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Il lavoro in Italia è troppo poco e troppo precario. È difficile trovarlo e quando lo si trova offre poche garanzie e scarse tutele. Lo dicono i numeri e le statistiche, lo pensano anche gli italiani, interpellati dall’Osservatorio Futura sui contratti atipici con un’indagine demoscopica che ha coinvolto 800 persone maggiorenni con accesso a Internet, un campione rappresentativo della popolazione per genere, titolo di studio, età, area geografica e occupazione.
Secondo l’indagine, condotta a fine giugno, l’86 per cento degli intervistati ritiene che nel nostro Paese sia necessaria e urgente una riforma del lavoro: ne sono convinti in particolare gli universitari e chi ha occupazioni diverse da quelle tradizionali, come i componenti di una cooperativa, gli impiegati con contratti anomali, i pensionati che ancora lavorano. Solo il 20 per cento crede che sia facile trovare un impiego, mentre il 77 per cento reputa che sia molto difficile. Il vissuto sulla qualità del lavoro è negativo: nell’offerta i contratti precari e iperprecari sono percepiti ormai come predominanti.
Questi e altri dati sono presentati nel corso dell’iniziativa “Tic-Toc. Lavoro precario, tempo scaduto” organizzata da Nidil Cgil che si tiene oggi (martedì 19 luglio) a Roma, alle 10 presso il Centro Congressi Frentani e in diretta social, durante la quale la categoria sindacale, che rappresenta e segue gli atipici, si confronterà sul tema con alcune forze politiche.
Un appuntamento per stimolare una riflessione sulle prospettive di una riforma del lavoro in Italia e per presentare le rivendicazioni della categoria, che si fa portavoce delle istanze di tantissimi: no al supermarket delle tipologie contrattuali, diritto di precedenza e stabilizzazioni, compensi equi nel lavoro autonomo, ammortizzatori sociali universali.
La dimostrazione concreta della precarizzazione del lavoro nel nostro Paese arriva dagli ultimi dati Istat: gli occupati precari sono tre milioni 176 mila, a maggio sono calati di 96 mila unità i dipendenti a tempo indeterminato rispetto ad aprile, e aumentati di 14 mila unità quelli a termine, segnando l’ennesimo record negativo. La percentuale dei part -time involontari si è attestata al 62,8 per cento degli occupati a tempo parziale, l’occupazione è tornata sotto la soglia dei 23 milioni.
“Nei giorni scorsi l’istituto di statistica ha certificato l’aumentare delle diseguaglianze e della povertà anche per chi lavora", commenta Andrea Borghesi, segretario generale Nidil Cgil: "Una situazione inaccettabile e che vede milioni di persone, spesso giovani e donne, non raggiungere un reddito sufficiente per sé e per la propria famiglia. La radice del problema sta nel mercato del lavoro, iniquo e sregolato, soprattutto nel primo accesso. La prima riforma da fare nel nostro Paese è quella del lavoro, per assicurare condizioni d'impiego dignitose per tutti”.
Una richiesta, quella della riforma del mercato del lavoro, non più rimandabile e quanto mai necessaria, fatta presente anche dai sindacati in tutti i confronti con il governo insieme ad altre riforme strutturali, come quelle del fisco, della lotta all’evasione e delle pensioni, insieme alla difesa del potere d'acquisto di salari e pensioni e al salario minimo.
Mentre gran parte dell’Europa ha messo il lavoro al centro dell’agenda politica, in ordine sparso o seguendo princìpi comuni, dall’innalzamento a 12 euro l’ora del salario minimo legale in Germania al pacchetto di misure per introdurre la garanzia di stabilità dell’impiego e la lotta alla precarietà in Spagna, solo per citare i provvedimenti più recenti, in Italia questi temi sembrano lontani anni luce dalla politica.
“Bisogna cambiare le leggi sbagliate sulla precarietà – ha affermato il segretario generale Cgil Maurizio Landini nel corso dell’iniziativa della Confederazione ‘Il lavoro interroga’ -, che hanno introdotto forme di lavoro assurde, tipo il contratto a chiamata. Bisognerebbe quindi introdurre un contratto unico d'inserimento fondato sulla formazione e che abbia come risultato finale la stabilizzazione dei lavoratori. Inoltre, dare valore erga omnes ai contratti, e per questo serve una legge sulla rappresentanza”.
Nell’incontro organizzato da Nidil a introdurre gli argomenti centrali saranno Andrea Borghesi e Dario Guarascio, economista dell’università di Roma La Sapienza, cui seguiranno le testimonianze dirette di lavoratrici e lavoratori atipici e precari. Il secondo panel è una tavola rotonda moderata da Claudia Voltattorni del Corriere della Sera, cui parteciperanno Nunzia Catalfo per il Movimento 5 Stelle, Chiara Gribaudo per il Partito Democratico, Piero Latino per Articolo Uno, Federico Martelloni per Sinistra Italiana e Maurizio Landini, segretario generale Cgil.
È possibile seguire l’iniziativa su Collettiva.it e sulle pagine facebook di Collettiva, Cgil e Nidil.