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Il 10 ottobre Italia D’Acierno è stata eletta segretaria generale della Cgil di Avellino. La prima donna alla guida del sindacato irpino, un sasso nello stagno, “un segnale” positivo, che racconta come in questa piccola, ma importante provincia della Campania le cose stanno iniziando a cambiare. “C’è tanto da fare”, ci dice con una luce di speranza.
E fissa le priorità d’azione sul territorio: agire in sinergia con tutte le categorie per essere davvero confederali, lavorare al fianco del Nidil per recuperare alla rappresentanza le ampie fasce di precariato che ci sono, incontrare le lavoratrici e i lavoratori organizzando assemblee di zona che avvicinino la Cgil alle persone, per ricostruire il rapporto con gli iscritti e per conoscere chi non è ancora iscritto, creare una reale rete solidale con le associazioni – Auser, Arci, Anpi, per citarne alcune –, cercare di esserci materialmente.
“E lavorare, lavorare, lavorare, darsi da fare, mettere in atto quello che si dice, cercare di essere concreti. Io ho sempre seguito questi principi nella mia vita”, ci dice la segretaria con la sua voce squillante e un filo di emozione. “Dobbiamo essere un sindacato di strada come ha ripetuto spesso Maurizio Landini. La Cgil lo è e deve continuare a esserlo, sempre e ancora di più di quanto già fa”.
Torniamo all’inizio della chiacchierata. Segretaria, qual è la fotografia della provincia? “Avellino spesso si ferma al capoluogo. Una città con le sue complessità. In realtà una parte fondamentale di questo territorio, dell’Irpinia, è l’entroterra, i paesi, un pezzo di Campania molto vasto, che si estende fino ai confini con la Basilicata. Il capoluogo è stato messo alla prova per i problemi alle infrastrutture, il lavoro che manca, il precariato, il tanto grigio e nero. Come Cgil siamo su molte vertenze e cerchiamo di contrastare lo stato di abbandono nel quale il territorio è stato spesso lasciato dalle istituzioni. In molti paesi se non hai la macchina non ti muovi, i trasporti in molte zone non esistono”.
Che Cgil trovi? “In Irpinia abbiamo 19 sedi: sembrano tante, ma sono pochissime su 118 comuni. Eppure cerchiamo di arrivare dappertutto e spesso siamo l’unico punto di riferimento in tanti posti isolati”. Questo è il cuore della vertenza sociale che la Cgil combatte, declinando la sua confederalità nella battaglia per garantire ai cittadini i diritti anche oltre la rappresentanza sul lavoro. Su questo versante la Camera del Lavoro gioca un ruolo fondamentale. “Avellino la definiscono spesso una città borghese. In realtà c’è tanta povertà nascosta e tanto lavoro da fare e la Cgil ha costruito in questi anni una rete con le associazioni per essere presente”.
Esserci in questa desertificazione è la prima risposta che il sindacato può dare. Lo sa bene Italia D’Acierno che vive un battesimo di fuoco: appena eletta si trova l’autunno caldo che parte, tutti i settori mobilitati, i metalmeccanici, i pubblici, il tessile, gli elettrici, i chimici, la scuola, i pensionati, la grande mobilitazione per chiedere Pace, una manovra che non offre risposte, isolando ancora di più le province che, come la sua, faticano, e l’autonomia differenziata che colpisce duro nel Meridione.
Eppure, in questo quadro generale durissimo, Italia D’Acierno non dimentica le ricadute delle grandi vertenze nel territorio e cita la battaglia della Filcams contro le chiusure previste, a livello nazionale, dalla Conbipel: 17 entro la fine dell’anno, tra cui quello irpino di Atripalda, in tutto 50. Sul territorio sono nove le lavoratrici a rischio, spesso monoreddito, “di cui nessuno si interessa e per le quali abbiamo fatto un volantinaggio e un presidio di domenica mattina. In tanti parlano di occupazione femminile, di soldi del Pnrr destinati alle donne e poi nessuno reagisce di fronte a vertenze come queste, importanti quanto i grandi scioperi, perché hanno un impatto sociale enorme”.