Per tantissimi lavoratori la pausa estiva alle porte non sarà un periodo di vacanza. Sarà invece un tempo di cortei cittadini, presìdi permanenti e manifestazioni sotto i ministeri romani per difendere il proprio posto di lavoro. È il caso dei 138 addetti della logistica Geodis/Consorzio Cal, dei 61 della multinazionale statunitense dell’oil&gas Flowserve Valbart, dei 51 della Orobica Cicli, dei 48 della società informatica Modis Italia, dei 40 della Abbate Ipermercati e della Treves Italia.

Aziende che chiudono e delocalizzano, cui se ne aggiungono decine che spingono via i lavoratori con esodi incentivati o fanno massiccio uso di ammortizzatori sociali. Le difficoltà sono trasversali ai settori: si va dall’automotive (come Stellantis, Ufi Filters, Cnh Industrial e Magneti Marelli) al calzaturiero (Moreschi e HimCo), dalla chimica al tessile (come Alcantara, Trèves e Vibac), e poi call center, agenzie di stampa, industrie alimentari e siderurgiche. Una calda estate, insomma, e non solo per le temperature.

Cartaria, calzaturiero e tessile

Dopo gli ultimi due mesi di cassa integrazione ordinaria per i 77 lavoratori della cartiera Pro Gest di Mantova adesso scattano i contratti di solidarietà. L’accordo, firmato il 1° luglio, serve a evitare i 26 esuberi annunciati dall’azienda. La riduzione dell’orario di lavoro sarà del 35% su base settimanale e quadrimestrale, e durerà fino al 7 luglio 2025. “Abbiamo condiviso lo strumento per salvaguardare i livelli occupazionali”, commenta la Slc Cgil, sottolineando che però “lo stabilimento continua a languire in una situazione precaria”.

Siglato il 4 maggio scorso l’accordo tra i sindacati e l’azienda calzaturiera Moreschi di Vigevano (Pavia), di proprietà del fondo d’investimento svizzero Hurley Sa, sui licenziamenti (annunciati a metà febbraio) dei 59 dipendenti (su 80) del reparto produzione. L’intesa prevede sia incentivi all’esodo (pari a 4 mila euro) sia modalità e tempistiche delle spettanze arretrate. Filctem: “Se l’azienda non fosse stata indisponibile al dialogo, la situazione si sarebbe potuta risolvere anche realizzando qui quella svolta green auspicata dalla proprietà”.

Sottoscritto il 24 maggio il contratto di solidarietà alla Him Co, azienda produttrice di suole per grandi marchi di sneakers, che scongiura per il momento il licenziamento collettivo di 63 lavoratori degli stabilimenti di Fossò (Venezia) e Casarano (Lecce). L’intesa, che sarà applicata a 257 dipendenti (su 277 complessivi), prevede la riduzione media oraria del 23%, periodi di formazione e aggiornamento del personale, oltre a un incentivo all’esodo (fino a cinque mensilità) da utilizzare con il solo criterio della non opposizione al licenziamento.

L’allarme era scattato già un anno e mezzo fa. Ma ora i peggiori timori si sono concretizzati: la Lineapiù di Campi Bisenzio (Firenze), azienda del distretto tessile di Prato che produce filati per maglieria, ha avviato alla fine di maggio la procedura di licenziamento collettivo per 30 dei suoi 120 dipendenti. “La nostra richiesta sono gli ammortizzatori sociali”, dice la Flctem Cgil: “Chiediamo, in particolare, l’adozione della cassa integrazione straordinaria oppure l'applicazione dei contratti di solidarietà”.

Chimica, farmaceutica, biomedicale e vetro

Torna la cassa integrazione per i 520 della Alcantara di Nera Montoro (Terni), azienda chimica (di proprietà giapponese) che realizza rivestimenti in poliestere per l'automotive. L’ammortizzatore sociale è scattato il 10 giugno scorso, e proseguirà per 13 settimane. La cassa integrazione era già attuata sia in febbraio sia in marzo. A motivare la decisione del management è il calo degli ordinativi, dovuto in larga parte alle difficoltà del settore dell’automotive, principale mercato di riferimento dell'azienda umbra.

