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Sono i ritardi amministrativi e non la crisi da Covid a fare rischiare il licenziamento entro fine mese a decine di lavoratori della Metro C romana. A lanciare l’allarme la Fillea Cgil di Roma e Lazio chiedendo un’accelerazione sulle decisioni che il governo dovrebbe prendere circa lo sblocco dei cantieri della terza linea metropolitana della Capitale.
Ricostruisce l'intera vicenda Teresa Corciulo, funzionario della Fillea romana, spiegando che i cantieri in questione non hanno mai visto lo stop dei lavori durante la pandemia in quanto nel codice Ateco risultano come essenziali, proprio perché attinenti a una grande opera. Il blocco delle talpe escavatrici, invece, ha avuto luogo lo scorso anno a causa della mancanza di chiarezza sulla volontà amministrativa del Comune di Roma, salvo poi arrivare, a novembre, la delibera per lo stanziamento di un fondo di 10 milioni di euro per la prosecuzione della tratta metropolitana (dal Colosseo sino a Piazza Venezia) ed evitare il tombamento delle talpe e la conseguente perdita di 7 milioni di euro.
Alla delibera ha fatto seguito anche il pronunciamento del Comitato interministeriale per la programmazione economica, ma, nonostante ciò, “il Comune si è trincerato dietro atti amministrativi del Consiglio che hanno stabilito la ripresa dei lavori per il giugno del 2020”, afferma Corciulo, ricordando poi che la grande opera capitolina impiega ben circa 200 persone, senza considerare i lavoratori dell’indotto. Motivo per il quale il sindacato ha dovuto attivare gli ammortizzatori sociali, alla luce anche della riduzione del bisogno di forza lavoro dovuta allo stop. A giugno lo sblocco è infatti avvenuto, ma principalmente per la realizzazione delle stazioni di lavoro.
Lo scorso 8 settembre i sindacati hanno avuto un incontro al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti durante il quale hanno esposto le proprie richieste: il commissariamento dell’opera da parte di un tecnico esperto di grandi cantieri, non di una figura politica, che non deroghi ai contratti di riferimento e quindi alle dovute tutele; l’inserimento della Metro C di Roma nell’elenco delle opere strategiche, anche per poi avere accesso al Recovery fund; l’apertura di un tavolo interistituzionale di controllo e monitoraggio delle strutture e dell’opera stessa. La ministra Paola De Micheli “sembra abbia recepito le nostre istanze – dice Corciulo – se è vero, come riferiscono fonti di stampa e dichiarazioni ministeriali, che si starebbe procedendo alla nomina di un commissario non politico, quindi non un sindaco e nemmeno un presidente di regione”.
Lavoratori e sindacato stanno quindi attendendo le decisioni in merito del Consiglio dei ministri per avere rassicurazioni sul futuro di un’opera fondamentale per la Capitale e per le maestranze. Occorre però fare presto e presentare subito progettazione e cantierizzazione e “non con i soliti tempi biblici, perché la società ha fatto sapere che da metà ottobre il 50% della forza-lavoro nelle gallerie sarà oggetto di una procedura di mobilità".
“I ritardi di questa amministrazione si sono sentiti tutti – conclude la sindacalista della Fillea Cgil - E' un anno e mezzo almeno che chiediamo di velocizzare il processo per mantenere i livelli occupazionali di questo progetto e lo abbiamo fatto anche con una mobilitazione. Le maestranze hanno un alto livello di specializzazione con mansioni rischiose in termini di sicurezza, che prevedono un piano molto dettagliato perché la lavorazione in galleria espone a numerosi pericoli, compreso quello della saturazione dell’ambiente da anidride carbonica. Per questo chiediamo chiarezza per il futuro dei lavoratori e di questa grande opera”.