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Tutela collettiva e tutela individuale. Dove non arriva la contrattazione collettiva, entra in gioco la contrattazione individuale, quella che svolgono con sempre più meriti e successi gli operatori dei servizi della Cgil, come patronati e Caaf. A questo tema, è dedicata la puntata del 25 febbraio di ‘Quadrato rosso. La formazione va in rete’ (“Imparare la tutela individuale”).
“Un lavoro prezioso viene fatto da chi si occupa della tutela individuale. Gli operatori dei servizi Cgil svolgono un compito delicato, dove entra in gioco una contrattazione dedicata a quella specifica attività, in cui ci si prende carico dei problemi di lavoratori, disoccupati e pensionati. È una funzione a volte trascurata, ma dove il ruolo fondamentale di dirigente sindacale si è affermato con forza. Nei fatti, oggi più della metà dei nuovi iscritti li fanno Inca e Caaf: riescono a risolvere le diverse questioni senza filtri, gestiscono i rapporti in modo positivo e alla fine fanno anche iscrivere le persone al sindacato”, afferma Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale.
“Camere del lavoro e regionali, da un lato, strutture dei servizi, dall’altro, sono ormai due facce della stessa organizzazione e stiamo cercando di trovare un collegamento fra i due mondi. Sotto tale profilo, un esempio è l’operatore polifunzionale, ma ne dovremo creare altri ancora. Comunque, tra operatori dei servizi, più abituati a lavorare in rete, e dirigenti e funzionari delle Cdl un rapporto esiste e, sia pure a fatica, è meno statico di quanto s’immagini”, prosegue Pelucchi.
“Leggi e norme cambiano di continuo. Il primo modulo del corso di base, che l’Inca propone ai propri dirigenti e funzionari, riguarda le basi dei diritti che tuteliamo. Si tratta di diritti sanciti dalla Costituzione. La base del nostro lavoro parte da lì. Cerchiamo di farli crescere piano piano lungo il percorso formativo. Si parte dalla Carta, si parla di tutela del lavoro, della salute, dei diritti alla persona, indipendentemente da razza, sesso, censo. Cerchiamo di formare i nostri ragazzi, riportandoli alle origini delle cose su cui stanno lavorando e poi li facciamo orientare con la gerarchia delle fonti, con la miriade di regole legislative che si accavallano fra i diversi piani, europeo, nazionale e regionale. Ciò serve per l’attività di consulenza alle persone che hanno davanti”, dice Patrizia Consiglio, Inca nazionale.
“Per esercitare al meglio il ruolo di consulente c’è bisogno di una competenza tecnica sulle norme, ma c’è pure la necessità di competenze e predisposizioni di altra natura. Spesso arrivano persone spaventate, che hanno subito violazioni di diritti. Proviamo a fare anche una sorta di training sugli aspetti legati alla comunicazione, all’accoglienza, alle analisi dei bisogni delle persone con cui abbiamo a che fare. Cerchiamo di dare ai nostri operatori elementi che possono aiutarli a gestire situazioni difficili, a rivelarsi decisivi nel rapporto con le persone che hanno di fronte, competenze che possono aiutarli a svolgere al meglio il loro lavoro e ad aiutare le persone a esprimere i loro bisogni nel miglior modo possibile”, continua Consiglio.
“Pratico attività sindacale da quindici anni, prima come operatrice Caaf e da un anno e mezzo in qualità di operatrice Inca. Il mio lavoro è tutto concentrato sul mondo della tutela individuale ed è abbastanza impegnativo. Devo affrontare persone preoccupate, cercando di risolvere le loro problematiche e facendogli capire quali sono i loro diritti, le loro possibilità e alternative. Ogni tanto vengono proposti corsi ai noi operatori: si parte dalla funzione dell’Inca alla formazione fiscale. Io vi ho partecipato e li ho trovati assai utili. Sono partita dal fisco per arrivare all’attività di patronato. Il corso base è stato un’esperienza importante, dove ho appreso le nozioni chiave e ci hanno insegnato a saper operare con strumenti utili e a metterli in campo. La formazione serve, perché senza di quella non riusciremmo ad andare avanti per dare risposte esaustive agli utenti, di fronte al profluvio di normative che cambiano di continuo”, osserva Annalisa Sasso, operatrice Inca di Taranto.
“Formazione non è solo aggiornamento, ma aiuta anche il cambiamento organizzativo. Lo Stato arretra e specula sul fatto che lavoratori e pensionati spesso non conoscono i loro diritti. L’Inca spiega loro che diritti ne hanno e che possono esercitarli. Molti non sanno neanche cos’è il sindacato e cos’è il patronato. Dentro tale dinamica, la formazione sindacale colma i vuoti dello Stato e s’inserisce in una logica di trasformazione della società. Spieghiamo la nostra idea di cambiamento in meglio della società”, spiega ancora Pelucchi.
“La parte di aggiornamento della formazione è residuale, per come l’abbiamo costruita noi. Cerchiamo di dare alle persone che formiamo gli strumenti per potersi auto-formare, perché è impossibile aggiornarsi di continuo. Altra regola, la continuità nel tempo, con un corso base all’anno, più altri corsi intermedi. Corsi di attività di tutela e corsi di specializzazione, ripetuti anch’essi negli anni. Ciò consente di dare un sostegno importante agli operatori per costruire reti di relazione, informazione e sostegno nel momento in cui lavorano e ascoltano le persone da tutelare”, sostiene Consiglio.
“Partecipiamo ai corsi di formazione per rispondere al bisogno di tutela individuale di chi arriva ai nostri sportelli. Quanti disoccupati, lavoratori licenziati e pensionati hanno contezza dei loro diritti? Una buona percentuale non sa nulla. Si recano da noi per una semplice informazione, come la domanda di disoccupazione o il bonus bebè, Non conoscono diritti e tutele che li riguardano. Spesso sanno solo una minima parte della tutela di cui hanno diritto. La prima parte del nostro lavoro non sta tanto nel fare bene la pratica che ci richiedono, ma nell’indirizzarli su cosa possono aver veramente bisogno. I corsi di formazione del sistema servizi servono a tirar fuori i bisogni della gente e a come affrontare i loro problemi. Abbiamo avviato contatti fra gli operatori Inca di tutta Italia. I corsi sono utili anche per aggiornare le norme, per utilizzare sistemi di comunicazione particolari, ma soprattutto per formare le persone a livello umano sui bisogni della gente che si rivolge loro, spesso all’oscuro o disinformate. Il nostro obiettivo è costruire una squadra efficiente da tutti coloro che hanno partecipato ai corsi”, rileva Roberto Cobianchi, operatore Inca di Rovigo.
“I corsi servono anche a creare una squadra di operatori per svolgere un lavoro quasi collettivo. Il percorso di formazione Inca è lungo ed efficace e li obbliga a tornare alla scuola di Riccione. Le due risorse in gioco sono l’abilità di fare relazione e la militanza. Gli operatori non sono dei robot. Dobbiamo tagliare il velo esistente fra tutela individuale e tutela collettiva: non è un bene solo per i servizi, ma è nell’interesse di tutta la Cgil”, conclude Pelucchi.