Si allontana (per ora) la chiusura delle linee produttive annunciata il 12 giugno scorso dall’azienda biomedicale Mozarc Medical di Mirandola (Modena). La società aveva dichiarato di conservare solo il comparto ricerca e sviluppo, licenziando di fatto ben 350 dipendenti. Forte la protesta dei lavoratori, che hanno attuato scioperi, cortei cittadini e un presidio permanente. Nell’incontro istituzionale del 26 giugno la proprietà si “è impegnata a un processo di reindustrializzazione al fine di preservarne la continuità produttiva e occupazionale”. Il 9 luglio si terrà al Mimit il prossimo incontro. 

La multinazionale italiana di nastro autoadesivo e plastica per imballaggi Vibac, che il 15 aprile scorso aveva avviato il licenziamento di 90 addetti (su 139) del sito di Termoli (Campobasso), il 31 maggio ha ritirato la procedura a fronte di un contestuale accordo di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, per la durata di sei mesi. “La gestione degli eventuali esuberi – aggiungono i sindacati – verrà realizzata attraverso piani di incentivazione all’esodo, basati su risorse economiche realmente incentivanti e non di facciata”.

La multinazionale farmaceutica Ice-Pharma di Reggio Emilia, fondata nel 1949 dalla famiglia Bartoli e ceduta nel 2019 al fondo di investimento statunitense Advent International, ha annunciato il 25 giugno la chiusura del centro di ricerca e sviluppo, licenziando i suoi quattro dipendenti. Immediata la reazione di sindacato e personale (48 addetti), con sciopero e presidio davanti ai cancelli. “Sono stati licenziati senza preavviso”, commenta la Filctem Cgil: “Si fanno pagare strategie aziendali sbagliate ai lavoratori, una decisione inaccettabile”.

Trovato il 4 giugno l’accordo alla Vetreria di Borgonovo (Piacenza) per trasformare gli esuberi annunciati dall’azienda in contratti di solidarietà. L’intesa coinvolge 88 dei 129 dipendenti: entrerà in vigore a metà giugno e durerà fino a metà febbraio. A motivare la decisione, il forte aumento dei costi di gas, energia e materie prime. Filctem: “L’azienda ci ha rassicurato sulla propria solidità e sulla volontà di superare questo momento di difficoltà e preservare i posti di lavoro, impegnandosi anche a diversificare le produzioni”.

Lunedì 22 aprile la Trèves Italia di Cazzano Sant’Andrea (Bergamo), produttrice di tappetini e cappelliere per auto (principalmente per Stellantis), ha comunicato ai sindacati la chiusura dello stabilimento, con il conseguente licenziamento dei 40 lavoratori. Il piano dell’azienda è di utilizzare la cassa integrazione fino a dicembre, mentre Filctem Cgil e Femca Cisl rigettano una soluzione così drastica, proponendo invece l’applicazione dei contratti di solidarietà.

Industria

Sono iniziate il 6 maggio le 13 settimane di cassa integrazione ordinaria a rotazione per 90 dipendenti dell’impresa metallurgica Sider Alloys di Portovesme (Sud Sardegna). A motivare la decisione aziendale è il mancato arrivo dei container cinesi (a causa del blocco del canale di Suez) con i componenti indispensabili per i lavori di revamping dell’impianto. “Stiamo vivendo una situazione gravissima”, commenta la Fiom Cgil territoriale: “Occorre fare chiarezza sulle prospettive del revamping”.

I 40 esuberi restano, ma saranno volontari e incentivati. In più, i lavoratori avranno sei mesi di tempo per decidere. Questo l’accordo siglato il 6 giugno tra i sindacati (Fiom Cgil e Fim Cisl) e la Ufi Filters di Marcaria (Mantova), azienda produttrice di sistemi di filtrazione e thermal management per automotive. All’inizio di maggio la società aveva dichiarato il licenziamento di due terzi del personale: 40 esuberi (29 operai e 11 impiegati) su complessivi 60 dipendenti.

Mercoledì 22 maggio è stata firmata al ministero del Lavoro, con la presenza di sindacati e Regione Lazio, la proroga della cassa integrazione fino al giugno 2025 dei 21 dipendenti della Aartee distribuzione Italia (produzione, distribuzione, lavorazione e stoccaggio dell'acciaio) di Rieti. “Siamo riusciti a preservare i posti di lavoro, ma gli ammortizzatori sociali non possono ovviamente essere una soluzione”, commenta la Fiom Cgil: “Nelle prossime settimane sarà fondamentale avere dall’azienda un piano industriale o trovare nuovi possibili investitori”.

