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Rassegna Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil, partiamo dal decreto Chiudi Italia. Da chi si è fermato e chi no.
Solari Per la nostra categoria non ci saranno cambiamenti radicali rispetto ai precedenti decreti. Tra le attività definite come indispensabili sono infatti compresi i servizi di telecomunicazione, quelli postali, l’emittenza radiotelevisiva, la produzione della carta, la stampa, l’informazione e altro ancora. La Slc sarà quindi ancora impegnata sia sul fronte della tutela di coloro che già non possono lavorare, a partire dall’intera filiera dello spettacolo e dei collaboratori sportivi, sia a gestire l’applicazione delle nuove regole. Nelle prossime ore, anche in raccordo con i relativi dipartimenti nazionali, sarà necessario affinare cosa si intende per servizio essenziale, passando dal concetto di settore a quello di attività specifica. Ad esempio, un call center che gestisce le chiamate di emergenza deve ovviamente restare attivo, mentre è assolutamente superflua l’attività outbound. Per tutti i nostri settori è utile cercare quindi di definire con più chiarezza i reali confini dei servizi indispensabili.
Rassegna Il decreto Cura Italia di marzo contiene una serie di misure generali e alcune che, nel dettaglio, sono rivolte a sostenere filiere produttive messe in ginocchio dall’emergenza, che afferiscono alla tua categoria. Che considerazioni fate sui provvedimenti adottati?
Solari Rappresentano uno sforzo importante, di cui ci rendiamo conto, anche se sarà necessario aggiustare il tiro man mano che andiamo avanti. La mia categoria, per esempio, rappresenta tutto quel pezzo del mondo del lavoro che riguarda lo spettacolo, il cinema e lo sport. Sono settori che hanno una conformazione per loro natura particolarmente frastagliata, con una maggioranza di lavoro intermittente e non regolato nelle forme classiche. È ancora più complicato trovare il modo in cui dare sollievo nell’emergenza a queste categorie di lavoratori. Però pensiamo sia molto importante il fatto che, per la prima volta, anche questi settori più complessi vengano citati esplicitamente nel decreto. Di solito non vengono neanche presi in considerazione. Per la prima volta compare una bozza di quello che potrebbe diventare un ammortizzatore sociale per i lavoratori dello spettacolo. Aggiusteremo il tiro il più possibile nelle prossime settimane. Per quanto riguarda lo spettacolo dal vivo, abbiamo assistito all’annientamento totale di qualsiasi attività. Quello che ci preoccupa molto non è soltanto la situazione attuale, ma anche e soprattutto la ripresa, quando l’emergenza sarà rientrata.
Rassegna Ci sono settori strategici che in questo momento non possono fermarsi. Pensiamo ai servizi essenziali, alle telecomunicazioni, ma anche all’emittenza radio-televisiva, che sta facendo un lavoro enorme di supporto all’informazione, senza il quale ognuno di noi, chiuso in casa, perderebbe anche quel contatto con il resto del mondo ora più che mai indispensabile. Per i lavoratori di questi settori, il sindacato ha chiesto più volte garanzie sulla loro sicurezza. Vi ritenete soddisfatti?
Solari Soddisfatti assolutamente no, però è vero che con le aziende di questi settori abbiamo un dialogo ormai quotidiano, se non di ora in ora. Queste imprese non si possono fermare, anzi, in una situazione del genere è cruciale non solo l’emittenza radio-televisiva, ma anche la rete di trasmissione dei dati, dunque le telecomunicazioni, il servizio postale. Sono servizi che non possono essere azzerati, ma proprio per questo ci vuole il massimo di attenzione e di collaborazione per riuscire a minimizzare i rischi. Vuol dire evitare di fare cose inutili e rinviabili, ridurre all’essenziale l’attività e strutturare l’organizzazione dell’attività in modo che sia cautelativa della salute di chi lavora. La Slc ha concluso diversi accordi importanti, in questi giorni. Nel settore delle telecomunicazioni abbiamo incentivato l’opzione dello smart working e del lavoro da remoto. Ci stiamo riuscendo anche con numeri significativi. Detto questo, non è così semplice e non troviamo ovunque la stessa sensibilità, onestamente.
Rassegna La questione della salute dei lavoratori si pone in maniera molto più complessa per alcuni servizi essenziali. Prendiamo il caso di Poste Italiane e il decesso dei due dipendenti nel Bergamasco. È stato fatto tutto il necessario per consentire a chi lavora di farlo in sicurezza? E ai cittadini di non essere costretti a recarsi fisicamente negli uffici, per svolgere le operazioni di cui hanno bisogno?
Solari Poste è un’azienda presente su tutto il territorio nazionale, con 140 mila dipendenti che, per la natura stessa del lavoro svolto, entrano in contatto tutti i giorni con le persone. In questo caso bisogna fare due cose, le abbiamo entrambe chieste e spiegate. La prima è ridurre le attività, sospendendo quelle non urgenti che, semplicemente, non si devono fare. Quindi, per questa via, favorire il lavoro agile e, di conseguenza, il rispetto delle condizioni di sicurezza. La seconda cosa da fare è provvedere alla dotazione di tutti gli strumenti di prevenzione indicati per legge nei decreti. È comunque una situazione complessa da gestire, soprattutto in alcune aree del Paese, come abbiamo visto nelle ultime ore. Devo dire, però, che con Poste abbiamo stabilito un’interlocuzione quotidiana.
Rassegna Il sindacato non ha chiesto, quindi, la chiusura degli uffici postali, come hanno lasciato intendere alcuni mezzi di comunicazione nei giorni scorsi.
Solari Assolutamente no. Ci sono lavoratori che non si possono fermare. Non solo nei servizi essenziali, nei supermercati o tra il personale medico. Pensiamo anche a tutte le produzioni industriali che servono per sostenere questi settori, o a coloro che operano nelle telecomunicazioni, nell’emittenza radiotelevisiva e, in generale, in tutti quei mezzi che in una fase come questa assumono grande rilevanza per il Paese. In questi casi dobbiamo ridurre a zero i rischi per la salute di chi lavora. So che è più facile dirlo che farlo, ma è anche urgente e imprescindibile.