Puntata n. 25 - Un'anziana di 76 anni è morta a Roma nel rogo della sua casa. Per risparmiare sulla bolletta illuminava la sua stanza con le candele

Morta di povertà

È morta di povertà, nel rogo della propria casa al Pigneto, quartiere popolarissimo non lontano dal centro di Roma. La vittima era un’anziana di 76 anni immobilizzata al letto da una malattia, che per risparmiare sulla bolletta illuminava la sua stanza con le candele. Un soffio di miseria e solitudine sociale ha spinto la fiammella verso il materasso. Vite in fumo, lasciate indifese da uno Stato al quale si chiede conto di questa e di tanti altri drammi dovuti alla crisi. Bollette dal costo insopportabile, inflazione alle stelle, salari e pensioni bloccati, riforme fiscali in direzione ostinata e contraria rispetto a quello che servirebbe. Ognuno si arrangia come può e qualcuno, il più debole, ci rimette la vita. Nell’indifferenza generale. Vittima di fuoco che dovrebbe essere amico.

La mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil

La mobilitazione dei sindacati si rivolge proprio a questa condizione. Raccogliendo tutte le istanze della società, di quelli che per vivere han bisogno di lavorare, delle pensionate e dei pensionati. Nessuna risposta strutturale per limitare i prezzi, sostenere i redditi da lavoro e pensione anche attraverso la via fiscale, sostenere la coesione sociale attraverso politiche per l'inclusione. "Il superamento della legge Fornero è rimandato per l'ennesima volta – ha detto Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della Cgil, in audizione sul Documento di Economia e Finanza -. Non ci sono risorse. Il nostro giudizio non può che essere negativo". Appuntamento in piazza, il 6 maggio a Bologna, il 13 a Milano, il 20 a Napoli. 

Salario massimo 

Gli stipendi dei lavoratori italiani restano tra i più bassi d’Europa. Con l’inflazione che avanza l’aumento in busta paga sarebbe cosa buona e giusta ma non per il governo. Il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani

Ma lo sai quanto prende una docente in Germania? Un cameriere a Londra? E un ingegnere a Parigi? Chiacchiere da bar, ma neanche poi tanto se hai il conto in rosso e il calendario che non scavalla mai al mese successivo. Ultimi in tutte le classifiche socio-economiche del globo terracqueo, quello dei salari da fame resta un’onta per chi non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, pagare un mutuo e prendersi pure lo sfizio di prenotare una tac prima di schiattare. Aumentare gli stipendi? Tutti d’accordo, ma poi come recita il primo teorema della politica termostatica italiana: il profitto è inversamente proporzionale alla dignità di chi lavora. E dunque: nulla si crea e tutto si distrugge. Ci vorrebbe davvero una sostituzione etnica di tutta quella classe dirigente che ha ridotto il lavoro in merce e i lavoratori in numeri. Lo stato di democrazia di una nazione passa soprattutto dalla capacità di non lasciare ai margini i propri cittadini.

Profitti record, salari bassi

Per questa ragione oggi si ferma per 8 ore per uno sciopero nazionale unitario il settore del legno e dell’arredo. Gli ultimi tre anni hanno fatto registrare il boom dei ricavi e le previsioni - a dirlo sono gli stessi imprenditori - sono positive anche per il futuro. Peccato che di questi utili i lavoratori del settore non vedano neanche un euro e siano costretti a mobilitarsi per chiedere che gli venga riconosciuto il diritto a un equo rinnovo del contratto nazionale.

Povera Patria

Sono parole che fanno male come pietre, quelle scelte e pronunciate dal ministro Lollobrigida. Sostituzione etnica. Un concetto evocato spesso dai manifesti con cui Forza Nuova tappezza le città. Fuori dal tempo, fuori dal mondo, fuori luogo, fuori in tutti i sensi. Sono riecheggiate nel dibattito pubblico negli stessi minuti in cui il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si trovava in visita ad Auschwitz. Calando un sipario di imbarazzo sull’intero Paese. Sulla parte sana che ancora piange i morti ammazzati al largo di Cutro. Basterebbe e avanzerebbe per capire fino in fondo quanto inopportuno e in confusione sia questo governo e quale sia il retaggio culturale da cui attinge, senza comprenderne le conseguenze, le sue frasi a effetto. Un campionario di matrice neofascista, trito e ritrito, normalizzato dalle bordate di una classe dirigente che non riesce a frenare la sua incontinenza verbale. Chi parla male, vive male e pensa male – diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa -. E governa male.

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