Sono 127 i lavoratori (su 920 complessivi) che domenica 30 giugno sono usciti dalla Cnh Industrial di Jesi (Ancona), azienda produttrice di trattori e macchine agricole, in base all’accordo del marzo scorso sulla gestione degli esuberi. Le uscite sono state volontarie e incentivate (con 22.500 euro), la precedenza è stata riservata anzitutto al personale più prossimo alla pensione nell’arco dei quattro anni dal raggiungimento dell'età (“scivolamento” assicurato dall’azienda), cui è seguito il criterio dell’anzianità di servizio.

Altri sei mesi di cassa integrazione per i circa 200 operai della Eurallumina di Portovesme (Sud Sardegna). Dopo il riparto delle risorse tra Regioni, il 3 giugno scorso è arrivato il decreto ministeriale per il via libera all’ammortizzatore sociale per i lavoratori della ex azienda metallurgica, che durerà dal 1° luglio al 13 dicembre. Riguardo il rilancio delle attività, si segnala che il 22 febbraio scorso è stato siglato uno specifico addendum tra Regione, governo e azienda.

Dopo 40 anni di attività, chiude la Orobica Cicli di Endine Gaiano (Bergamo), con il contestuale licenziamento dei suoi 51 dipendenti. L’accordo è stato sottoscritto il 31 maggio scorso da Fim Cisl e Uilm Uil, ma non dalla Fiom Cgil che considera “grave e sbagliata la decisione assunta dalle altre organizzazioni sindacali di firmare l’accordo con i criteri richiesti dalla società”. Il 26 marzo scorso l’azienda produttrice di biciclette aveva comunicato la volontà di cessare l’attività. L’accordo prevede un incentivo all’esodo di 7.850 euro lordi per ogni lavoratore.

Terza ondata di cassa integrazione nello stabilimento Stellantis Europe di Atessa (Chieti). Il 12 giugno scorso la società ha annunciato ulteriori due settimane di cassa integrazione per il periodo dall'8 al 21 luglio e che interesserà un massimo di 800 dipendenti (770 operai e 30 impiegati). Questo periodo segue i due precedenti: dal 10 al 23 giugno (massimo 400 lavoratori) e dal 24 giugno al 7 luglio (massimo 600 lavoratori). La causa, a detta dell’azienda, è il calo della domanda di furgoni cabinati destinati alla camperistica e di furgoni a passo corto.

Sono quattro le settimane di cassa integrazione per i 462 lavoratori della Magneti Marelli di Sulmona (L’Aquila). A motivare la decisione, il calo produttivo derivante dall’analogo calo dell’ex Sevel di Atessa (Chieti), da cui lo stabilimento aquilano dipende per l’80 per cento della produzione. L’ammortizzatore sociale (che riguarderà solo una parte del personale) è entrato in vigore il 10 giugno e proseguirà fino al 7 luglio prossimo: i dipendenti avranno riposi concentrati nei fine settimana e 15 turni lavorativi anziché 18.

Il mancato rinnovo dei contratti a termine e in somministrazione a 60 lavoratori e l’annuncio di 45 giorni di cassa integrazione per 500 dipendenti (su complessivi mille). Questa la comunicazione della Agco di Breganze (Vicenza), multinazionale statunitense e terzo produttore mondiale di trattori e macchine agricole. Fiom Cgil e Fim Cisl chiedono un piano di sviluppo e di rilancio della produzione: “Noi vogliamo andare avanti con tutti gli attuali lavoratori, senza fare distinzioni tra assunti a tempo determinato e indeterminato”.

La multinazionale statunitense Flowserve Valbart di Mezzago (Brianza) ha avviato il 20 giugno il licenziamento collettivo di 61 lavoratori (su 179 dipendenti), dopo aver rotto le trattative il 13 giugno al tavolo in Regione Lombardia. “La prima tranche sarà fuori entro agosto, il resto a dicembre”, commenta la Fiom Cgil: “Ancora una volta una multinazionale ha deciso di delocalizzare attività e produzione in India e in altri Paesi del Sud-Est asiatico, lasciando invece in Italia decine di licenziamenti”.

Call center, logistica, comunicazione ed editoria

Firmato il 29 maggio in Regione Puglia l’accordo tra la società di contact center Transcom Worldwide Italy di Lecce e i sindacati sulla gestione degli esuberi. La multinazionale svedese ha ritirato i 237 licenziamenti avviati il 22 marzo scorso, in cambio si prevedono sia l'accesso all'ammortizzatore sociale Fis (Fondo di solidarietà presso l'Inps) per complessive 26 settimane sia un incentivo all'esodo volontario (fino a 17 mensilità, secondo la tempistica del verbale di conciliazione) per 40 addetti in esubero. Prevista anche la “staffetta generazionale”, ossia l'ingresso di apprendisti part time in combinazione con quelli in uscita.

