“Se Federmeccanica ci dirà zero, ovviamente bisognerà trovare il modo di farle cambiare idea”. Francesca Re David, segretaria generale della Fiom Cgil, è del tutto consapevole che la trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici è arrivata al punto cruciale: il salario. Il vertice con le imprese di mercoledì 7 e giovedì 8 ottobre a Roma “è fondamentale”, visto che la piattaforma sindacale prevede una valorizzazione dell’8 per cento sul trattamento economico dei minimi: per un lavoratore di quinto livello, in sostanza, sono 145 euro in più.
“In questi anni i metalmeccanici hanno visto il loro salario fortemente indebolito”, spiega Francesca Re David, rimarcando come ora sia necessario “restituire una ricchezza che anche negli anni della crisi le imprese hanno accumulato, perché oggi producono la stessa ricchezza del 2007, che però è andata solo da una parte”. Un accordo senza aumenti, dunque, è impensabile: “Lo scorso rinnovo si è chiuso praticamente senza salario e con l’impegno, non mantenuto dalle aziende, di estendere la contrattazione integrativa. I metalmeccanici italiani, insomma, si sentono in credito”.
La segretaria generale Fiom sottolinea, appunto, la mancata applicazione di elementi importanti del contratto precedente. “Il ccnl prevedeva un allargamento della contrattazione di secondo livello, e questo intervento è stato disatteso”, spiega Re David, rilevando come il danno sia stato ingente per tutti coloro che non godono appunto degli integrativi aziendali. Da qui, a maggior ragione, la richiesta di “aumentare i minimi salariali, soprattutto per coloro, come tantissimi lavoratori del Mezzogiorno, che hanno nel contratto nazionale il loro unico riferimento”.
Il confronto con Federmeccanica e Assistal è iniziato a Roma mercoledì 16 e giovedì 17 settembre, per poi continuare mercoledì 23 (a Bologna) e giovedì 24 ottobre (a Reggio Emilia). Ampio lo spettro dei temi affrontati: dalla formazione professionale alle politiche attive, dal mercato del lavoro agli appalti. “Sono stati giorni in cui si sono misurate le profonde differenze tra noi e Federmeccanica, che pensa che la competitività non debba fornire elementi di certezza per i lavoratori”, ha commentato la dirigente sindacale: “Il contratto nazionale non è una serie di raccomandazioni, ma deve far legge per i lavoratori e per le imprese, è tempo di misurarci su questo. Allo stato attuale sembra che Federmeccanica stia addirittura mettendo in discussione alcuni pilastri del contratto del 2016”.
Il rinnovo interessa oltre un milione e mezzo di lavoratrici e lavoratori, operanti in imprese di ogni dimensione e dei settori più diversi, dalla siderurgia all’informatica, dal manifatturiero a tutte le grandi filiere dell’industria. “Nel periodo del lockdown – conclude Francesca Re David – i lavoratori sono stati indispensabili, prima per far chiudere le imprese per metterle in sicurezza, poi per riprenderne l’attività il prima possibile, proprio perché le avevano messe in sicurezza. Erano considerati indispensabili allora, non possono essere ignorati oggi”.