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Alta adesione in tutti gli stabilimenti Marelli allo sciopero nazionale indetto in seguito alla decisione aziendale, comunicata ai sindacati il 19 settembre, di cessare la produzione nello stabilimento di Crevalcore (Bologna), con il conseguente licenziamento dei 229 dipendenti. Forte la partecipazione dei lavoratori allo stop, con punte del 100%.
Lo sciopero ha subito prodotto un esito positivo. L’azienda di automotive (produzione di componenti per motori endotermici), di proprietà dal 2019 del fondo statunitense Kkr, ha infatti sospeso fino ai prossimi incontri (il 28 settembre in Regione Emilia Romagna, il 3 ottobre al ministero delle Imprese) la decorrenza della procedura di chiusura di Crevalcore.
“Un primo importante risultato”, hanno commentato Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic, UglM e AqcfR: “Ci permetterà di iniziare la trattativa con l’azienda senza un contatore già attivo. Noi vogliamo il confronto per arrivare a una soluzione che dia continuità produttiva e occupazionale al sito di Crevalcore”.
Fiom Cgil: in gioco il futuro del Paese
Mercoledì 20 al presidio davanti ai cancelli di fabbrica è intervenuto il segretario generale Fiom Cgil. “Faremo tutto quello che è nelle nostre disponibilità per sostenere la vertenza e i lavoratori”, ha detto Michele De Palma: “L’azienda tolga di mezzo la discussione sulla cessazione dell’attività e ne apra una sulla capacità produttiva e l’occupazione”.
Al tavolo per lo scorporo di Marelli da Fca, ha rimarcato De Palma, “ci dissero che sarebbero state garantite le commesse. Questa è un’azienda monocommittente. Le responsabilità sono di Calsonic Kansei, della Kkr, della Marelli. Ma siccome il governo sta discutendo di mettere risorse pubbliche a favore di Stellantis, ricordo che negli altri Paesi europei quando si danno i soldi nostri alle aziende, si garantiscono stabilimenti, occupazione e, nel nostro caso, anche la filiera produttiva”.
Il leader Fiom sottolinea che “qui si sta giocando una partita che riguarda il futuro del Paese. Non funziona che perché qualcuno deve fare rendita finanziaria, qualcun altro deve perdere il lavoro e deve essere licenziato”. E così ha concluso: “La produzione non si tocca. Quest’azienda ha cinquant’anni e ha già vissuto una transizione dal carburatore all’iniezione. Il messaggio è devastante, perché significa che se si può chiudere Crevalcore, si possono chiudere anche gli altri stabilimenti”.
Cgil Bologna: qui non si passa
“Una vertenza nazionale, perché qui si gioca la politica industriale, energetica e ambientale del Paese”. A dirlo è segretario generale Cgil Bologna Michele Bulgarelli: “Ma anche una vertenza che rappresenta l'identità stessa della nostra città. Che se accetta la chiusura delle aziende rischia di diventare città della rendita e delle diseguaglianze”.
Per l’esponente sindacale “il 98% di adesione allo sciopero a Bari dimostra non c'è qualcuno che pensa di beneficiare della chiusura di Bologna. I lavoratori hanno capito che se passano a Crevalcore possono sfondare ovunque. Marelli e il fondo Kkr hanno fatto male i conti”.
Bulgarelli evidenzia che qui “i lavoratori sono combattivi e hanno bravissimi delegati, i sindacati sono forti e c'è un sistema istituzionale che sta dalla parte dei lavoratori. Ma soprattutto c'è la solidarietà di tutto il mondo del lavoro: da Gaggio Montano, con le partigiane della Saga coffee, fino alle lavoratrici della Perla in presidio permanente. Questa è l'Emilia-Romagna, questa è Bologna, questa è Crevalcore: qui non si passa”.