“Noi vogliamo applicare la Costituzione per cambiare il Paese, perché la vera rivoluzione è applicare i principi e i valori che sono contenuti nella Carta”. È con queste parole che il segretario generale Cgil Maurizio Landini ha concluso oggi (sabato 25 maggio) a Napoli il suo intervento alla manifestazione nazionale “La Via Maestra. Uniti per la Costituzione”. Una manifestazione cui hanno partecipato decine di migliaia di persone, e che ha visto dal palco di piazza Dante gli interventi di docenti universitari e lavoratori, giornalisti e scrittori, ambientalisti e personalità della società civile.

La Via Maestra

“La maggioranza del Paese chiede di cambiare, di essere ascoltata”, spiega Landini: “Il percorso della Via Maestra non è iniziato ieri, ha alle spalle manifestazioni che vanno avanti da due anni. Abbiamo cominciato quando il nostro Paese si è trovato di nuovo davanti alla guerra, con la grande manifestazione del 2022, quando abbiamo detto basta alle guerre, basta a investire nelle armi, chiedendo invece alla diplomazia e alla politica di tornare al comando”.

Ma dopo due anni, continua, siamo “in una situazione disastrosa, con un incremento delle spese militari e un’escalation delle guerre. E con troppa facilità di parla di allargamento delle guerre. Qui bisogna essere convintamente dalla parte del Papa, sostenendo il suo a cessare il fuoco ovunque ci sia un conflitto. La stessa Corte dell’Aja dice che la guerra porta solo a crimini di guerra e non alla pace. Allora va fatta una richiesta alla politica, all'Europa, di tornare a svolgere un ruolo di diplomazia”.

Un percorso che poi “ci ha portato in piazza per difendere la sanità pubblica, e che ci porta oggi a Napoli per dire che, dalla capitale del Mezzogiorno, c'è bisogno di unire e non di dividere il Paese, di costruire quell'Europa che non c'è, ossia l'Europa sociale, l'Europa dei diritti, non quella della moneta e della finanza”.

Per il leader sindacale la Via Maestra “non è la mera sommatoria di tante associazioni, ma la costruzione di un percorso comune. Noi non abbiamo paura di accogliere le differenze, lavoriamo affinché tutte le culture si possano unire nel nome della Costituzione, della democrazia, della libertà delle persone”.

Per Landini questo “è un messaggio molto importante, e il fatto che assieme alla Cgil ci siano centinaia di associazioni laiche, cattoliche, reti di cittadinanza e singole persone, ci dice che siamo sulla strada giusta. Non abbiamo alcuna intenzione di fermarci, non siamo disponibili ad accettare che venga manomessa la Costituzione”.

La difesa della Costituzione

“La Costituzione non va cambiata, va applicata”. Per il segretario generale Cgil questo governo “la vuole radicalmente modificare e non la sta assolutamente applicando. Ma c’è di più: questo governo fa parte di quella cultura che non ha partecipato alla costruzione della democrazia e della Costituzione, ma se oggi è al governo è proprio grazie alla democrazia che abbiamo costruito”.

Landini rimarca che “la democrazia va praticata, non è eleggendo il capo che si risolvono i problemi. Abbiamo bisogno di una democrazia partecipata, in cui i cittadini possano non solo votare ma anche partecipare, controllare quello che si fa e dare il proprio contributo”.

La nostra Costituzione, aggiunge, parla di “un fisco giusto e progressivo. Abbiamo bisogno che i diritti fondamentali, a partire dal diritto al lavoro, che non deve essere precario, ai diritti alla salute e all'istruzione, debbano essere garantiti. Per fare questo ci vogliono investimenti e bisogna andare a prendere i soldi dove sono”.

Gli attacchi alle libertà

"L’attacco alla libertà di informazione di questi giorni mette in discussione la libertà di tutti”, rimarca Landini, citando anche la Rai, che è “un servizio pubblico, ma che diventa di volta volta servizio di chi comanda”. Per il segretario generale “il diritto a esprimere le proprie idee va garantito a tutti, in particolare ai giovani e agli studenti, che non stanno facendo alcunché di violento, se non esprimere il proprio punto di vista”.

La precarietà

"La nostra Repubblica non è più fondata sul lavoro, ma sulla precarietà e sullo sfruttamento”, dice Landini: “Abbiamo quattro milioni di lavoratori in part time involontario, che non arrivano a 20 ore a settimana, di cui il 70% donne e l’80% nel Mezzogiorno, con uno stipendio che non supera i 10 mila euro annui”.

