La legge di Bilancio approvata a fine anno ha lasciato sotto l’albero un regalo a Fincantieri. A denunciarlo, in prima battuta, è stata la Fondazione Bepi Ferro di Padova insieme all’Associazione Ubaldo Spanghero di Monfalcone e alla Cgil del Veneto, unite da anni nella lotta per tutelare il diritto al risarcimento dei lavoratori esposti all’amianto e dei loro familiari.
“Con la Circolare Inail del 29 dicembre 2023, impropriamente intitolata ‘Fondo vittime amianto’, in realtà priva di alcuna concreta utilità per le ‘vittime dell’amianto’, si è voluto destinare – scrivono in una nota congiunta – 20 milioni di euro a beneficio di una sola società, identificabile in Fincantieri s.p.a., già condannata nelle persone dei suoi dirigenti in sede penale e ancor più frequentemente in sede civile da vari Giudici della penisola (con sentenze passate in giudicato) per aver causato la malattia e la morte di una impressionante serie di lavoratori per l’utilizzo improprio di amianto”.
“Le risorse, per altro – sottolinea Giancarlo Moro, legale della Fondazione – sono state reperite attraverso la diminuzione del fondo sociale per occupazione e formazione, destinato ai lavoratori”.
Tutto nero su bianco
Bastava leggersi le carte con attenzione per sentire puzza di bruciato. Ed è strano che a oggi non sia ancora scoppiato lo scandalo. Nella circolare Inail infatti si parla di un fondo cui “possono accedere anche le stesse società partecipate pubbliche”. Nel Decreto interministeriale del 5 dicembre 2023, firmato dalla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, e dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, si legge che “il Fondo interviene in favore dei lavoratori di società partecipate pubbliche che hanno contratto patologie asbesto-correlate durante l'attività lavorativa prestata presso i cantieri navali per i quali hanno trovato applicazione le disposizioni dell'articolo 13 della legge 27 marzo 1992, n. 257 (“Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto”), nonché, in caso di decesso, nei confronti dei loro eredi; che possono accedere al Fondo le società partecipate pubbliche dichiarate soccombenti con sentenza esecutiva o comunque parti debitrici nei verbali di conciliazione giudiziale depositati entro il 31 dicembre 2023, o nei verbali di conciliazione comunque sottoscritti in sede protetta entro il 31 dicembre 2023, aventi ad oggetto il risarcimento di danni patrimoniali e non patrimoniali, riconosciuti in favore dei lavoratori”.
All’articolo 3, comma 7, è specificato che “è precluso l’accesso al Fondo ai lavoratori o, nel caso di decesso, ai loro eredi, che hanno già percepito il risarcimento del danno, patrimoniale e non patrimoniale, da parte della società partecipata pubblica”.
Insomma, considerando che Fincantieri è perfettamente solvibile e ha sempre risarcito puntualmente tutti i lavoratori affetti da patologie asbesto correlate o, in caso di decesso, i loro familiari, “questa sembra una norma ad aziendam, trattandosi di un fondo – ha scandito con chiarezza l’avvocato Moro – destinato sostanzialmente a chi ha causato le morti per amianto con responsabilità accertata dalla magistratura. Un secondo fondo vittime amianto – il primo (quello istituito dal governo Prodi nel 2007) era destinato veramente solo alle vittime dell’amianto – destinato a chi ha causato la malattia o la morte dei lavoratori. Il che confligge con il senso etico e potrebbe addirittura risultare come un aiuto di Stato”.
Re David, Cgil: “Una vera e propria beffa”
“Una norma scritta e pensata per una società specifica e vicina al governo, Fincantieri, a cui si regalano 20 milioni di euro per il 2023, e che non è invece di nessuna utilità per i lavoratori vittime dell’amianto, che da molti anni attendono invece un vero intervento riformatore del FVA (Fondo Vittime Amianto) in un’ottica universale per indennità e riconoscimenti”. Così la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David commenta la previsione di questo nuovo Fondo.
“La legge – spiega – sembra istituire un fondo per la liquidazione di un indennizzo a favore dei lavoratori e dei loro eredi che si sono ammalati dopo l’esposizione lavorativa all’amianto in società partecipate pubbliche della cantieristica navale, ma lo estende alle stesse imprese colpevoli di tale esposizione. È una vera e propria beffa”.
“Di fatto l’indennizzo viene trasformato in una quota di risarcimento già liquidato in sentenza esecutiva (o conciliativa), e si stabilisce un rimborso a favore di Fincantieri, perfettamente solvibile e leader mondiale nel suo settore, i cui dirigenti – ricorda infine Re David – sono stati condannati penalmente e civilmente per aver causato la malattia e la morte di tantissimi lavoratori per l’utilizzo improprio di amianto”.
