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Chiediamo all'Italia e all'Europa di ascoltare il lavoro e il grido di allarme che parte dalla manifestazione nazionale della Cgil di sabato 8 ottobre, per le sanguinose guerre in corso attorno a noi. Bisogna riaffermare con urgenza che alla pace, alla democrazia e al rispetto dei diritti umani non esiste alternativa. In molte piazze italiane nei giorni scorsi abbiamo ricordato Mahsa Amini, esprimendo vicinanza e sostegno alle donne iraniane che stanno combattendo per la loro libertà e per la democrazia in Iran.
La lotta delle donne in Iran, come le lotte per la libertà e la democrazia in Afghanistan, in Medio oriente, in Myanmar, in Ucraina e in altri Paesi devastati dalla guerra è la nostra lotta. Così come la loro aspirazione è la nostra aspirazione: libere e liberi, uguali, non costretti alla paura ma capaci di costruirci il futuro e il presente che vogliamo. Oggi attraversiamo una nuova tragica crisi, dovuta questa volta alla guerra; una crisi che non può essere scaricata sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, delle ragazze e dei ragazzi che vivono una drammatica incertezza sul loro futuro.
La Cgil lo dice con chiarezza: questa crisi non la pagherà chi per vivere deve lavorare. In Italia, come in Europa e nel mondo. Un'Europa forte, unita, senza egoismi che si richiami ai valori fondativi di questo grande progetto. Ci mobilitiamo con sindacati da tutta Europa e dal mondo per chiedere di aumentare i salari e difendere i redditi da lavoro e da pensione, rafforzare ed estendere la contrattazione collettiva, con un salario minimo ma legato al contratto collettivo e ai diritti in esso sanciti. Vogliamo un fisco più equo, progressivo e redistributivo come dice la nostra Costituzione, insieme a un'imposta sulle transazioni finanziarie: i profitti devono essere tassati dove sono prodotti, bisogna colpire finalmente chi le tasse non le paga. Basta paradisi fiscali, a partire dall'Europa.
Noi abbiamo le nostre proposte. Come abbiamo visto quando è iniziata la pandemia, quando tutto il mondo si è fermato nella paura e nell’insicurezza: il sindacato va ascoltato e coinvolto fin da subito. Senza la nostra intelligenza collettiva e la nostra rappresentanza di milioni di lavoratori e lavoratrici non si esce da nessuna crisi, ma si creano soltanto altre crisi anche peggiori. Le nostre proposte sono chiare: fermare la precarietà, ridurre l’orario di lavoro, garantire lavoro di qualità, annullare le differenze salariali tra donne e uomini, costruire pensioni di garanzia che permettano a tutti di vivere una vecchiaia dignitosa, affrontare con fermezza il cambiamento climatico.
Vogliamo uno Stato intransigente contro ogni forma di mafia, anche per tutelare il lavoro: contro lo sfruttamento lavorativo, contro il caporalato (compreso quello digitale), contro il lavoro nero. Queste sono le prime cause, oltretutto, di troppe morti sul lavoro. È necessario tornare a investire prioritariamente sul sistema pubblico dei servizi, sulla sanità pubblica, sulla scuola pubblica. Tenendo insieme tutti i suoi cittadini: anche quelli che sono nati all’estero e qui vivono, lavorano e pagano le tasse. O sono nati qui, ma da genitori stranieri: leggi ingiuste e razziste impediscono loro ancora di essere pienamente cittadini italiani.
Lottiamo insomma per un’Europa solidale, accogliente e inclusiva, dove chi vive e lavora deve avere uguali diritti e rispetto, capace di crescere nelle diversità: basta morti nel Mediterraneo e nel deserto africano. Le ragioni del lavoro, dunque, sono le ragioni del nostro Paese, ma sono anche europee e universali. Proprio in questi momenti lavoratrici e lavoratori di altri sindacati europei sono anche loro in piazza: sono a Praga, a Bratislava, a Varsavia e in questi giorni nel Regno Unito, in Germania, in Spagna, in Francia, in Belgio, in Romania, in Austria. Tre giorni fa eravamo a Strasburgo, sotto al Parlamento europeo, con le nostre bandiere e quelle della della Confederazione europea dei sindacati per chiedere all'Unione europea azioni concrete e immediate. Uniti.
Ringraziamo le delegazioni di tutta Europa e dal mondo, che sono con noi l’8 e il 9 ottobre, nella nostra sede nazionale che un anno fa fu assaltata da neofascisti, a ricordare – proprio a un anno da quell’azione squadrista e vigliacca – che i nostri valori immortali di uguaglianza, giustizia e solidarietà ci legano e ci legheranno sempre in una rete internazionale di sindacati antifascisti. Questa è la Cgil, questo è il sindacato internazionale e globale: la forza che unisce in tutto il mondo milioni e milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno uguali bisogni e uguali diritti. E che hanno le idee giuste per migliorare il nostro mondo, per farlo vivere in democrazia e in pace.
Salvatore Marra è coordinatore Politiche europee e internazionali della Cgil