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Fallimento, negozi chiusi all'improvviso e 1.800 lavoratori licenziati via Facebook o Whatsapp. Shernon Holding, la società che gestiva i punti vendita di Mercatone Uno, è stata dichiarata fallita e i lavoratori sono stati informati attraverso il passaparola sul social network nella notte tra il 24 e il 25 maggio. Lo fa sapere la Filcams Cgil di Reggio Emilia.
"Non c'è stata nessuna comunicazione ufficiale da parte dell'azienda - spiega Luca Chierici, segretario del sindacato, in una nota congiunta con Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. "Questa notte si è appreso che il tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento della società e i direttori hanno comunicato ai lavoratori il divieto di accedere ai locali aziendali". Nessuno ha quindi potuto raggiungere il suo posto: "C'è un problema serio anche con la clientela, molta gente si è presentata stamattina nei punti vendita per ritirare merce sulla quale aveva già versato degli acconti nei giorni scorsi per migliaia di euro".
Per Filcams, Fisascat e Uiltucs si tratta dell'ennesima "disavventura che i lavoratori si trovano ad affrontare ed è iniziata ormai 7 anni fa. Dopo anni di contratti di solidarietà, cassa integrazione, amministrazione straordinaria e un altro fallimento di cui, a distanza di 3 anni, sono ancora in attesa di poter ricevere le loro spettanze". Insomma, "è una vergogna e chiediamo chiarezza in quanto tutto quello successo negli ultimi 8 mesi con la gestione Shernon Holding risulta inspiegabile". Per il momento, "non si sa cosa succederà ai dipendenti e se nei prossimi giorni potranno riaprire i punti vendita. Si chiede chiarezza e certezza".
Shernon Holding ha acquisito 55 punti vendita dello storico marchio emiliano, dal Piemonte alla Puglia, nell'agosto del 2018, annunciando un piano di rilancio. Ad aprile, però, la multinazionale ha presentato domanda di ammissione al concordato preventivo in continuità, garantendo la tenuta occupazionale fino al 30 maggio. Proprio quel giorno, infatti, è programmato da tempo un incontro al Mise, per studiare un piano di salvataggio. La chiusura è conseguenza della sentenza di ieri (24 maggio) con la quale il tribunale ha decretato il fallimento. Oltre ai 1.800 dipendenti diretti, a rischio ci sono ora anche quelli delle oltre 500 aziende fornitrici che vantano crediti non riscossi per circa 250 milioni di euro.
“Questo è il Paese in cui si può scoprire di aver perso il lavoro e che la propria azienda è fallita con un messaggio ricevuto all’una meno un quarto. Il tutto a pochi mesi dal passaggio di consegne del marchio. Ci chiediamo chi e come ha vigilato su questa operazione nelle stanze del Mise e nell’amministrazione straordinaria che ha gestito la crisi precedente”. E’ quanto affermano in una nota congiunta il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, e la segretaria generale della Filcams Cgil regionale, Barbara Neglia, sulla vicenda che coinvolge anche 250 dipendenti nei tre punti vendita in Puglia.
“È incredibile ritrovarsi dopo così poco tempo senza una prospettiva”, afferma Neglia. “È inaccettabile che gli organi di vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, che appena la scorsa estate avevano permesso l’acquisto da parte della nuova società di quel che rimaneva di Mercatone Uno, non abbiano verificato la sostenibilità aziendale degli acquirenti. I lavoratori avevano sostenuto non pochi sacrifici in termini di orari e salari abbattuti, e una volta incassata la flessibilità l’azienda ha bypassato ogni rapporto con le organizzazioni sindacali, fino all’incredibile epilogo scoperto notte tempo”.