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“È stata siglata con Marelli una duplice intesa che prevede di affrontare i 550 esuberi, di cui 100 fra i dirigenti, con strumenti unicamente volontari, attraverso l’utilizzo delle dimissioni incentivate e del contratto di espansione, che dovrà successivamente essere siglato presso il ministero del Lavoro”. A dirlo sono Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic, UglM e Aqcfr, precisando che “l’intesa garantisce la presenza delle attività del gruppo in Italia, sia dal punto vista industriale che occupazionale, e impegna l’azienda ad avviare un percorso con i sindacati volto ad affrontare, per ogni singola divisione, la verifica delle missioni produttive degli stabilimenti, delle attività di ricerca e sviluppo e di staff”.
Il contratto di espansione “darà l’opportunità a massimo 350 persone di uscire anticipatamente per agganciare la pensione entro cinque anni. Dal 15 febbraio sarà possibile aderire con una pre-adesione volontaria e durerà fino al 30 giugno. L’indennità sarà pari al trattamento pensionistico al momento dell’uscita”.
Nello stesso contratto di espansione, inoltre, sono previste “assunzioni in rapporto di 1/3 delle uscite (massimo 117, se si realizzeranno tutte le uscite, di cui circa 90 fra i somministrati oggi presenti di Bari e di Ali Venaria, con circa 30 ingegneri nelle aree di R&D), nonché piani formativi che saranno poi dettagliati nella versione definitiva da siglare al ministero”.
Riguardo le dimissioni incentivate, i sindacati evidenziano che “non saranno seguite dalla Naspi o da altro trattamento di disoccupazione, in quanto non sono state precedute dall’apertura di procedure di licenziamento e dunque sono qualificate come uscite volontarie in senso stretto”.
Le uscite volontarie incentivate “saranno massimo 200 e la loro somma con le uscite del contratto di espansione non potranno superare i 450 (i 100 dirigenti saranno conteggiati e gestiti a parte). Le uscite potranno avvenire dal 15 febbraio fino al 30 giugno prossimo, nel rispetto delle esigenze tecnico organizzative, vale a dire subordinatamente al fatto che la propria posizione sia potenzialmente rientrante fra le eccedenze”. Passiamo ora all’incentivo. Questo varierà per qualifica e anzianità: per il personale con massimo cinque anni di anzianità aziendale, l’incentivo sarà pari a 24 mensilità di retribuzione lorda e in ogni caso per gli impiegati e quadri non inferiore ai 50 mila euro e per gli operai non inferiore a 40 mila euro; per il personale con oltre cinque anni di anzianità aziendale, l’incentivo sarà pari a 36 mensilità di retribuzione lorda, in ogni caso per gli impiegati e quadri non inferiore ai 100 mila euro e per gli operai non inferiore a 70 mila euro. Per chi uscirà entro il 30 aprile prossimo sono previste ulteriori 20 mila euro. Le suddette mensilità d'incentivo, ferme restando le cifre minime, saranno rimodulate nel caso in cui la persona sia a meno di tre anni dal pensionamento.
“È anche previsto – proseguono i sindacati – il principio della mobilità interna alla azienda, per consentire passaggi da mansioni potenzialmente in esubero a mansioni rese libere dalle suddette uscite”. Infine sono previsti “il monitoraggio a livello nazionale, ma anche di unità produttiva, dell’esecuzione degli accordi, sia nella parte relativa alle uscite sia in quella relativa alla formazione e alle assunzioni”.
Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic, UglM e Aqcfr sottolineano che “sarà fondamentale l’applicazione del principio della mobilità interna, per realizzare un’effettiva volontarietà delle uscite e per riequilibrare il personale nelle funzioni legate alle nuove tecnologie”.
Per i sindacati si tratta di “un accordo positivo, che ci ha consentito di approfondire le missioni industriali dei siti e che scongiura il rischio di esuberi unilaterali utilizzando gli strumenti oggi a disposizione. È evidente però che sono necessari ulteriori strumenti specifici, di tutela delle attività industriali e di salvaguardia dell’occupazione”.
In conclusione, Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic, UglM e Aqcfr rimarcano che “per affrontare la fase di crisi e la transizione è urgente che il governo convochi i sindacati e il sistema delle imprese affinché il cambiamento in atto diventi un’opportunità di rilancio del settore e di sviluppo dell’occupazione nel nostro Paese”.