La trattativa dei metalmeccanici è in corso, serrata, con due appuntamenti a settimana ormai dalla metà del mese di settembre. Il prossimo, attesissimo, è per mercoledì 7 ottobre e arriva dopo un botta e risposta a distanza tra Confindustria e la Fiom Cgil.

Da un lato c’è il presidente degli imprenditori Bonomi che non sembra intenzionato a cedere: rinnovi sì, ma senza aumenti salariali. Una contraddizione in termini perché mai un contratto è stato siglato senza che nelle tasche dei lavoratori finisse qualcosa. Federmeccanica sposa proprio questa linea. I metalmeccanici Cgil invece rivendicano un contratto che tenga assieme salario, occupazione e diritti.

Nelle ultime assemblee la segretaria generale delle tute blu Cgil Francesca Re David ha chiarito che se così resteranno le cose bisognerà “far sentire il sostegno alla trattativa in corso”.

 


Tradotto: siamo pronti a mobilitarci perché, come ha ripetuto in più occasioni, “la pace sociale non è a costo zero”. Lo scrive anche in un post su facebook che ripercorre gli ultimi mesi, difficilissimi, del settore metalmeccanico. “Con gli scioperi - ricorda - abbiamo reagito a chi voleva considerare le fabbriche extraterrestri quando si fermava tutto per mettere in sicurezza la vita. Ora, diciamo che l’industria non è l’impresa, ma le donne e gli uomini che ci lavorano e che fanno funzionare macchine che da sole, come si è visto, si fermano. C’è chi lo dice con disprezzo, noi invece lo rivendichiamo: salario, occupazione, diritti, redistribuzione del lavoro. Contratto”.

Le rivendicazioni si traducono in un messaggio diretto a Federmeccanica ma anche in un invito a chi lavora: “Ci dite che siamo del ‘900. Se questo significa fare quello che è necessario, io spero proprio che glielo sapremo dimostrare. Metalmeccanici del secolo scorso e di questo secolo. Insieme”.