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Trovato martedì 14 gennaio l’accordo sui licenziamenti alla Vibac di Termoli (Campobasso), azienda attiva nella produzione e nel commercio di nastri e prodotti adesivi e di film in propilene e plastico. Un accordo “separato”: il verbale è stato firmato da Femca Cisl, Uiltec Uil e Fismic, ma non dalla Filctem Cgil. L’accordo prevede 15 esodi incentivati con 15 mila euro e 43 esuberi (su 139 dipendenti): quest’ultimi, per altri 30 giorni, potranno attingere al medesimo indennizzo con l’impegno di non impugnare il provvedimento.
Filctem Cgil: “I lavoratori non sono numeri”
La Filctem Cgil Molise ha deciso di non firmare l’accordo sui licenziamenti collettivi. “Una decisione – spiega la categoria – in linea con le motivazioni, già denunciate e alla base della non sottoscrizione della cassa integrazione straordinaria di luglio 2024. Una scelta necessaria per ribadire anche un principio fondamentale: i lavoratori non sono numeri, ma persone con famiglie, il cui futuro è stato irresponsabilmente compromesso. La vicenda della Vibac rappresenta uno degli esempi più drammatici di gestione fallimentare delle crisi industriali”.
La Filctem evidenzia che “già nel luglio 2024 era stato siglato un accordo per la cassa integrazione straordinaria, che impropriamente includeva e prevedeva l’avvio di una successiva e ulteriore procedura di licenziamenti collettivi che, in effetti, si è conclusa con l'accordo siglato dalle altre organizzazioni sindacali. Questo rende evidente come si sia solo prolungata l’agonia dei lavoratori, utilizzando sei mesi di ammortizzatori sociali, senza che l’azienda si sia mai impegnata a investire concretamente sullo stabilimento di Termoli in modo da individuare soluzioni alternative o quantomeno a presentare un piano industriale credibile”.
Il primo motivo per il mancato accordo è la “mancanza di un futuro lavorativo per i dipendenti: non si può accettare che intere famiglie vengano private di ogni prospettiva per il futuro, attesa la fragilità del territorio molisano che paga il prezzo di mancate scelte a causa di una politica industriale inesistente”. La Filctem sottolinea anche “l’utilizzo degli ammortizzatori sociali senza un reale e concreto piano industriale: nei tre anni di cassa integrazione concessi alla Vibac, l’azienda ha avviato ben tre procedure di licenziamenti collettivi, senza mai presentare un progetto serio di qualificazione del sito in modo da rilanciare la produzione. Questo dimostra l’assenza di una reale volontà di investire e salvaguardare l’occupazione”.
Sotto accusa è anche “l’indifferenza della politica: il 2025 si è aperto con i primi licenziamenti collettivi in Molise, accolti in un clima di disinteresse generale da parte delle istituzioni, che ormai trattano queste vertenze come fatti ordinari”. E sotto accusa è anche “l’irresponsabilità dell’azienda, che pur avendo beneficiato per anni di finanziamenti pubblici per il rilancio dell’attività in questo e in altri siti produttivi, ha tradito ogni aspettativa, dimostrando totale disinteresse per il destino dei lavoratori e del territorio”.
La Filctem Cgil, in conclusione, denuncia “l’assenza di interventi strutturali da parte delle istituzioni locali e nazionali, che venendo meno al proprio ruolo politico, hanno abbandonato i lavoratori al loro destino senza promuovere alcuna mediazione efficace o soluzioni alternative”. E annuncia che “continuerà a essere al fianco dei lavoratori, supportandoli in ogni forma di lotta necessaria e chiedendo a gran voce un cambio di passo nella gestione delle crisi industriali. Non possiamo accettare che la desertificazione industriale del Molise diventi la norma”.