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“Dopo il decreto concretezza, con il disegno di legge miglioramento continua l’intervento demolitore del governo nei confronti del lavoro pubblico”. È quanto sostengono in una nota congiunta Cgil nazionale, Fp Cgil e Flc Cgil, in merito al ddl approvato nel corso della riunione del Consiglio dei ministro del 14 febbraio scorso, su proposta del ministro della Pa, Giulia Bongiorno, intitolato "Deleghe al governo per il miglioramento della pubblica amministrazione".
Questo ddl, affermano, “è inaccettabile e pericoloso per il metodo e nel merito. Per il metodo perché si propone di intervenire mediante lo strumento della delega, che come noto limita la discussione parlamentare e il confronto democratico, su una materia come il lavoro nella Pa che è di importanza rilevante per l’intero Paese oltre che per i 3 milioni di lavoratori che vi sono addetti. Nel merito perché, con una sorta di ‘brunettismo’ di ritorno, ripropone a circa un decennio dal fallimento di quelle politiche, nei confronti del lavoro pubblico le stesse ricette proposte dall’allora ministro Brunetta. Un sistema di valutazione unico al solo scopo di mettere in evidenza pochi casi di ‘infedeli’ pur di non riconoscere il valore di quanti fanno funzionare lo stato senza mezzi, né risorse”.
Per la Cgil e le due categorie, Fp e Flc, “si intende intervenire in materia di accesso al pubblico impiego prevedendo anche le verifiche psico-attitudinali del personale oltre che l’obbligo del giuramento (abolito per legge dopo lo sciopero della fame fatto negli anni 90 da un docente); di nuovo su merito e premialità proponendo questa volta l’intervento dell’utenza e l’utilizzazione di soggetti anche estranei alla pubblica amministrazione, senza dire che ancora una volta si cerca di allontanare le amministrazioni dai cittadini, centralizzando ancor più il potere nelle mani di pochi vertici nazionali, meglio se provenienti dalla carriera militare".
Sulla disciplina della dirigenza (i cui contratti per il triennio 2016-2018 ancora non sono stati rinnovati) per i sindacati si propongono, in maniera ormai ossessiva, compiti maggiormente finalizzati a contrastare la scarsa produttività e l'assenteismo, trasformando i dirigenti in gendarmi, anziché fornire loro risorse e personale per organizzare meglio e incrementare i servizi ai cittadini, con l’obiettivo nemmeno velato di selezionare i più fedeli al politico di turno che i migliori manager. Infine sul rapporto di lavoro pubblico riproponendo nuovamente l’inderogabilità della legge da parte del contratto al fine di valorizzare ‘il principio per cui i dipendenti pubblici sono al servizio esclusivo della nazione’”.
“Di tutto si parla meno che di rinnovare i contratti del lavoro pubblico già scaduti da due mesi e per i quali la legge di bilancio non ha stanziato che pochi euro non in grado di colmare nemmeno la perdita di potere d’acquisto degli stipendi dei lavoratori pubblici. Non è questa la via per conseguire il miglioramento della Pa. Ciò che si prospetta è una restaurazione, un ritorno al peggior passato sia per il lavoro pubblico che per la qualità dei servizi offerti al Paese”, concludono Cgil, Fp e Flc.
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