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Il turismo in Italia è in forte espansione: i dati del primo semestre 2023 fotografano presenze, prenotazioni e fatturati notevolmente superiori al periodo pre-pandemia. “Ciò che rimane in uno stato di arretramento è il lavoro nel turismo, caratterizzato da condizioni insostenibili, sfruttamento, irregolarità, precarietà e basse retribuzioni”. Lo ha detto la segretaria nazionale di Filcams Cgil Monja Caiolo, partecipando a Olbia all’incontro di apertura del tour sardo della campagna “Mettiamo il Turismo SottoSopra”, che fino a tutto settembre toccherà le principali mete turistiche dell’isola.
Le imprese lamentano la carenza di lavoratori nel settore e anche quest’anno continuano a raccontare la falsa narrazione di giovani pigri, che non hanno voglia di faticare, di rinunciare al loro tempo libero, al loro divertimento.
“Con la nostra campagna – ha detto Caiolo – vogliamo mettere in evidenza la vera narrazione: lavoratrici e lavoratori, giovani e meno giovani, non vogliono più vedere sottopagata la loro professionalità, il loro lavoro. Se viene applicato un regolare contratto e le condizioni di lavoro sono umane, loro rispondono ‘Io Sono Qui’, accettano senza alcuna remora il posto di lavoro”.
Il turismo è un settore altamente relazionale, caratterizzato dalla forte interazione clienti-lavoratori, tanto che il prodotto turistico si sostanzia in servizi alla persona e la qualità del servizio non può che essere strettamente connessa alla qualità del lavoro. Dove “qualità” significa applicazione integrale del contratto nazionale di lavoro, riconoscimento del diritto al riposo, alla malattia, all’infortunio, alle ferie, al Tfr, rispetto degli orari, contribuzione previdenziale. “Qualità che si garantisce – insiste la segretaria – con il rispetto delle norme e soprattutto con il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, tutti scaduti per il settore e con retribuzioni ferme a diversi anni fa”.
Gli otto contratti nazionali che regolano il turismo e la ristorazione sono scaduti tra il 2018 e il 2021, tutti lontani dall’essere rinnovati e sui tavoli negoziali pesano ancora le richieste datoriali di flessibilità, riduzione del costo del lavoro, la formalizzazione di figure professionali polivalenti schiacciate tra i livelli più bassi di inquadramento. Le imprese ricercano professionalità, competenze, profili altamente formati, per poi non riconoscerli. E molta attenzione, ultimamente, viene posta sul tema delle mance, vietate dai contratti, non istituzionalizzate.
Su questo Caiolo (e la Filcams) è chiara: “Le mance, anche se istituzionalizzate, per noi non potranno mai diventare parte della retribuzione, nemmeno come salario variabile. Sono state detassate come si detassano i premi di produzione, ma i premi di produzione sono frutto del confronto tra le parti datoriali e quelle sindacali e si normano attraverso la contrattazione di secondo livello, non si lasciano certo al buon cuore o alla disponibilità del cliente”.
È ora che si smetta di pensare di trarre il massimo profitto dal massimo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori: da “affare” per la crescita di pochi, il turismo deve diventare un fattore centrale per lo sviluppo sostenibile dell’intero Paese.
Se i lavoratori fuggono per la precarietà, lo sfruttamento, le irregolarità, le condizioni di lavoro insostenibili, non servono provvedimenti che sono specchietti per le allodole, come la detassazione delle mance o degli straordinari o delle maggiorazioni per il lavoro festivo. Non servono, soprattutto, provvedimenti che aumentano sfruttamento e precarietà, come voucher, le nuove norme per i contratti a tempo determinato e l’aumento dei flussi di lavoratori stranieri.
“È necessario un impegno concreto – ha detto ancora Caiolo – da parte della politica e dell’imprenditoria, per restituire dignità alle lavoratrici e ai lavoratori dell’intera filiera turistica. È arrivato il momento di mettere sotto sopra gli schemi attuali: il turismo, così come la cultura, che sono due settori strettamente connessi tra loro, generano una ricchezza ingente, che va ridistribuita a beneficio di lavoratori e lavoratrici, del territorio e della sua comunità. Solo così si potrà avere veramente uno sviluppo sostenibile del nostro Paese; e per fare questo non servono ricette particolari: serve rimettere al centro il Lavoro. Lavoro regolare, dignitoso, stabile, con il corretto riconoscimento delle professionalità e delle competenze, che sicuramente devono essere in costante aggiornamento attraverso la formazione, sia quella scolastica che quella continua in costanza di lavoro”.
Un’ultima considerazione Caiolo la riserva alle indennità di disoccupazione Naspi per le lavoratrici e i lavoratori stagionali. “L’attuale formulazione della Naspi – conclude la segretaria – penalizza fortemente i lavoratori stagionali: la vecchia indennità di disoccupazione permetteva, a chi lavorava sei mesi l’anno, di avere una copertura reddituale per i restanti sei mesi. Oggi, chi lavora sei mesi, finita la stagione, ha una copertura di soli tre mesi. La maggior parte degli stagionali, lavora tre mesi l’anno. Ecco perché i lavoratori fuggono dal turismo e guardano agli altri settori produttivi, perché comunque garantiscono una maggiore stabilità, occupazionale e reddituale. E su questo, le aziende e le istituzioni devono riflettere”.