Da marzo 2020, inizio della pandemia, per un lavoratore su tre è aumentato il tempo di lavoro, ma solo per il 14,3 per cento è cresciuto anche il salario. Uno su cinque svolge ore di straordinario che non vengono retribuite o non vengono comunque compensate con riposi. In generale, le donne sono meno soddisfatte degli uomini per le prospettive di carriera, la realizzazione personale nel lavoro, la retribuzione. Ma lo sono di più della conciliazione tra lavoro e vita personale anche perché sono di più in part time rispetto agli uomini (28,1 per cento contro 10,4) e da casa (mai il 50,7 per cento delle donne contro il 57,1 degli uomini).

1.300 questionari

Sono questi alcuni degli aspetti salienti della situazione dei lavoratori nel Lazio emersi dall’“Inchiesta sul lavoro. Condizioni e aspettative” realizzata dalla Fondazione Di Vittorio, in collaborazione con tutte le strutture sindacali della Cgil, che a livello nazionale ha raggiunto un campione di oltre trentamila persone, nel Lazio quasi 1.300, e che racconta un mondo caratterizzato da bisogni specifici, con una crescente eterogeneità e una molteplicità di percorsi individuali di sfruttamento e di emancipazione.

Divari con l’Italia

Il focus regionale è stato presentato nella sede della Cgil Roma e Lazio e ha sottolineato caratteristiche e peculiarità specifiche, con l’intento di fornire strumenti di analisi e di azione sindacale. Mentre il campione di coloro che hanno compilato il questionario è in linea con la media nazionale, i dati sui tempi di lavoro e i salari mostrano un divario con il resto dell’Italia, che segnala un aumento dello sfruttamento superiore alla media.

“Avere ritmi frenetici, con scadenze rigide e strette, e con un’intensità del lavoro molto elevata è un’altra peculiarità regionale, denunciata dal 48,6 per cento del campione – spiega Giada Polillo di Ires Lazio -. Inoltre un lavoratore su tre rivela di non avere alcuna autonomia nella propria attività, mentre per il 20 per cento ha la possibilità di scegliere tempi, modi e obiettivi”.

A tutto smart

Altro elemento esaminato: il lavoro da casa, che nel Lazio è notevolmente superiore alla media nazionale e interessa quasi la metà dei rispondenti (46,2 per cento). La quasi totalità è soddisfatta di svolgere lavoro da casa e il 14,7 per cento vorrebbe anche aumentarlo. Una nota dolente riguarda poi la salute e sicurezza sul lavoro: “Il 7,6 per cento di chi lavora in appalto per la pubblica amministrazione ha subito un infortunio nel 2021 - prosegue Polillo -, di questa quota il 4,2 per cento l’ha denunciato e il 3,4 non lo ha fatto. Dall’inchiesta emerge che le imprese che operano in appalto per la pubblica amministrazione hanno un tasso di infortuni maggiore rispetto alle altre”.

Vertenza sicurezza

Questo dato è stato sottolineato da Natale Di Cola, segretario generale Cgil Roma e Lazio, in relazione alle proposte referendarie che il sindacato sta portando avanti, per le quali sono state già raccolte 600 mila firme a livello nazionale, 75 mila in regione.

“Il quarto quesito, il meno conosciuto, riguarda proprio l’emergenza che abbiamo rispetto alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che è ben più grave di quanto le fonti ufficiali raccontino – afferma Di Cola -. Ed è ancora più grave in un territorio come il nostro dove sono tantissimi i lavoratori in appalto, che sono meno tutelati, più fragili e che di fronte al dramma si trovano da soli e in molti casi hanno paura. Il nostro impegno in questo ambito è importante, ma va cambiato il sistema produttivo e dobbiamo qualificare le imprese. A Latina l'altro ieri è accaduto qualcosa di cui dobbiamo vergognarci. Non è ammissibile che i lavoratori, in quel caso immigrati, vengano sfruttati. È disumano lasciare una persona fuori casa dopo un infortunio, con un femore rotto e senza un braccio. Noi abbiamo fatto una denuncia e oltre a mobilitarci ci aspettiamo che le istituzioni intervengano. Serve una condanna di tutto il Paese perché la salute e la sicurezza dei luoghi di lavoro divenga un elemento cruciale della dignità delle persone ma anche della qualità del nostro paese".

Emergenza salariale

La Cgil a livello territoriale è impegnata su tanti altri fronti, e l’indagine della Fondazione Di Vittorio indica la strada. “Abbiamo necessità di rafforzare la strategia complessiva della nostra organizzazione – aggiunge Di Cola -. Questa indagine conferma i nostri studi e tante delle nostre preoccupazioni: c'è un'emergenza salariale nel nostro Paese e il sindacato può avere un ruolo importantissimo con il rinnovo dei contratti al livello nazionale e territoriale. Ma non basta, bisogna migliorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori dando una stabilità. La lotta alla precarietà è uno dei temi che si evince dalla ricerca e sui quali siamo impegnati".