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Al termine di un lunla fine lo sciopero nazionale di quattro ore del trasporto pubblico locale è stato confermato. Per Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna, si tratta di "una protesta inevitabile visto che le associazioni datoriali Asstra, Agens e Anav, non hanno raccolto gli appelli e si ostinano a non riprendere il confronto sul contratto scaduto da più di tre anni”.
Le rivendicazioni. Le organizzazioni sindacali chiedono l’adeguamento salariale e l’inquadramento delle nuove mansioni, una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, la regolamentazione dello smart working, le norme necessarie per aumentare la sicurezza e contenere il rischio aggressioni al personale front line. Lo sciopero è stato proclamato non solo per il mancato rinnovo del contratto, ma anche a supporto di una riorganizzazione del settore che dovrà considerare una nuova forma di domanda di mobilità e offrire un servizio di trasporto pubblico organizzato ed efficiente. Tale processo dovrà determinare una riorganizzazione del sistema, favorendo aggregazioni e fusioni di impresa per una razionalizzazione e modernizzazione del settore.
Scuola e trasporti. "Non saremmo voluti arrivare al blocco del servizio – , ammette Maria Teresa De Benedictis, segretaria nazionale della Filt Cgil – creare disagio all'utenza, ai lavoratori, agli studenti, in un momento delicato come quello che tutti stiamo vivendo. Per questo, lo sciopero nazionale è stato proclamato rispettando dove possibile lo scaglionamento degli orari per il riavvio ordinato delle lezioni”. Il rinnovo del contratto collettivo – sottolinea la dirigente sindacale – è solo il primo passo a supporto di una riorganizzazione del settore che favorisca aggregazioni e fusioni d’impresa, coerente con una nuova forma di domanda di mobilità ed offrire un servizio di trasporto pubblico organizzato ed efficiente a tutti gli utenti”.
La crisi covid. “Durante l’emergenza sanitaria le lavoratrici e i lavoratori del trasporto pubblico - sottolineano le organizzazioni sindacali - hanno continuato a lavorare, con grande senso di responsabilità, operando con il rischio di contagiarsi e con l’esponenziale aumento del fenomeno delle aggressioni ai danni dello stesso personale. A questo si aggiunge il malcontento di un‘utenza sfinita ed esasperata per un servizio, molto spesso non all’altezza di un paese civile. Anche per queste ragioni i prossimi provvedimenti legislativi dovranno garantire le giuste risorse destinate alla copertura economica delle aziende di trasporto pubblico locale e gli impegni economici collegati allo svolgimento e all’eventuale potenziamento, laddove necessario, del servizio.
Dopo lo smart working. La domanda di mobilità è profondamente mutata – ricordano le federazioni dei trasporti – anche in relazione al cambiamento dell’utenza: pensiamo solo all’incremento esponenziale del lavoro da casa in quest’ultimo anno di emergenza pandemica e alle problematiche sanitarie connesse al trasporto in particolari fasce orarie legate alla mobilità scolastica e dei lavoratori. Non possiamo più rimandare un ripensamento più complessivo del trasporto pubblico, che si adatti alle mutate esigenze delle persone, ricalibrando i servizi e le norme che li regolano”.
Recovery Plan. Sulle questioni dei trasporti è intervenuto, presso le Commissioni riunite Bilancio e Trasporti della Camera, anche il leader della Filt Cgil, Stefano Malorgio, per chiedere al nuovo governo una seria politica industriale per i trasporti. Lo ha evidenziato durante l'audizione sul Recovery Plan, spiegando come il tema sia assolutamente assente nel Piano nazionale ripresa e resilienza. "Per dare piena valorizzazione strutturale agli investimenti previsti nel Piano - ha spiegato Malorgio - occorre una maggiore integrazione tra infrastrutture e trasporti, secondo una vision di sistema che ad oggi pare assente. Vi è quindi la necessità di intervenire con un serio piano di riforme di settore di medio termine che accompagni gli investimenti, incrementando l'impatto sul Pil, e rendendo maggiormente competitivo il Paese".