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A lanciare l’allarme sulla base di dati Inps inequivocabili, elaborati dall’Ires, è la Cgil Marche, costretta a fare i conti con un quadro economico e sociale nerissimo sul territorio. La fotografia si traccia in pochi punti: esplode la richiesta di ammortizzatori sociali che nei primi sei mesi dell’anno ammonta a 10,5 milioni di ore autorizzate tra cassa integrazione, FIS e altri fondi di solidarietà.
La cassa ordinaria, straordinaria e in deroga si attesta a 10,3 milioni di ore, registrando un aumento di 3,7 milioni di ore sul 2023, mentre il ricorso a FIS e altri fondi arriva a circa 170 mila ore. Questo fa delle Marche la quarta regione italiana per aumento delle ore di Cig, dietro solo a Valle d’Aosta, Puglia ed Emilia-Romagna. Di fatto il territorio fa un balzo del 57,4%, enorme se messo a confronto con il dato dell’aumento medio italiano, 21,2%, o del Centro, appena un 6,3%. Maglia nera, Ascoli Piceno, Fermo (+93,6%) e Macerata (+79,8%). Un po’ meglio Ancona con un +32,6%.
L’industria assorbe la maggior parte delle ore autorizzate (10 milioni). Al suo interno, i comparti che osservano l’incremento maggiore sono pelli, cuoio e calzature (+212,1%), tessile e abbigliamento (+110,2%), Chimica, gomma, plastica (+84,6%). La meccanica e metallurgia segna +71,6%, che in termini assoluti ammonta ad un aumento di 2 milioni di ore. Le ore registrate nel terziario sono 43 mila, mentre nell’edilizia sono 226 mila.
“Lo stato in cui versa il nostro sistema produttivo, che ha ricadute significative sulla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori marchigiani, in termini di taglio dei salari, continua a essere una seria e drammatica emergenza da affrontare”, sostiene la segretaria della Cgil Marche, Eleonora Fontana. “Alla Regione chiediamo misure immediate: dare ossigeno all’industria finalizzando le risorse europee nei settori in crisi, per il rilancio di una occupazione stabile e di qualità”.