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La richiesta iniziale era di 40 esuberi, su complessivi 72 dipendenti. Adesso, sotto la spinta di lavoratori e sindacati, si è arrivati a 25. Venerdì 13 dicembre la Marangoni Meccanica di Rovereto (Trento) ha ufficialmente presentato il piano di licenziamenti, dall’azienda considerati necessari per fronteggiare una crisi derivata dalla forte riduzione di commesse e fatturato.
Per l’azienda, nata nel 1965 e specializzata nella ricostruzione a livello industriale di pneumatici autocarro, movimento terra e trasporto leggero, le difficoltà sono soprattutto legate al conflitto in Ucraina, con le conseguenti sanzioni alla Russia che hanno provocato l’annullamento di commesse importanti, e alle grandi criticità del mercato delle macchine agricole, tradizionale terreno di sbocco delle attività dell’azienda.
Nell’ultimo triennio, infatti, i dipendenti sono diminuiti drasticamente: erano 120 nel 2021, sono 72 oggi, e appunto ora si richiede l’uscita di altri 25. In netto calo anche i numeri del bilancio: il 2023 ha visto il fatturato scendere del 13 per cento rispetto al 2022 (da 22,2 a 19,2 milioni di euro) e il valore della produzione diminuire del 40 per cento (da 26,9 a 15,1 milioni di euro).
Numeri che hanno spinto il Cda dell’azienda a inoltrare, a fine ottobre, la richiesta di concordato preventivo, mossa ufficiale che certifica la crisi e apre le trattative con creditori e sindacati. Il prossimo faccia a faccia tra azienda e organizzazioni dei lavoratori è fissato per mercoledì 18 dicembre.
Sindacati: “Essenziale attivare la casa integrazione”
“Confidiamo nella cassa integrazione straordinaria per un anno, con la speranza della ripresa dei tradizionali mercati di riferimento e nella fine dei conflitti mondiali in corso”, spiega la Fiom Cgil: “Abbiamo lavorato molto per ridurre il numero dei tagli, riuscendo a scendere da 40 a 25. Il nostro obiettivo è di ridurlo ancora, approfittando delle possibilità di ricollocamento e di prepensionamento di alcuni lavoratori. Poter avere un anno di cassa integrazione, dunque, diventa fondamentale”.
La Fim Cisl coglie “con positività il fatto che il numero degli esuberi sia stato di molto ridotto rispetto alle richieste iniziali. Ora ci siederemo al tavolo per tutelare le persone: è essenziale attivare la cassa integrazione straordinaria e definire i criteri e le buonuscite per chi uscirà volontariamente dall’azienda. Auspichiamo che si trovino accordi in grado di sostenere le famiglie, pur nella necessità di arrivare a questi tagli che devono evitare la chiusura dell’azienda”.