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Dopo gli attacchi della senatrice grillina Paola Taverna durante la dichiarazione di voto sul reddito di cittadinanza, sono state moltissime le segnalazioni e i post abbastanza risentiti di chi fa sindacato o è vicino alle organizzazioni dei lavoratori. Anche Cgil Cisl e Uil hanno ritenuto di dover replicare e lo hanno fatto con una nota formale nei toni e nei contenuti, di scarso appeal sui social dove, come su ogni media, c’è uno stile e un registro linguistico proprio. Su Facebook in particolare non “sfondano” i toni da comunicato stampa formale e distaccato, ma al contrario funzionano empatia, colore, emotività. Anche troppa, talvolta. Non è un caso, d’altro canto, che si chiamino social.
L'intervento in cui Paola Taverna attacca i sindacati
Il M5S ha fatto di Facebook il proprio strumento principe di propaganda tra dirette, canvas (elaborazioni grafiche d’impatto che combinano foto e testi), gruppi e sottogruppi che ne diffondono messaggi e idee. L’intervento di Paola Taverna è stato pubblicato con una diretta Fb precedentemente preparata con annunci dai toni trionfalistici il cui senso è più o meno: “il Senato sta per approvare il reddito di cittadinanza nostro cavallo di battaglia”. Le statistiche del video registrano 3,4 mila reazioni; 2,2 mila commenti; 2,4 mila condivisioni e 48 mila visualizzazioni. Per avere un’idea di cosa significhi in termini di traffico, il video registrato da Maurizio Landini il primo giorno da segretario generale della Cgil con cui salutava e ringraziava per gli auguri di buon lavoro, dava le prime risposte su fatti contingenti e dinamiche sindacali e invitava alla partecipazione alla manifestazione del 9 febbraio, registrò 2,1 mila reazioni; 1,4 mila commenti; 1.760 condivisioni; 95.612 visualizzazioni. Se pensiamo che il Movimento 5 Stelle lavora e investe su Fb da sempre, ha una rete strutturatissima e si avvale di strumenti ad hoc per implementare dati e commenti, il confronto non è poi così male.
La replica di Cgil, Cisl e Uil su Facebook
Guardare il video di Taverna, però, fornisce un’altra interessante chiave di lettura delle dinamiche social e del momento. In perfetto accordo con le strategie comunicative grilline, l’intervento è dominato dai toni polemici e provocatori. Si tocca la pancia dei cittadini, si alimenta il risentimento. Il punto su cui la senatrice insiste è l’equazione reddito di cittadinanza = soluzione per chi è stato danneggiato dalla vecchia politica. Cita l’emarginazione di chi non trova un lavoro; di chi non ha avuto le stesse chance delle élite; di chi è dovuto andare all’estero in cerca di futuro; parla delle diseguaglianze provocate anche dallo smantellamento da parte di una politica autoreferenziale dello stato sociale.
“Oggi – sono le sue parole – lo Stato guarda a chi è stato messo nelle condizioni di credere di essere un fallito. Tutti verranno messi nelle condizioni di ripartire”. Temi che il sindacato conosce bene perché a esso sono sempre appartenuti, cioè quelli della gente che per vivere deve lavorare: ticket e superticket, scuole fatiscenti, il lavoro che manca e – quando c’è – è povero, un sistema sanitario pubblico progressivamente smantellato, l’arroganza di quella politica che non ha ascoltato il sindacato e che pensava di risolvere l’assenza di lavoro frantumandolo con i voucher o i contratti di pochi giorni. Del resto, da quanto tempo la Cgil ripete che il lavoro di oggi è povero perché fatto di part-time involontari e di durate minime, a volte di pochi giorni o di poche ore? Questi sono i nostri temi, le nostre richieste, ed è la stessa ragione per cui tanti iscritti alla Cgil hanno votato M5S.
Sui 15 minuti complessivi d'intervento, ecco in chiusura le poche battute, scorrette e arrabbiate, verso le organizzazioni dei lavoratori. “L’ultimo pensiero va anche ai sindacati che sono scesi in piazza contro il reddito di cittadinanza. È finita anche per voi. Voi siete arroccati sulle vostre prerogative dimenticando che dovevate rappresentare i più deboli e non i più forti”. Così Taverna fa propaganda pura. Ancora una volta il movimento sbaglia e, anziché ascoltare chi rappresenta una parte del proprio elettorato – che non a caso nelle ultime occasioni non gli ha riconfermato il voto –, divide, contesta, alimenta rancori.
Cgil Cisl e Uil – a questo punto è bene ripeterlo – non sono scese in piazza contro il reddito di cittadinanza, ma perché mancano le giuste risposte ai problemi del lavoro. I sindacalisti non sono parlamentari, non godono dei medesimi privilegi. La Cgil non ha mai dimenticato chi rappresenta e in questi anni si è contrapposta a tutte le misure che hanno indebolito il mondo del lavoro citate da Taverna. Cose che chi conosce il sindacato sa bene. Il problema oggi, però, è fare in modo che quelle stesse cose le possano conoscere anche coloro che non hanno mai lavorato in una fabbrica o in un ministero, ma solo con i voucher e i contratti a scadenza. Loro non hanno mai potuto avere la tessera e, dunque, dei sindacati sanno solo quello che Taverna e la politica della disintermediazione divulgano massivamente. Ecco perché i social rappresentano la sfida della comunicazione sindacale per bilanciare questo trend.
Esmeralda Rizzi è responsabile social della Cgil nazionale