E ancora: “Tra contratti a termine, a chiamata, in somministrazione, abbiamo altri cinque milioni di lavoratori. E poi ci sono le false partita Iva, o chi è costretto a fare lavoro autonomo. Questo livello di precarietà è inaccettabile, c’è una legislazione balorda che va cambiata. Una legislazione che non è nata ieri: sono leggi fatte da 25 anni, da tutti i governi che si sono succeduti”.

I quattro referendum

"Sono convinto che i nostri quattro referendum parlino a tutto il Paese”, illustra il leader sindacale: “Che futuro vogliamo lasciare ai nostri figli? Dover andare all’estero, lavorare in nero, essere precari a vita? Questa è una battaglia da fare tutti assieme, proprio per cambiare il Paese e applicare la Costituzione, affinché anche i giovani precari siano cittadini con pari dignità”.

Il referendum, continua Landini, “non è un voto che delega qualcun altro: è il cittadino che decide direttamente se abrogare o mantenere quella legge, è una pratica di democrazia. Per questo è necessario andare a firmare oggi per i quattro referendum e poi lavorare per convincere i 25 milioni di italiani ad andare a votare. Noi questa forza la abbiamo perché non abbiamo ambizioni di potere, a noi non ci compra nessuno”.

Il redditometro

“Quella fatta dal governo è una marchetta elettorale, per continuare a dire a quelli che le tasse non le pagano che possono continuare a non pagarle”. Così Landini, commentando la decisione dell’esecutivo di ritirare il provvedimento sul redditometro: “È una follia, in un Paese che ha 90 miliardi di evasione fiscale, dove il 90% dell'Irpef lo pagano i lavoratori dipendenti”.

Il leader Cgil evidenzia che non varare il redditometro “vuol dire far pagare sempre i soliti. Ma non è solo una marchetta elettorale, è anche un messaggio sbagliato, perché un cittadino in Italia deve avere il dovere di pagare in base a ciò che ha e a quello che prende. E se questo non avviene, aumentano solo le diseguaglianze e le ingiustizie sociali”.

L’autonomia differenziata

“L'autonomia differenziata va ritirata, non è ciò che serve all’Italia”. Landini evidenzia che “il Paese è già povero, la gente è povera pur lavorando, le diseguaglianze sono aumentate. Proprio per questo c'è bisogno di fare sistema, non di dividere l'Italia”.

Per Landini l’autonomia differenziata “mette in discussione la solidarietà: bisogna unire il Paese, non spezzarlo. I diritti fondamentali, il diritto al lavoro, alla salute, all'istruzione, vanno garantiti a ogni cittadino a prescindere da dove è nato, dove abita, come si chiama o di chi è amico”. Occorre andare a “prendere le risorse dove sono, combattendo l'evasione fiscale e facendo quelle scelte fondamentali che sono dentro la Costituzione”.

Alle Regioni il leader sindacale chiede di “ricorrere alla Corte costituzionale, di usare tutti gli strumenti democratici a disposizione per impedire leggi di questa natura”. E all’esecutivo ricorda che “governare non vuol dire comandare: il governo ha vinto le elezioni con 12 milioni 300 mila voti, i non votanti sono stati 18 milioni, mentre in 15 milioni hanno votato altre forze politiche. Il governo, dunque, non ha il diritto di usare i numeri che ha in Parlamento per cambiare la Costituzione, perché non rappresenta la maggioranza del Paese”.

Statuto e rappresentanza

"Dobbiamo lanciare una grande campagna per un nuovo Statuto dei diritti di tutti i lavoratori”, annuncia dal palco di Napoli: “I diritti non debbono essere legati al rapporto di lavoro che hai in quel momento, ma ogni persona che lavora deve avere sempre gli stessi diritti e le stesse tutele”. Landini sottolinea anche l’urgenza di una legge sulla rappresentanza sindacale: “I sindacati debbono contare per quello che valgono, per quanti iscritti hanno e quanti voti prendono”.

Morti sul lavoro

“Se si vuole fermare questa strage bisogna cambiare il sistema di fare impresa, a partire dalla cancellazione della logica del subappalto, del massimo ribasso, e cancellando la precarietà nel lavoro”. Per Landini questa “è la battaglia che va fatta”.

Il segretario Cgil sottolinea che “a uccidere sono il sistema di fare impresa, gli appalti, i sub-appalti, il lavoro precario. Su questo non si sta intervenendo, anzi, si continua ad allargare il sistema degli appalti, introducendo addirittura per legge il subappalto a cascata, proseguendo a non investire nella formazione e nella prevenzione”.