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Sono bastate tre righe per ricordare a tutte e tutti che quella italiana è una Costituzione fondata sul lavoro. E sul lavoro è fondata la Repubblica. È l’Articolo 1 della Carta ad affermarlo: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, non sullo sfruttamento sembra aggiungere il presidente Mattarella. Lo fa con le righe finale del messaggio inviato alla l’Assemblea di Cia- Agricoltori italiani. E il messaggio arriva forte e chiaro proprio il giorno dello sciopero generale convocato da Cgil e Uil contro la manovra del governo che toglie a lavoratori e lavoratrici, pensionati per continuare a dare a evasori grandi patrimoni, compagnie finanziare e multi nazionali.
“Va assicurato al lavoro il giusto compenso, contrastando con forza le forme di sfruttamento che raggiungono nel caporalato un apice di inaccettabile illegalità”. Queste le parole come pietre del presidente Mattarella, che evidentemente mentre scriveva doveva aver in mente altre parole, quelle incise sempre nella nostra Costituzione all’articolo 36: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge”.
Il giusto salario, scrive il Presidente, è quello che hanno chiesto a voce alta i lavoratori e le lavoratrici scesi una della 43 piazze che si sono riempite di quanti hanno imbracciato le braccia chiamati da Cgil e Uil a scioperare contro la manovra dell’austerità e dei tagli – sì dei tagli – alla sanità, alla scuola, all’automotive, al Sud e ancora su qualunque altra cosa di tagliabile si riesce a individuare.
Il capo dello Stato non si ferma qui, e pure non sarebbe poco. Si scaglia con forza contro un fenomeno assai diffuso nel nostro Paese. Basta andare la mattina presto nei cigli delle strade delle regioni agricoli e nelle piazze delle nostre città, per incontrare caporali che reclutano mano d’opera a bassissimo costo per quello che non è lavoro, ma sfruttamento. Mattarella dice no al caporalato definito come “un apice di inaccettabile illegalità”, e ad ogni forma di sfruttamento.
Sono anche altre le parole del Capo dello Stato che richiamano le ragioni dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil. Parlando di agricoltura ha sottolineato come questa rappresenti “una sfida decisiva per il nostro vivere e per la sostenibilità economica, sociale, ambientale”.
Sostenibilità economica, sociale e ambientale per costruire un diverso modello di società, a partire dal lavoro dignitoso, da salari giusti, da un fisco progressivo, da salute e istruzione diritti di cittadinanza. Lo sciopero è riuscito, che le parole di Mattarella trovino orecchie aperte e menti accoglienti.