetta alle pulizie del reparto di neuropsichiatria infantile e adolescenziale dell’ospedale microcitemico di Cagliari - dopo tanti anni di sacrifici abbiamo diritto ad una paga giusta”.
“La sveglia suona alle 4.30 la mattina per andare a guadagnare quei po’ di soldi che servono per vivere, 800 euro alla fine del mese. Per qualche mia collega suona alle 3.30, siamo lavoratori in pasto ai leoni: più delle parole, servirebbe far vedere come si svolge la giornata di chi fa questi lavori” racconta Anna, addetta alle pulizie di Perugia. “Questo contratto ce lo meritiamo, altroché”.
È un rompicapo la giornata lavorativa di Daniela, di Genova. “Porto la bambina a scuola e faccio il primo giro per la prima ditta, poi mi sposto alla seconda, dove mi fermo tra le tre e le quattro ore. Per la terza ditta pulisco uffici in due diverse zone della città: faccio un’ora nei primi, per tornare poi nuovamente a compiere il giro per la prima ditta, quella della mattina, e infine gli altri uffici della terza, dall’altra parte di Genova”.
“Ci siamo sempre sentite dire ‘ne trovo mille come te’, come se questo fosse un lavoro così semplice e umile che chiunque può prendere il tuo posto, da un momento all’altro. Ma no, non è così, anche questo è un mestiere e bisogna saperlo fare come si deve” sottolinea Simona, addetta alle pulizie in un hospice di Cagliari. “La cosa più importante è che il contratto Multiservizi venga rinnovato, adesso, e che le nostre mansioni abbiano il riconoscimento che meritano”.