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Dall’inizio dell’anno sono morti 474 lavoratori. Il funebre contatore è aggiornato quotidianamente da Carlo Soricelli, tecnico metalmeccanico in pensione e pittore sociale, che nel suo Osservatorio registra da più di tredici anni chi esce la mattina di casa e la sera non ritorna. Solo negli ultimi cinque giorni si contano 15 decessi, in perfetta media nazionale di tre al giorno. L’impennata dopo il ritorno al lavoro post quarantena.
L’ultima vittima è un operaio di 53 anni, al lavoro in un’azienda di Samarate, nel Gallaratese, in provincia di Varese. Ha perso la vita cadendo da un ponteggio. L’edilizia, insieme all’agricoltura, è il settore più colpito. Ma nessun comparto è al sicuro. Il giorno prima ad Anzio, un peschereccio si è ribaltato per il forte vento causando la morte di un pescatore e il ferimento di altri due colleghi. Sempre nel Lazio un operaio di 60 anni ha avuto un malore durante il turno di lavoro ed è stato trovato senza vita sul tetto dell'ospedale Cristo Re di Roma.
Una scia di morte lunga e dolorosa nella quale, almeno per quest’anno, bisogna aggiungere altri 355 lavoratori deceduti a causa del coronavirus, tra questi, si legge nell’Osservatorio, “162 medici, il 50% tra quelli di base, 45 infermieri e operatori sanitari, 105 parroci, 10 carabinieri, 3 giornalisti, poi 8 farmacisti, poliziotti, vigili del fuoco, operai, impiegati, cassiere, autotrasportatori, sindacalisti”. E ancora: “Sono già 54 gli agricoltori schiacciati dal trattore dal primo gennaio: il più giovane aveva solo 13 anni il più anziano 90”. L’Inail, precisa Soricelli, “considera i propri assicurati morti a causa del coronavirus, come morti per infortuni sul lavoro, noi aggiungiamo anche gli altri che non lavorano nella sanità, che svolgono altri lavori e che sono rimasti contagiati per il lavoro svolto”.