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"Tutti i licenziamenti vanno bloccati fino a fine anno e i contratti nazionali devono essere rinnovati. Altrimenti per Cgil, Cisl e Uil sarà sciopero generale" . Inizia così l'intervista rilasciata dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini al quotidiano la Repubblica all'indomani dell'aut aut lanciato dalle tre confederazioni all'esecutivo. "Dovrebbe essere chiaro a tutti che subire un licenziamento per una persona è un dramma. - prosegue Landini - Il lavoro, anche nei ruoli più umili ed essenziali, ci ha fatto uscire dalla fase più drammatica della pandemia. Non puoi ringraziare le persone che hanno fatto il loro dovere in questo periodo dicendo che ora possono anche essere licenziate. Oggi è il momento della coesione."
Un impegno al quale il sindacato unitariamente richiama innanzitutto il governo. Maurizio Landini chiede coraggio e radicalità, e poi ancora responsabilità: "La centralità del lavoro deve essere un vincolo sociale anche per il mercato". Insomma i licenziamenti vanno bloccati ma soprattutto va abbandonato il vecchio modello di sviluppo costruito su precarietà, finanziarizzazione dell'economia e mere logiche di profitto.
Così il secondo richiamo è destinato al presidente di Confindustria Carlo Bonomi ed è senza mezzi termini proprio come senza mezzi termini è stato il comunicato unitario che preannunciava come data del possibile sciopero generale il prossimo 18 settembre. Per quella data Cgil, Cisl e Uil hanno già in programma un'iniziativa che, a questo punto, potrebbe trasformarsi in uno stop collettivo. Bonomi - dice Landini nella conversazione con il giornalista Ettore Livini - "Cominci a firmare i contratti nazionali. Non facendolo si assume la responsabilità di uno scontro sociale del quale noi non sentiamo il bisogno". "Noi - spiega ancora il numero uno di Corso d'Italia - non chiediamo solo di bloccare i licenziamenti. Vogliamo discutere subito un nuovo modello di sviluppo con ammortizzatori sociali universali per eliminare la precarietà. E sarebbe bene che tutto il mondo che rappresenta le imprese facesse la sua parte. Chiedere lo stop dei licenziamenti e non firmare i contratti di sanità privata e del settore alimentare, come fa Confindustria, mi sembra un modo di pensare regressivo, sbagliato e pericoloso sul piano sociale".