Oltre cinquemila persone in piazza della Libertà, a Latina, per la manifestazione contro il caporalato organizzata (insieme allo sciopero) da Flai Roma e Lazio, Flai Frosinone e Latina, Cgil Roma e Lazio, Cgil Frosinone e Latina per protestare contro la morte disumana del 31enne bracciante indiano Satnam Singh avvenuta il 19 giugno al San Camillo di Roma dopo essere stato abbandonato in strada a seguito del terribile incidente nell’azienda agricola di Borgo Bainsizza.

La piazza: Il lavoro non è una merce

Tantissime bandiere: Cgil, Flai, Fiom, Fillea, Filctem e Spi. E, ancora: Libera, Legambiente e Anpi. A portare la propria solidarietà anche i leader di Pd e Avs, Elly Schlein e Nicola Fratoianni. A testimonianza del fatto che questa tragedia non è, come sempre nelle morti sul lavoro, un semplice incidente ma il frutto di un mercato del lavoro avvelenato e di un modello d’impresa che considera il lavoro come una merce. Ed è per questo che deve diventare occasione – seppur tragica – di una grande battaglia collettiva, a cominciare dai referendum della Cgil.

Proprio come sta scritto sul grande striscione sullo sfondo del furgone-palco allestito per l'occasione: “Basta sfruttamento! Per la dignità, la salute e la sicurezza di chi lavora”.

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Mattarella: Bandire il caporalato

Al 160esimo anniversario della fondazione della Croce Rossa Italiana arriva chiaro il richiamo del Capo dello Stato Sergio Mattarella a bandire una forma di lavoro “che si manifesta con caratteri disumani” come il caporalato. Il presidente interviene con parole nette dopo la morte di Satnam Singh, il bracciante indiano abbandonato senza un braccio davanti casa dal proprietario dell’azienda dove lavorava “vedendosi rifiutare soccorso e assistenza, dopo l’ennesimo incidente sul lavoro”. Un fatto grave e estraneo a un Paese di grande civiltà, che Mattarella mette in contrapposizione al valore della solidarietà, che è invece un valore che fa parte dell’identità stessa dell’Italia.

Re David: Cancellare il decreto flussi

“C’è voluto l’orrore per far parlare di voi. Satnam e Sony non volevano essere un simbolo, erano qui per vivere una vita dignitosa e per vedersi riconosciuto il diritto al lavoro e di essere umani. Invece sono finiti tra gli oltre 3 milioni di invisibili, tra i 230mila lavoratori agricoli nel sommerso, nel lavoro nero, nello sfruttamento. Un guadagno da 160 miliardi per chi fa sfruttamento, ma che significa uccidere persone e diritti, evadere lo Stato e il fisco sottraendo risorse a diritti, istruzione, casa e lavoro a tutte e tutti”. Lo ha detto Francesca Re David, della segreteria nazionale della Cgil, intervenendo dal palco in chiusura della manifestazione.

“Satnam e la moglie erano qui da tre anni e sono arrivati come tanti attraverso il decreto flussi, un nulla osta che nessuno trasforma in contratto lavoro o permesso soggiorno. Dove finisce chi arriva così? Ci sono aziende finte che li fanno arrivare, e questo vale per l’agricoltura, per l’edilizia, per tutti i migranti e per tutti i lavori”, ha proseguito Re David. Per la sindacalista “un’impresa deve essere vera, non basta andare alla Camera di commercio e poi fai quello che ti pare. E questo sistema non si rompe se non si cancellano la Bossi-Fini e il decreto flussi, che consentono e sono matrice di tutto questo”.

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Massafra: Bisogna smuovere le coscienze

“Questa piazza è un messaggio all’intero Paese. L’indignazione non basta più di fronte alla disumanità e alla barbarie”, ha detto il segretario della Cgil di Frosinone Latina, Giuseppe Massafra. “Siamo qui per Satnam Singh, (una persona), morto ammazzato dalle persone per cui lavorava, a nero, senza permesso di soggiorno. Siamo qui per tutti quelle donne e quegli uomini che vivono questo territorio, da generazioni ormai ma come fantasmi, ai margini, invisibili, che non scelgono di essere sfruttati, sono costretti ad esserlo, da una legge di mercato che conviene a qualcuno, ma sulla pelle di tantissimi, che si chiama Bossi-Fini e che la condizione di clandestinità la impone per legge. Siamo qui perché serve un’azione forte che smuova le coscienze”. Per Massafra “serve la consapevolezza diffusa che quando la dignità di un solo essere umano viene calpestata, l’asticella inevitabilmente si abbassa per tutti”.

Kaur: Qui troppi schiavi

“Oggi abbiamo tanti fantasmi, tanti uomini e donne che lavorano nelle campagne in tutta Italia senza diritti”, denuncia Hardeep Kaur, segretaria della Flai di Frosinone e Latina. “Da tempo denunciamo la presenza di questo esercito di schiavi, questa piazza chiede un cambiamento concreto. Noi siamo al fianco delle aziende sane che vivono sotto il ricatto dei caporali, che non possono assumere regolarmente chi è già qui”.

Guaraldi: Abolire la Bossi-Fini

“Bisogna abolire la Bossi-Fini che tiene in uno stato di ricattabilità le persone”. Lo ha detto Silvia Guaraldi, segretaria nazionale Cgil intervenuta dal palco di Latina. “Oggi scioperiamo perché vogliamo urlare il nostro dolore, la nostra rabbia per il tragico assassinio di Satnam. Da cittadina italiana ed europea provo vergogna. Scusateci, non siamo tutti come i suoi assassini”, ha aggiunto. “Sono 20 anni che denunciamo e non ci fermeremo”.

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Mininni: Una crudeltà inaudita

“Abbiamo deciso di scendere in piazza subito perché lo sciopero è lo strumento principale, il più importante che un sindacato può utilizzare. Scioperare contro le morti sul lavoro è doveroso”, sottolinea il segretario generale della Flai Cgil, Giovanni Mininni. “Alle morti sul lavoro, ad autentiche stragi che si stanno susseguendo con impressionante regolarità, si unisce nella tragedia di Satnam l’inaudita crudeltà dell’imprenditore. Abbandonarlo davanti a casa, con un braccio tranciato in una cassetta della frutta, fa capire come questi lavoratori non siano nemmeno considerati esseri umani. Stiamo cadendo verso il baratro, la logica del profitto a tutti i costi mortifica fino ad annullare la dignità umana”, conclude il sindacalista.