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Lavoro e salute “devono camminare insieme”, e “salute e sicurezza vengono prima del profitto, questo è il messaggio che vogliamo lanciare e l'impegno che assumono Cgil, Cisl e Uil”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, concludendo l’iniziativa dei sindacati confederali per la Giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro e delle vittime dell'amianto.
Landini, in chiusura del seminario online tenutosi oggi, 28 aprile, ha ricordato che “alle spalle abbiamo un lavoro importante e di fronte a noi abbiamo un periodo di grandi investimenti”. È quindi una “giornata che vale doppio, frutto di quello che abbiamo fatto in quest’anno dentro la pandemia”.
Cgil, Cisl e Uil hanno “realizzato protocolli per la sicurezza nel momento più difficile, un anno fa”, ricorda Landini, anche arrivando a programmare iniziative di mobilitazione e di sciopero per “affermare che la salute e la sicurezza venivano prima di ogni altra cosa”. E nel “recente Protocollo per la sicurezza, che abbiamo aggiornato e firmato, abbiamo ribadito e mantenuto il concetto che non si può lavorare se non si rispettano le norme di salute e sicurezza”. Nel Protocollo “è scritto che le imprese che non rispettano” le norme “devono cessare l'attività”, prosegue Landini: “Questo principio dobbiamo farlo valere non solo nella fase della pandemia, ma deve diventare il punto di riferimento anche quando saremo fuori dalla pandemia”.
Landini riafferma come “l'obiettivo zero morti sul lavoro” sia “l’obiettivo di tutto il movimento sindacale”, un obiettivo “che vogliamo rilanciare con forza”. Il problema, osserva, è che “c’è troppa precarietà, non si fa la formazione adeguata ai giovani che entrano nel mondo del lavoro, e nel sistema dell'appalto, sub e finto, si va a discapito delle regole minime di sicurezza e di rappresentanza”.
È dunque necessario “introdurre una patente a punti, per cui le imprese che non rispettano le norme di sicurezza non dovrebbero essere ammesse agli appalti”. E occorre “non solo bloccare aziende che non rispettano le norme sulla sicurezza sul lavoro, ma incentivare le aziende virtuose. Estendere e prorogare i comitati di sicurezza che hanno operato in tempo di Covid anche oltre l'emergenza pandemica e investire perché i macchinari siano progettati e costruiti per tutelare la sicurezza”.
“Continuo a non capire – aggiunge Landini – come mai l'Inail non sia stato inserito nel Cts, malgrado il contributo dato in periodo di pandemia”.
“Si muore ancora sul lavoro perché prevale una cultura che considera la sicurezza un costo anziché un investimento”. Ed è proprio in materia di investimenti che il segretario generale della Cgil chiede che “l’enorme mole di denaro del Recovery Plan sia utilizzata per definire non solo un nuovo modello di sviluppo, ma anche una nuova qualità del lavoro che consenta di mettere in cantiere progetti in collaborazione tra imprese, università e sindacati, che puntino sulla sicurezza dei lavoratori. In questo la tecnologia svolgerà un ruolo fondamentale”.
Quanto alla “mappatura e bonifica dall'amianto di territori, siti e edifici”, per Landini “non è più prorogabile con il Recovery, ma va detto che c'è un problema di assunzione di responsabilità a ogni livello: sono una grande minoranza le Regioni che hanno disposto piani per lo smaltimento dell'amianto”. "Buone leggi - spiega Landini - se non vengono applicate, servono a poco”. Per il segretario generale della Cgil “va anche introdotto il principio che chi inquina paga, perché è necessario che nella fase di bonifica le imprese che hanno inquinato contribuiscano a pagare per la messa in sicurezza degli ambienti e dei siti”.