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La formazione, innanzitutto. Su questo, Filcams, con il Centro Multiservizi Ce.Mu. e il proprio Centro studi, punta per la valorizzazione di un settore troppo spesso sottovalutato, quello degli assistenti familiari, chiamati comunemente colf e badanti. Il sindacato del commercio e terziario della Cgil, in collaborazione con Ebincolf (l’ente bilaterale che deriva dal contratto collettivo nazionale di lavoro del settore domestico) organizza ormai da quattro anni corsi gratuiti di formazione di 64 ore (40 più 24 di specializzazione) per ottenere la qualifica di assistente familiare colf, badante e baby sitter, utile ai fini della certificazione professionale. I corsi sono previsti dal nuovo ccnl del settore, che ha introdotto e supportato l’aspetto formativo, e sono aperti a chiunque voglia intraprendere questa professione. Per i lavoratori regolarmente assunti le ore di formazione sono considerate dal nuovo contratto come ore di permesso retribuito.
I corsi sono stati pensati non solo per professionalizzare il settore e svolgere in modo più qualificato la propria mansione, ma anche come percorso inclusivo, che serve a uscire dall’isolamento della casa come luogo di lavoro, di occasione di scambio di esperienze con altre lavoratrici, di socializzazione, di consapevolezza dei propri diritti attraverso la conoscenza del ccnl, rinnovato lo scorso settembre. I corsi si terranno unicamente ‘on line’, articolati in tredici lezioni, suddivise per materie, con un calendario di appuntamenti da tenersi nell’arco di tre mesi, a cadenza settimanale.
Al fine di costituire le aule, si stanno già raccogliendo le pre-adesioni ai corsi: compilando on line il modulo, all’indirizzo http://www.ce-mu.it/formazione si possono inserire i propri dati, comprensivi dell’indicazione della provincia di residenza, manifestando l’interesse a partecipare ai corsi. Una volta raggiunte le iscrizioni minime a far partire un corso in uno specifico territorio, il corsista verrà contattato per confermare l’iscrizione e per definire gli aspetti organizzativi.
Spazio nel nuovo contratto anche al riconoscimento del congedo per donne vittime di violenza e alle linee guida per ridurre i rischi nell’ambiente di lavoro, ivi inclusi gli strumenti telematici e robotici. “In tema di violenza – sostengono alla Filcams nazionale –, abbiamo voluto evidenziare il rischio di rimanere vittime di molestie anche sessuali nel luogo del lavoro domestico, che costituiscono un abuso e una violazione dei diritti umani. Le parti sociali firmatarie del contratto hanno concordato di promuovere iniziative, anche tramite gli enti bilaterali, al fine di prevenire e contrastare tali condotte inaccettabili e incompatibili con il rispetto della persona umana, siano esse rivolte nei confronti del lavoratore o nei confronti del datore di lavoro o dei suoi familiari”.
In un periodo particolarmente difficile di emergenza sanitaria, a causa della pandemia, uno dei settori maggiormente penalizzati è stato proprio quello del lavoro domestico, con centinaia di lavoratori e lavoratrici rimaste senza reddito per la difficoltà delle famiglie a far proseguire un rapporto di lavoro ad alto rischio. Le iniziative in tutta Europa si sono differenziate rispetto alle situazioni nazionali, ma tutte indirizzate al sostegno di queste persone, prima ancora che lavoratori, finite sull’orlo dell’indigenza. L’Italia, ha escluso dall’applicazione della cassa integrazione in deroga il lavoro domestico. Le parti sociali firmatarie del ccnl del settore, attraverso la sottoscrizione di un avviso comune, hanno sollecitato il riconoscimento della tutela del reddito per tutte le lavoratrici e i lavoratori sospesi, o a cui è stato ridotto l’orario di lavoro per effetto della diffusione del Covid.
Il Governo ha introdotto una misura sotto forma di un bonus, a copertura dei mesi di aprile e maggio 2020, per complessivi mille euro. Il diritto al bonus, però, ha escluso dalla tutela tutte le lavoratrici con un contratto di lavoro fino a dieci ore settimanali e tutte quelle conviventi. Di fatto, questo ha comportato l’esclusione di più della metà (circa 450.000 unità) della platea di lavoratrici e lavoratori dalla tutela. Questa misura, sia pure parziale, purtroppo, non è stata riadottata durante la seconda ondata di diffusione del Coronavirus, nonostante il 26 ottobre scorso le parti sociali avessero presentato un altro avviso comune, in cui si chiedeva al Governo di non escludere il lavoro domestico dalle tutele previste per la generalità degli altri lavoratori.
Molto positiva, invece, è stata la previsione di una procedura di emersione per le lavoratrici e lavoratori del settore impiegati irregolarmente e quelli sprovvisti di permesso di soggiorno. Da rilevare che il permesso di soggiorno è la condizione per poter regolarizzare il contratto. La procedura di emersione ha registrato la presentazione di 176.848 domande di regolarizzazione: un dato ottimo, in un settore dove si stima che a fronte dei circa 850.000 rapporti di lavoro regolari, in realtà gli addetti sono oltre due milioni, provocando un’esclusione dalle protezioni sociali e dall’applicazione del contratto di categoria per il 60% degli addetti. Si tratta di misure sicuramente parziali, ma che riconoscono il valore delle prestazioni di colf e badanti nell’assistenza alle famiglie, agli anziani soprattutto, in un momento di oggettiva e pesante difficoltà.