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“Nel 2023 il 65% delle lavoratrici e dei lavoratori del Lazio ha percepito una retribuzione annua inferiore ai 25mila euro, circa 1.400 euro di netto mensile. È quanto emerge dall'analisi dei dati Inps sui dipendenti del settore privato non agricolo (1,7 milioni di persone), esclusi, quindi, i dipendenti pubblici, i lavoratori agricoli, i lavoratori domestici, i collaboratori e gli autonomi, con e senza partita Iva”. Lo rende noto la Cgil di Roma e del Lazio. “Lo studio – continua la nota sindacale – rivela come dal 2008 sia più che raddoppiato il numero di operai assunti con contratti a tempo determinato, passando da 143.172 a 294.301, una crescita del 106 per cento. Ad aumentare per gli operai è anche il ricorso a contratti part time, la cui incidenza cresce di 10 punti percentuali nonostante in alcuni settori, come l'edilizia, per effetto delle regole vincolanti per accedere ai bonus ci sia stato l'ingresso negli ultimi 3 anni nel settore edile di oltre 30mila operai a tempo pieno. Il 44 per cento degli operai nel 2023 non ha avuto una continuità occupazionale, così come il 28 per cento degli impiegati”.
Cresce il gap salariale tra donne e uomini
Sul gap salariale di genere non si fanno passi in avanti, anzi. “Se nel 2008 un'operaia guadagnava in media 6.226 euro in meno rispetto ad un operaio, nel 2023 la distanza è arrivata a 6.920 euro – si legge ancora nella nota della Cgil –. Tra gli impiegati il gap passa da 9.117 euro a 9.261, per i quadri da 7.734 a 8.144, infine, tra i dirigenti da 35.204 a 38.141 euro. Le cause principali sono il ricorso al part time che ha un'incidenza doppia sulle donne rispetto agli uomini: il 68 per cento delle operaie e il 38 per cento delle impiegate ha un part time, contro il 32 per cento e 16 per cento degli uomini. La maggiore precarietà delle donne, solo il 48 per cento delle donne operaie ha una continuità occupazionale contro il 60 per cento degli uomini. Inoltre, la segregazione occupazionale di genere di alcune figure professionali coincide con i settori in cui le retribuzioni orarie tendono a essere più basse”.
I salari non reggono il passo dell’inflazione
In questo quadro le retribuzioni medie, seppur vedono il loro valore nominale crescere, non reggono il passo dell'inflazione. A fronte di un aumento su base 2015 delle retribuzioni medie del 13 per cento per gli operai e del 15 per cento per gli impiegati – scrive la Cgil – l'inflazione fa segnare una perdita del potere d'acquisto del 5% e del 4 per cento. Nel complesso le retribuzioni medie sono più alte in provincia di Roma con 25.294 euro, seguono la provincia di Frosinone con 20.333, Latina con 19.339, Rieti 18.480 e Viterbo 17.740.
Natale Di Cola, Cgil Roma Lazio: “Il 29 novembre sciopero per cambiare una manovra sbagliata”
“Questi numeri evidenziano che il mondo del lavoro sta soffrendo e la legge di bilancio del Governo Meloni peggiorerà la situazione – dichiara Natale Di Cola, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio –. Per queste ragioni il 29 novembre saremo in piazza con uno sciopero generale con cui chiediamo di cambiare una manovra sbagliata. Come stiamo sostenendo in queste settimane anche la Regione Lazio e il Comune di Roma possono e devono fare la propria parte a sostegno del potere d'acquisto di lavoratori e pensionati –aggiunge Di Cola –. Occorre, però, anche un diverso modello di sviluppo e d'impresa nel territorio. Senza un contrasto della precarietà e del part time involontario e senza la creazione di posti di lavoro in settori più qualificati il nostro territorio rischia di diventare un'area sempre più povera ed esausta”, conclude.