Nel ricco e prosperoso Nord Italia, la terra delle opportunità e della produttività, sono anni che Marta si arrabatta per portare a casa qualche soldo. Dopo laurea, master, corsi di specializzazione, il salario per lei rimane un miraggio, uno stipendio dignitoso le sembra irraggiungibile. Ha 27 anni, ha vissuto a Milano e adesso abita a Verbania ma vorrebbe stare da sola, cioè lasciare la casa di mamma e papà. Se non riesce a ottenere un’autonomia economica però non può farlo: “Chi ti dà un appartamento in affitto senza un vero contratto a tempo indeterminato?” dice.
Marta (il nome è di fantasia), che ha affidato la sua storia di precarietà ai microfoni di Collettiva.it, finora ha sempre avuto rapporti di lavoro brevi, brevissimi: uno, due giorni, al massimo un mese. “Che cosa desidero? Avere un contratto regolare, non a chiamata, ma con un fisso mensile – ci racconta -. Meglio se è in linea con il mio background accademico e professionale. Qualsiasi ruolo, purché possa avere una vita normale, autonoma, perché non voglio più gravare sulla mia famiglia. Mi sono anche proposta da McDonald’s, ma mi sembra sempre di tornare al punto di partenza”.
“Non è vero che noi giovani non vogliamo lavorare – conclude Marta -, il problema è che non c’è lavoro per tutti e se c’è, te lo offrono in nero, soprattutto al Sud. È vergognoso. Bisogna rinnovare i contratti, gli stipendi sono fermi da trent’anni, e ridare una dignità a tutti i lavoratori”.