Lo sdegno della Fondazione Bepi Ferro che ha denunciato per prima
“La nostra indignazione è dovuta a tre fattori – ci spiega senza mezzi termini la presidente, Rosanna Tosato – . In primo luogo, con questa previsione, si confondono le vittime con i veri colpevoli delle stragi, le aziende, di cui sono state accertate le responsabilità civili e penali delle malattie e delle morti da esposizione all’amianto. In secondo luogo ci colpisce l’iniquità di elargire finanziamenti pubblici a una sola azienda, perfettamente solvibile, escludendo tutte le aziende che in questi anni sono fallite – e ce ne sono tante – e che per questo non hanno potuto risarcire i familiari di lavoratori morti per l’amianto. L’unico strumento per ovviare ai fallimenti e alla conseguente insolvibilità di queste aziende è il fondo vittime amianto, quello vero, quello istituito dal governo Prodi nel 2007. Quello doveva essere incrementato. In terzo luogo è inaccettabile che il governo decida in Legge di Bilancio che i finanziamenti per questo nuovo fondo vengano sottratti al fondo sociale per la formazione e l’occupazione dei lavoratori. Toglie soldi destinati ai lavoratori per una finalità sociale con l’unico obiettivo di elargirli a un’azienda condannata più volte dalla magistratura per aver causato la morte di altri lavoratori”.
Questa notizia arriva, per altro, in un quadro già molto cupo per quello che è lo stato dell’arte della lotta all’amianto sul territorio. “Il Veneto – ci spiega la presidente della fondazione – è l’unica regione del Nord Italia che non ha un piano regionale amianto. Nonostante noi e la Cgil regionale avessimo inviato una piattaforma alla Regione già a fine 2019 dove chiedevamo una legge regionale sulla questione amianto. Una cosa che invece si è fatta in Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e in molte altre regioni. Quando parliamo di un piano pensiamo a una mappatura dell’amianto sul territorio, alla tutela dei lavoratori con relativa sorveglianza sanitaria, alla bonifica dell’amianto ancora presente. Tutte cose che in molte altre regioni hanno fatto anche utilizzando i soldi del Pnrr”.
La Fondazione Bepi Ferro, nata nel 2008, è dedicata alla figura di Bepi Ferro, storico delegato sindacale della Fiom Cgil alle ex Officine Meccaniche Stanga, poi Firema, l’azienda metalmeccanica più importante del territorio, che produceva carrozze ferroviarie. Al tempo contava oltre 800 dipendenti. Di questi, ci ha raccontato Rosanna Tosato, oltre un centinaio, tra cui lo stesso Bepi Ferro, sono morti negli anni a causa di malattie asbesto correlate quali il mesotelioma pleurico, facendo di fatto della Firema una delle Spoon River più tristemente conosciute della lotta all’amianto nel nostro Paese, insieme alla Eternit di Casale Monferrato o ai cantieri navali di Monfalcone.
Basso, Cgil Veneto: “Un provvedimento che premia solo Fincantieri”
“Il tema è veramente scioccante – ha dichiarato a Collettiva Tiziana Basso, segretaria generale della Cgil del Veneto –. Sull’amianto e la tutela dei lavoratori abbiamo fatto battaglie molto dure in Veneto. Leggere oggi questa norma che di fatto va a coprire il prezzo pagato da un’azienda per risarcire lavoratori che hanno avuto un danno permanente o familiari di vittime dell’amianto non solo è preoccupante, ma anche straordinariamente sbagliato. Lo denunciamo in maniera forte. Sull’amianto vanno fatti altri tipi di interventi. Si devono stanziare risorse per risarcire le vittime e i familiari che si sono ammalati, si deve attivare la tutela, il monitoraggio, la sorveglianza sanitaria e procedere alla bonifica. Questa scelta invece porta via risorse per coprire risarcimenti cui è stata condannata una sola azienda che è Fincantieri”.
“Siamo sconcertati – le fa eco Silvana Fanelli, la segretaria Cgil Veneto con delega alla sicurezza –. Si scaricano sulla fiscalità generale comportamenti di aziende private non conformi alle regole. Fuori discussione che le vittime dell’amianto devono essere risarcite e le aziende devono metterci le loro risorse sulla situazione che si è determinata. Se c’era un fondo da incrementare era quello del 2007. Siamo al fianco della Fondazione Bepi Ferro, come sempre. Questa è anche una nostra battaglia”.