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È intenzione del governo “garantire la massima continuità delle attività che il personale sta svolgendo a supporto delle scuole, a fronte di molteplici scadenze, dal Pnrr ad Agenda Sud”. Queste, qualche giorno fa, le parole del ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara. Che ha subito smentito sé stesso, visto che la nota 2.845 – firmata dai due capi dipartimento del ministero – stabilisce che questa proroga, con i contratti scaduti il 15 aprile, non ci sarà.
Insomma: con un tratto di penna sono stati licenziati 6 mila lavoratrici e lavoratori che in questi mesi sono stati fondamentali nel mandare avanti l’attività ordinaria di scuole ormai cronicamente sotto organico. Questi addetti, spiega la nota, potranno essere ricontrattualizzati solo in occasione di una prossima norma specifica che sarà inserita nel primo provvedimento utile.
A dir bene, tutto questo accadrà non prima di due settimane, in cui queste persone rimarranno senza lavoro e, dunque, senza stipendio. Motivo in più per confermare lo stato di agitazione del personale Ata indetto dalla Flc Cgil lo scorso 8 aprile. Tra le richieste, oltre al tema delle proroghe, c’è “l’interruzione dell’incessante taglio degli organici Ata legato al dimensionamento della rete scolastica a fronte del numero dei locali scolastici, delle aule e degli alunni che comunque resta invariato”; “il tempestivo pagamento dei supplenti, collocando a carico del Mef su partita di spesa fissa la corresponsione degli stipendi; la definizione di nuovi parametri degli organici che tengano conto delle numerose complessità che non possono essere ridotte al solo numero degli alunni; la revisione del regolamento sulle supplenze che risale al 2000 e non è più in grado di soddisfare i nuovi diritti maturati dal personale precario”.
Per ora nessuna risposta, mentre il governo va avanti con proposte demagogiche, come quella che riguarda le aperture estive delle scuole, annunciando uno stanziamento di 400 milioni per 2023-24 e 2024-25. Per fare, insomma, commenta la Flc Cgil, quelle cose “che sono già previste dal Pnrr e dai Pon, attività di potenziamento didattico, sportive, musicali, teatrali, ludiche e ricreative. Le scuole viste come centri estivi che debbono essere gestiti dalle scuole medesime o in consorzio con altri enti a cui eventualmente affidare i progetti”.