Per la terza volta in poco più di un anno Nielsen Media Italia, la società che misura i dati Auditel, apre una procedura di mobilità. Forte la protesta di sindacati e lavoratori, che sono scesi in sciopero il 29 aprile e il 10 giugno. Filcams Cgil: “Una procedura dettata dai fondi d’investimento che la possiedono e dalle società di consulenza cui questi si appoggiano, con la sola finalità di aumentare i profitti a scapito dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”.

La multinazionale tedesca Bosch lascerà ad agosto il polo logistico di Castel San Giovanni (Piacenza) per spostarsi in Lombardia. A motivare la decisione, la chiusura dopo 14 anni del rapporto con l’operatore della logistica Geodis, che a propria volta ha appaltato la movimentazione delle merci Bosch alla Cooperativa Leo, gestita dal Consorzio Cal. A rischiare il posto sono i 138 addetti al magazzino. Immediata la risposta di sindacati (Filt Cgil, Fit Cisl e Si Cobas) e lavoratori, che sono entrati in sciopero. Il prossimo incontro sulla vertenza si svolgerà ai primi di luglio.

Avviata il 9 maggio scorso la procedura di licenziamento collettivo per sette lavoratori dell’agenzia di stampa Dire. L’agenzia viene da due anni e mezzo di ammortizzatori sociali, e ha visto l’uscita di otto lavoratori. In sede di trattativa si era arrivati a un accordo che prevedeva la non opposizione al licenziamento e un incentivo all’esodo, intesa che l’azienda ha poi rinnegato. Sindacati: “Ancora una volta i vertici dell’agenzia dimostrano di non voler intervenire nell’individuazione di percorsi che garantiscano la tutela occupazionale”.

Alimentare, commercio e informatica

Sabato 11 maggio la Abbate Ipermercati, società che ha in gestione il punto vendita Spazio Conad del centro commerciale Conca d’Oro di Palermo, ha annunciato 40 licenziamenti (su 127 dipendenti). Una riduzione che si rende necessaria, ha scritto la società, per l’insostenibilità dei costi. Filcams Cgil: “Ci opponiamo alla procedura di licenziamento collettivo. I lavoratori hanno un’età media vicino ai 50 anni, con famiglie a carico: ciò significa che saranno difficilmente ricollocabili e con molte probabilità destinati a un futuro povero”.

Ventiquattro licenziamenti, cui si aggiungono il trasferimento di parte delle produzioni e di altri 20 lavoratori. Questa la decisione presa il 24 aprile dalla Italian Wine Brands, il più grande gruppo vinicolo privato italiano. I licenziamenti coinvolgono il personale (22 donne, due uomini) addetto alle vendite telefoniche del marchio Giordano Vini dello stabilimento di Diano D'Alba (Cuneo), con la completa dismissione del reparto teleselling. Flai Cgil: “Nulla di nuovo per la Giordano Vini, che ancora una volta ci ha illusi di poter essere degna di fiducia e ancora una volta si è rivelata mendace”.

Il 9 aprile scorso Modis Italia, società di servizi informatici, ora posta in liquidazione, ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per i suoi 48 dipendenti. L’azienda è di proprietà della società di consulenza e servizi tecnologici Akkodis che, a propria volta, è di proprietà dell’agenzia del lavoro Adecco. Fiom Cgil: “Le agenzie di somministrazione si fanno impresa a tutti gli effetti, gestiscono direttamente i rapporti di lavoro e sono proprietarie di società. Ma non possono, in una logica di scatole cinesi, diluire fino ad annullare le proprie responsabilità”.

Firmato il 27 giugno un accordo per la reindustrializzazione del sito di Monteriggioni (Siena) e la tutela dei circa 200 lavoratori (di cui solo 23 a tempo indeterminato) della Avi.Coop. (attiva nella macellazione e confezionamento dei tacchini), azienda del gruppo Amadori, che il 12 giugno aveva comunicato la chiusura dello stabilimento e il licenziamento dei dipendenti. L’accordo prevede sei mesi di ammortizzatori sociali e incentivi all’esodo (pari a dieci mensilità) per i dipendenti, nonché misure di sostegno economico per i circa 180 lavoratori precari.