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Esito negativo per la trattativa sul rinnovo del contratto nazionale del settore dei lapidei industria, scaduto il 31 marzo, al via la mobilitazione. Lo annunciano FenealUil-Filca Cisl-Fillea Cgil al termine dell’incontro delle commissioni unitarie del settore riunite oggi a Verona. “Nei primi due incontri con le controparti Marmomacchine Anepla – spiegano i sindacati – abbiamo avuto risposte insufficienti alle richieste contenute nella nostra piattaforma, a partire dalla indisponibilità a lavorare per un contratto unico dei materiali da costruzione. Per questo annunciamo lo stato di agitazione e una campagna di assemblee su tutti i distretti del lapideo”.
Grave per i sindacati la proposta datoriale della chiusura del Cpnl, “esperienza avanzata di bilateralità che stava iniziando a dare i primi frutti. Nessuna considerazione – spiegano – della nostra proposta di rafforzamento per un sistema più ampio che coinvolga l’intera filiera delle costruzioni, primo passo verso il contratto unico o verso la bilateralità territoriale anche per rafforzare il sistema di tutele sulla sicurezza, tema cruciale per i lavoratori del settore”.
Così come i sindacati giudicano altrettanto grave la filosofia che è dietro la proposta della controparte di non ritenere più il contratto a tempo indeterminato la forma contrattuale prevalente, “aprendo di fatto la strada a una deregolamentazione sui tempi determinati e in somministrazione e introducendo causali troppo ampie oltre alla richiesta di deroghe ai limiti percentuali di numero di contratti precari per azienda (tra cui la stagionalità), fino al 30%”. Per quanto riguarda gli aumenti salariali, per i sindacati la proposta datoriale è “sbagliata nella forma e nella quantità: nella forma perché i datori di lavoro non vogliono assolutamente confermare il modello consolidato con cui si era chiusa la scorsa tornata di rinnovo (senza verifiche), nella sostanza perché propongono soli 53 euro”.
Scarse le risorse su “salario differito, sanità integrativa (Fondo Altea) e previdenza complementare (Fondo Arco), importanti strumenti di tutela dei lavoratori su pensioni e sanità, che andrebbero rafforzati e non liquidati con le proposte delle controparti (soli 0,76 euro per Altea e 0,26% per Arco) – proseguono i sindacati – e un aumento dell’Egr del tutto inconsistente (15 euro l’anno) che non aiuterebbe a diffondere la contrattazione di secondo livello che invece è fondamentale per declinare in modo più efficace e aderente alle realtà territoriali, organizzazione del lavoro, risorse e produttività”.
Unica nota positiva, ma insufficiente, è la proposta di 12 ore di formazione obbligatoria al momento dell’assunzione, mentre mancano completamente “i capitoli ambiente e sicurezza, sistema di classificazione e aree, armonizzazione operai/impiegati, legalità e appalti, riduzione e flessibilità orario, disagio e turni”. “Il settore del lapideo, nonostante risenta fortemente della crisi generalizzata delle costruzioni – affermano le tre organizzazioni sindacali –, registra una ripresa a livello mondiale e a livello nazionale è capace di esprimere altissime professionalità e valore aggiunto. La mancanza di politiche di sviluppo mirate e scelte imprenditoriali non lungimiranti rischiano però di far perdere al nostro Paese un’importante opportunità. Per questo vogliamo un contratto che sia un valido strumento di sviluppo e competitività”.