PHOTO
I 40 licenziamenti sono stati tutti confermati. Questo l’esito dell’incontro che si è tenuto lunedì 2 settembre di Arzignano (Vicenza) tra management della Marelli Motori e Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil. L’azienda metalmeccanica, specializzata nella progettazione e produzione di motori elettrici e generatori, di proprietà dal 2013 del fondo americano di private equity Carlyle, nel maggio scorso è stata acquistata dalla holding d’investimento inglese Langley. A fine luglio la nuova proprietà ha comunicato l’intenzione di procedere a 40 allontanamenti, che si dovrebbero concentrare soprattutto tra gli impiegati, avviando la procedura lunedì 26 agosto
“La prospettiva degli esuberi è semplicemente inaccettabile”, questo il commento al vertice di Morgan Prebianca, segretario generale della Fiom Cgil di Vicenza: “La società ci ha consegnato un programma di quattro pagine sulle attività previste per il prossimo anno. Un testo assolutamente non soddisfacente: non si parla di investimenti, e restano molti interrogativi sulle produzioni da potenziare. Infine, si confermano i 40 licenziamenti, tutti ad Arzignano”.
Prima della pausa estiva si era svolto un incontro con il proprietario Tony Langley, cui i sindacati hanno chiesto di illustrare i propri piani. La procedura per la mobilità, secondo le intenzioni del management, dovrebbe aprirsi la prossima settimana. E seguirebbe a distanza di un anno quella del 2018, che ha visto l’allontanamento di un centinaio di dipendenti. Giovedì 5 i sindacati hanno messo in calendario le assemblee con i lavoratori, in quella sede si decideranno le inevitabili iniziative di lotta.
La Marelli Motori ha 128 anni di storia e due stabilimenti: quello storico di Arzignano (526 addetti), mentre il secondo è stato aperto nel 2014 a Shah Alam, in Malesia. La società ha chiuso il 2017 con 149,1 milioni di fatturato, 7 milioni di ebidta (ossia il margine operativo lordo) e 8,8 milioni di perdita. Per Prebianca “non si può acquisire un’azienda e per prima cosa pensare a licenziare. Un’azienda storica peraltro, che ha dato e sta dando tanto al territorio. È assolutamente necessario un piano industriale concreto che rilanci l’impresa e rimetta in moto la produzione”.