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Mattia ha 19 anni. L’altro ieri ha avuto un incidente, di sera, a un incrocio molto trafficato e pericoloso di La Spezia. Correva sul suo scooter per consegnare un ordine, una pizza appena sfornata. Faceva il suo lavoro, come sempre, il rider per un ristorante. Dopo lo schianto con un’auto, è stato immediatamente soccorso da un’ambulanza che passava di lì. Adesso è in prognosi riservata ma già si sa che ha perso un rene. È l’ennesimo infortunio che capita a un ciclofattorino, una categoria con pochissimi diritti e senza nessuna sicurezza, l’ennesima disgrazia che colpisce un giovane e la sua famiglia.
“Al netto delle dinamiche che dovranno essere accertate, l'incidente nasce da un contesto di sfruttamento intensivo di questi lavoratori, sottoposti a turni massacranti e costretti a correre in modo forsennato per le strade della città per soddisfare tempi di consegna sempre più stretti – affermano le segreterie provinciali di Cgil, Filt e Filcams, che esprimono tutta la loro solidarietà a Mattia e ai suoi familiari -. La sicurezza sul lavoro è un valore fondamentale e non negoziabile, e non può essere sacrificata sull'altare di una produttività che tratta le persone come macchine. Bisogna rivedere turni e tempi di consegna dei rider che devono poter lavorare con ritmi più umani. Il sindacato su questa battaglia c'è e ci sarà sempre”.
Sicurezza, diritti, ritmi di lavoro sono stati al centro di un’assemblea pubblica organizzata da Cgil, Filcams e Filt con i ciclofattorini spezzini, che presto avranno una “casa dei rider”, uno spazio pubblico aperto e condiviso dato in concessione dal Comune, in cui potranno riposarsi, ricaricare i cellulari, depositare la bici e lo zaino, usare i servizi igienici. Verrà inaugurato tra poco, dopo gli interventi di manutenzione, e sarà la seconda esperienza del genere in Italia, dopo l’inaugurazione della “casa del rider” nel centro di Napoli lo scorso anno.