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Moreschi chiude due reparti e annuncia 35 esuberi. La storica fabbrica di Vigevano (Pavia), uno dei brand più importanti della calzatura di lusso 'made in Italy' ha avviato le procedure di licenziamento, avendo manifestato l'intenzione di cessare l'attività dei reparti di orlatura e pelletteria, a causa del calo degli ordinativi e dei costi troppo altri rispetto alla concorrenza. In tutto il distretto la produzione da tempo avviene in gran parte all'estero, e Vigevano è considerata ormai l'ex capitale della scarpa italiana.
L'azienda ha già usufruito per un anno della cassa integrazione, finalizzata alla formazione e alla ricollocazione, con esiti positivi per una quindicina di addetti, visto che in origine i tagli riguardavano una cinquantina di persone. Nel gennaio 2020 alla Moreschi erano partiti i contratti di solidarietà, mentre a metà dello scorso anno era stato raggiunto un accordo per la cassa integrazione di 46 lavoratori. La cig era stata poi prorogata nel gennaio di quest’anno e scadrà a inizio giugno.
"Tenteremo di esplorare tutte le strade per evitare i licenziamenti - spiega il segretario provinciale Filctem Cgil Pavia Michele Fucci - o almeno ridurne il numero, riassorbendo parte degli esuberi. La situazione è comunque complessa, perché molte attività sono già state esternalizzate. Ora sono 140 gli addetti rimasti, quasi tutti sono attorno ai 50 anni, e quindi hanno sia la capacità sia, soprattutto, il bisogno di lavorare".
La situazione dell'azienda
Per la Moreschi, fondata nel 1946, famosa anche per la produzione di giacche, borse e accessori in pelle, la cui proprietà è poi passata di mano nell'estate di due anni fa e che dal gennaio 2022 è detenuta da Luca Scalfi, titolare della Hurleys Sa, un fondo d'investimento con sede in Svizzera (nonché del gruppo Malerba), la crisi era iniziata addirittura nel 2008. Tra la fine del 2017 e l'inizio dell'anno successivo il management era stato costretto a rinegoziare il proprio debito con diverse banche. Una mossa che, tuttavia, non aveva generato il previsto rilancio tanto che i dipendenti, che cinque anni fa erano 350, oggi sono scesi di oltre 100 unità, con la prospettiva di nuovi esuberi.
In questa situazione, anche la produzione giornaliera era sensibilmente diminuita. Lo scorso anno la proprietà aveva annunciato un nuovo ridimensionamento, puntualmente arrivato al termine della cig e in considerazione della situazione complessiva del mercato, condizionata anche dal post pandemia, dall'incombente crisi energetica e dalla generale instabilità causata dal conflitto fra Russia e Ucraina.
"La crisi non è un fulmine a ciel sereno, già nei mesi scorsi l'azienda aveva avviato una politica di riduzione del personale", rileva ancora Fucci: "Alcuni dipendenti sono stati spostati su altri reparti, sfruttando la cig, altri invece hanno trovato un nuovo impiego o, ma sono pochissimi, hanno accettato il prepensionamento. Ora ci hanno comunicato di aver cessato l'attività di orlatura e pelletteria perché ormai queste attività vengono svolte da aziende esterne e questo comporta un esubero di 35-36 lavoratori. Sentiremo le ragioni di questa decisione e chiederemo se ci sono ancora spazi per ricollocare, all'interno del calzaturificio questi dipendenti".
Con l'entrata del fondo svizzero Hurleys, nell’agosto 2020, l’azienda aveva attuato una decisa politica di taglio e contenimento dei costi per risanare i conti. L’accordo sulla cassa integrazione era stato accolto positivamente anche dai sindacati, perché avrebbe consentito a un certo numero di lavoratori di arrivare alla pensione. A luglio 2021 i dipendenti della Moreschi avevano indetto uno sciopero, il secondo con la nuova proprietà, perché temevano che lo stabilimento vigevanese sarebbe stato chiuso per spostare la produzione all'estero o, comunque, altrove. Un'ipotesi, però, sempre smentita dalla proprietà. Ma oggi la paura sembra trovare fondamento.