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“Il piano di riorganizzazione della Marelli deve garantire impianti e occupazione”. Questa, in sintesi, la posizione della Fiom Cgil emersa nel corso del Coordinamento delle delegate e dei delegati convocato per discutere del “piano di salvaguardia” e del “piano d'innovazione e sviluppo” presentati dall’azienda negli incontri del 27 gennaio e del 7 febbraio.
La direzione aziendale ha presentato un piano di riorganizzazione che prevede la semplificazione delle strutture, passando da dieci business unit a sei divisioni e ha svolto una panoramica delle attività in Italia, entrando nel merito di ogni singola divisione sugli investimenti e le prospettive.
Negli stessi incontri l’azienda ha comunicato anche una riduzione del personale entro giugno di 550 dipendenti su un totale in Italia di 7.900 occupati: circa il 12% dei 4.661 addetti, tra dirigenti, quadri, impiegati e operai indiretti, attraverso l’utilizzo di strumenti di uscite volontarie.
Uno degli strumenti potrà essere il contratto di espansione che permette di agganciare la pensione con massimo cinque anni di anticipo, la formazione per la riqualificazione nell’ottica della transizione tecnologica e assunzioni nel rapporto uno a tre con le uscite, affiancato a un accordo di uscite volontarie e incentivate.
Il Coordinamento ritiene che “il confronto con l’azienda debba essere finalizzato ad aprire un percorso per l’individuazione delle attività delle divisioni, delle aree e degli stabilimenti, e gli investimenti necessari alla transizione in particolare per le divisioni Gts (sistemi di scarico) e Pwt (motori endotermici)”.
Il Coordinamento ha dato mandato alla delegazione Fiom a proseguire “il confronto unitario con l’azienda con l’obiettivo di arrivare a un accordo condiviso che abbia come punti la garanzia della salvaguardia degli impianti e dell’occupazione, e che gli esuberi comunicati dall’azienda non siano superiori a 550 e che la procedura di uscita volontaria chiuda definitivamente il tema e che non ci siano da parte dell’azienda atti unilaterali di ulteriore riduzione di personale”.
Per la Fiom sono anche essenziali “il confronto su un piano complessivo per i singoli stabilimenti e il coinvolgimento delle istituzioni nazionali (ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro) e locali, per l’individuazione degli strumenti e delle risorse utili alla ricerca e sviluppo, formazione per lo sviluppo delle attività necessarie alla garanzia dell’occupazione nel percorso di transizione verso nuove produzioni”.
Il Coordinamento, infine, chiede “un miglioramento del confronto nei singoli stabilimenti al fine di realizzare un piano partecipato con tutti i lavoratori”. I delegati e le strutture della Fiom sono impegnati ad avviare una campagna d'informazione unitaria e condivisa, altrimenti come Fiom, delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo che partirà a valle del prossimo incontro con la direzione aziendale previsto l’11febbraio.