PHOTO
Era indiano e aveva solo 34 anni. Era venuto in Italia in cerca di futuro e invece ha trovato una morte terribile dopo una breve vita di lotta per i propri diritti. Il 9 aprile, appena una settimana fa, era precipitato dal tetto del capannone della Cantina Sociale di Borgo Santa Maria, in provincia di Latina.
Stava svolgendo alcuni lavori di bonifica dell’amianto per la ditta esterna di cui era dipendente, quando la struttura, improvvisamente, è collassata. Il giovane operaio è caduto all’interno del capannone. Un attimo prima camminava sul tetto di vetroresina e eternit, un attimo dopo il cedimento lo ha ingoiato in un vuoto profondo cinque metri senza che avesse il tempo di mettersi in salvo.
Le sue condizioni sono apparse a tal punto critiche che i sanitari del 118 intervenuti sul posto hanno allertato un’eliambulanza per consentire il trasporto d’urgenza del ferito presso il San Camillo di Roma. Il 34enne, vittima di un trauma cranico e di fratture all’addome e al torace, è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico, al termine del quale è entrato in terapia intensiva. E dopo una settimana di agonia oggi, 16 aprile, è spirato all’ospedale.
I referendum della Cgil per aumentare la sicurezza sul lavoro
Le ultime tre vittime sul lavoro in Italia sono morte per cadute dall’alto. A Bari, a Chambave, in Valle d’Aosta, a Latina. In Italia si muore esattamente come si moriva cinquanta o sessanta anni fa. Spesso alle dipendenze di ditte esterne, in appalto, in subappalto, o in cantieri nei quali la sicurezza viene considerata un costo e una perdita di tempo. Elementi contro i quali da tempo si batte la Cgil e ai quali, allo scopo di rendere il lavoro più sicuro, ha dedicato uno dei quesiti referendari che verranno votati l’8 e il 9 giugno prossimi.
Cgil: “Una tragedia che ci indigna profondamente”
“È una tragedia che c'indigna profondamente – hanno scritto in una nota la Cgil, la Fillea e la Flai di Roma e del Lazio insieme alla Cgil Frosinone Latina –. Ci siamo già attivati per sostenere la famiglia del lavoratore, a partire dagli adempimenti burocratici. Ci aspettiamo che si faccia chiarezza e si accertino al più presto le responsabilità su questo infortunio mortale. Infatti, stando alle prime ricostruzioni, sembrerebbe che il tetto abbia ceduto sotto il peso dell'uomo facendolo precipitare all'interno della struttura. Ci chiediamo se fossero presenti e correttamente utilizzati i dispositivi anticaduta, che hanno la funzione di arrestare le cadute accidentali dovute a qualsiasi motivazione e salvare la vita delle lavoratrici e dei lavoratori, come anche se ad operare sul tetto ci fossero altri operai. Infine, se confermato quanto riportato dagli organi di stampa locale, in merito alla bonifica della copertura dall’amianto, ci chiediamo se siano state messe in campo tutte le azioni per procedere alla bonifica in maniera corretta”.