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“Avremmo sperato di ritrovarci dopo due anni di pandemia, di nuovo tutti in piazza in una situazione meno difficile, meno complicata di quella che invece dobbiamo affrontare. Ma credo che essere di nuovo qui, tutti assieme, sia comunque un fatto importante da cui ripartire”. Con queste parole Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha esordito sul palco di Assisi durante la manifestazione nazionale per il Primo maggio, che quest'anno ha scelto come slogan "Al lavoro per la pace".
In piazza insieme a Landini, c'erano i leader di Cisl e Uil Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombarbieri. Sul palco sono anche saliti sei delegati sindacali di diverse categorie e il custode del Sacro convento di Assisi, frate Marco Moroni. La manifestazione è iniziata con un pensiero rivolto alla popolazione ucraina, vittima della guerra. Scuola, sicurezza sul lavoro e precarietà sono stati poi i temi affrontati in tutti interventi.
Le prime parole di Landini, in effetti, sono state per l'Ucraina: “Il mondo del lavoro è per la pace, contro qualsiasi guerra, da qualsiasi parte questa arrivi – ha detto -. È evidente che siamo di fronte a una guerra in Europa, perché c'è stata una persona che ha deciso di praticarla e di riportarci indietro di 70 anni. Non possiamo certo accettare di ritornare al fatto che la guerra sia il normale strumento di regolazione dei rapporti tra le persone e tra gli stati. Ma dico con altrettanta nettezza che la guerra non si sconfigge con la guerra”. “Non è possibile pensare che siamo più sicuri se aumentano gli investimenti in armi – ha continuato Landini -. Io credo che da questa giornata di mobilitazione debba arrivare una sola voce che dice: non è momento di riarmare, ma il momento della trattativa. È il momento di ritornare allo spirito della conferenza di pace di Helsinki del 1975, che ha affermato che tutti i popoli del mondo devono trovarsi per discutere del disarmo, della coesione e del multilateralismo”.
Poi il discorso è passato alla situazione economica e sociale italiana. “La gente non è in grado di arrivare alla fine del mese – ha spiegato il segretario Cgil -. Allora c'è bisogno che in Europa e in Italia si sostenga il lavoro, si sostengono le pensioni. Al presidente del Consiglio, che da quando è scoppiata la guerra non ha avuto ancora il tempo di discutere con le organizzazioni sindacali, diciamo una cosa molto semplice: per risolvere i problemi delle persone bisogna migliorare la quattordicesima e indicizzare le detrazioni al livello reale dell'inflazione”. Per Landini, “non è normale che in Italia siano tassati più il lavoro e le pensioni che non la rendita finanziaria”. E che durante questa pandemia “siano aumentate le diseguaglianze”. Per questo serve “un contributo di solidarietà straordinario, che riguarderebbe non più del 5% degli italiani che hanno aumentato le loro rendite finanziarie e la loro ricchezza, per aiutare a chi oggi non arriva alla fine del mese. Sarebbe un gesto non solo politicamente forte ma di unità e di giustizia sociale, così come la tassazione degli extra profitti”.
“Noi abbiamo un male in questo paese – ha continuato - che si chiama precarietà. Noi non possiamo lasciare ai giovani un futuro fatto di eterno presente precario. E per cambiare la precarietà bisogna cambiare quelle leggi balorde che sono state fatte in questi anni da tutti i governi che si sono succeduti. Proponiamo un'unica forma di contratto, fondato sulla formazione e che sia finalizzato alla trasformazione a tempo indeterminato e alla stabilità del lavoro”. Un'altra proposta è “aumentare i salari e rinnovare i contratti nazionali di lavoro, facendo riferimento all'inflazione reale”. La Cgil è per dare contributi alle imprese, “come sono stati dati in questi due anni più di 100 miliardi”, ma a delle condizioni, “in modo che chi ha i soldi pubblici non licenzi, non delocalizzi e trasformi i contratti a tempo indeterminato”.
Infine Landini ha affrontato la questione della crisi energetica. “Se noi oggi siamo dipendenti dalla Russia – ha detto – è perché in questi anni non sono state fatte le cose che dovevano essere fatte per le energie rinnovabili. Serve quindi un piano energetico serio, e investimenti green in grado di creare decine di migliaia di posti di lavoro”. “Bisogna mettere al centro il lavoro - ha concluso -, per questo diciamo che il lavoro si batte per la pace. Per questo diciamo no alla guerra, no al riarmo. Sì al lavoro, agli investimenti, alla libertà e alla democrazia”.