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Le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, e le associazioni di categoria, Angem, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi, Agci, condividono la preoccupazione per il settore della ristorazione collettiva, in particolare per le mense aziendali, in crisi per il perdurare del forte utilizzo dello smart working nelle aziende committenti e dei processi di riorganizzazione che questo comporterà anche per i servizi di mensa.
Una situazione di grave difficoltà, sia dal punto di vista produttivo che occupazionale, che ha visto le associazioni datoriali e i rappresentanti dei lavoratori scrivere ai ministri del Lavoro, Andrea Orlando, e dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, per chiedere un incontro urgente e l’apertura di un tavolo di crisi di settore.
“Nel comparto delle mense aziendali – scrivono le parti sociali ai ministri – il maggior ricorso allo smart working per i dipendenti diretti dei committenti e la conseguente chiusura delle mense, in aziende comunque operative, continuerà ad avere effetti sul lungo periodo con grande incertezza per il futuro.
A fronte di questa situazione e in mancanza di interventi, le ricadute occupazionali rischiano di diventare inevitabili, con la possibile fuoriuscita dal mercato del lavoro di migliaia di lavoratrici e lavoratori, in un comparto in cui la componente femminile rappresenta oltre l’80% del totale degli occupati, circa il 50% dei lavoratori ha oltre 50 anni, il 90% degli addetti ha un contratto a tempo indeterminato.
Nel solo comparto delle mense aziendali, che impiega circa 20mila addetti, sono a rischio oltre 10mila lavoratori. “Riteniamo – si legge ancora nella lettera ai ministri – urgente e prioritario avviare anche una riflessione più ampia sulle conseguenze e gli impatti economici che un ricorso strutturale allo smart working/lavoro da remoto ha e avrà su una ampia parte di indotto economico connesso alla mobilità lavorativa, in cui rientra a pieno titolo anche la ristorazione collettiva. Perdere lavoro e professionalità per mancanza di un modello di ripresa, rischia di generare un danno per l’economia del Paese, per le famiglie e per il settore”.
L’apertura di un tavolo di crisi per il settore è utile anche per la gestione delle prime grandi vertenze che si stanno affrontando a seguito della forte riduzione dei servizi di ristorazione decise dalle più importanti aziende dei settori delle telecomunicazioni, del credito/assicurativo e dell’informatica/Itc. “L’esempio più significativo – si segnala ai ministri – è quanto sta accadendo in Telecom, dove la committenza ha proceduto alla riduzione del servizio con conseguente diminuzione dell’occupazione; a fronte di ciò l’impresa subentrante, non si sta rendendo disponibile ad attivare la clausola sociale e la procedura di cambio di appalto, non rispettando quanto previsto dal Contratto nazionale di lavoro di settore. Un primo caso emblematico di cui temiamo la negativa ripetizione anche in altri contesti, caratterizzati dalle dinamiche del cambio di appalto”.
Nella lettera tutte le parti sociali firmatarie del Contratto nazionale di categoria, illustrano anche l’importanza complessiva del settore della ristorazione collettiva, sottolineandone la funzione sociale in tutti i suoi comparti: nella refezione scolastica dove il pasto, riconosciuto parte integrante dell’offerta formativa, è un importante momento di educazione alimentare, di inclusione e di uguaglianza sociale; nella ristorazione ospedaliera è un fondamentale supporto alla terapia riabilitativa; nelle strutture socio-assistenziali contribuisce ad una corretta nutrizione; nelle mense aziendali è strumento di socializzazione, di diffusione di sane ed equilibrate abitudini alimentari e in generale di welfare per i dipendenti.