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“Recuperare almeno una mensilità media all’anno”. Questa la soluzione del segretario generale Cgil Maurizio Landini, formulata oggi (lunedì 9 gennaio) in una lunga intervista pubblicata sul quotidiano La Stampa, per battere la super-inflazione e arginare la recessione.
“Chiediamo almeno cinque punti di taglio del cuneo contributivo, cui aggiungere il recupero del fiscal drag”: ecco il modo per ottenere la mensilità aggiuntiva, che può essere “ampliata con il rinnovo dei contratti nazionali che non si fermi all'inflazione Ipca (ossia l'indice dei prezzi al consumo armonizzato)”.
La finanziaria 2023
Al leader sindacale la legge di bilancio del Governo Meloni proprio non piace. “Sarebbe servito un intervento forte – spiega – che alleggerisse il carico fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni, e allo stesso tempo introducesse un sistema automatico di recupero del drenaggio fiscale”. Un recupero da realizzare “indicizzando la detrazione all'inflazione. Serve perché gli aumenti siano reali”.
Una misura che si può fare subito, magari anche allargando “la base imponibile e avviando una lotta senza quartiere all'evasione fiscale. Altro che tregue fiscali che mascherano condoni. I dati dimostrano che i contributi e le entrate fiscali sono aumentati. Vuol dire che la tassazione sale senza che le retribuzioni nette seguano. È una contraddizione che va corretta”.
Ma la lista delle urgenze è lunga: dalla necessità di “rendere stabili i troppi precari, dalla sanità alla scuola e ai servizi” alla creazione di “nuova occupazione con assunzioni a tempo indeterminato”. Occorre pure “rinnovare i contratti nazionali di lavoro, anche nella prospettiva di una legge sulla rappresentanza che dia pieno valore agli accordi nazionali e chiudere alla logica del massimo ribasso in appalti, subappalti e finte cooperative”.
Landini, insomma, non risparmia critiche al governo. La finanziaria 2023 “aumenta le diseguaglianze, anche cancellando il reddito di cittadinanza: con l'aria che tira, e i poveri che aumentano, va migliorato e non cancellato”. E poi c’è la flat tax per i redditi oltre i 65 mila euro: “Un esempio di politica errata e divisiva. Non è questa la strada buona”.
Le "idee sbagliate" del governo
Più in generale, il leader Cgil evidenzia che all’esecutivo manca “un'idea di sviluppo per un futuro nuovo del Paese. Quelli del governo non sono solo strumenti di distrazione di massa rispetto ai problemi reali. Dietro alle deboli strategie si celano anche idee sbagliate”.
È sicuramente sbagliato insistere “sull'autonomia differenziata che spacca il Paese”, così come “lasciar fare al mercato in tema di politiche energetiche”. L’esecutivo, dunque, crede in “un modello di sviluppo costruito sulla logica delle piccole patrie e non su riforme di sistema e politiche di sviluppo industriali che affrontino l'esigenza di far crescere il Paese”.
Ma è su salari e lavoro che si registrano le critiche più dure. “Occorre contrastare la precarietà, che è la ragione principale dei bassi salari, dai part time involontari alle partite Iva”, argomenta Landini, rilevando come “il ritorno ai voucher, che mercifica il lavoro e aumenta lo sfruttamento, sia sbagliato, come l'estensione dei contratti a termine. Si allarga l'insicurezza e non si affronta il problema dei salari, i più bassi in Europa”.
C’è poi un’altra questione ineludibile: “Non si vanno a prendere i soldi dove sono. È inaccettabile che non si intervenga più nettamente sugli extraprofitti. Noi avevamo proposto un contributo straordinario di solidarietà per aumentare lavoro e investimenti. Invece, lo scorso anno è aumentata la ricchezza detenuta da pochi. La manovra del governo indebolisce anche la classe media e il suo potere di acquisto”.
Una riflessione importante è quella legata al salario minimo. “È un’evoluzione legata alla riforma della legge di rappresentanza”, conclude il segretario Cgil: “Ci sono norme europee da recepire, in fretta perché siamo in ritardo. Già adesso si devono introdurre gli strumenti che diano un valore e validità generale ai contratti nazionali di lavoro. Vanno cancellate le intese pirata per arrivare a una misurazione di chi fa i contratti nazionali”.