“Ci sono tutte le condizioni per raggiungere il quorum. Certamente non è facile in un Paese dove ormai metà degli elettori non va a votare. Ma questo è un voto che non delega, ma consente di decidere direttamente”. Così il segretario generale Cgil Maurizio Landini, parlando dei cinque referendum dell’8-9 giugno in un’intervista apparsa oggi (lunedì 31 marzo) sul Corriere della Sera.

“In caso di vittoria, il giorno dopo il voto due milioni e mezzo di persone otterranno la cittadinanza italiana, i lavoratori delle aziende con più di 15 dipendenti riavranno tutti l’articolo 18 contro i licenziamenti e si estenderà alle imprese appaltatrici la responsabilità in caso di incidenti sui lavori appaltati”, ricorda il leader sindacale.

Landini sottolinea che “diversi partiti hanno firmato per il referendum, quindi mi aspetto che facciano la loro parte durante la campagna referendaria, che formalmente si aprirà tra qualche settimana. E mi aspetto che tutti i partiti, indipendentemente dalla loro posizione, invitino i cittadini a votare. Troverei inaccettabili gli inviti ad andare al mare, un vero attacco alla democrazia”.

Concludendo sul tema dei cinque quesiti, il segretario generale Cgil annuncia che “l’11 e 12 aprile a Milano lanceremo la campagna referendaria. Il 12 saremo in piazza in 120 città e a Bruxelles e Parigi perché, lo ricordo, potranno votare anche i cittadini fuori sede in Italia e all’estero per motivi di studio, lavoro o cura”.

Pace e riarmo

Venendo all’assemblea aperta per la pace organizzata dalla Cgil sabato 29 marzo, Landini rimarca anzitutto la partecipazione “dei Comuni di Roma e Bologna e della sindaca di Perugia”, affermando di aver “scelto di parlare con le associazioni cattoliche e laiche, con le quali da tempo chiediamo il cessate il fuoco, la fine della corsa al riarmo e la richiesta di un’Europa fondata sul lavoro e sulla pace. Un percorso che continua nei territori, anche con l’obiettivo di coinvolgere tutti nella partecipazione ai referendum”.

Sul tema del riarmo, Landini evidenzia anzitutto “che c’è un casino nel governo”. Passando alle opposizioni, nota che “il Pd e Avs hanno espresso nelle sedi istituzionali, e non solo, una linea contraria al riarmo delle singole nazioni”. Rimarca l’esistenza del “problema di una politica per la sicurezza dell’Europa, ma per noi deve essere fondata sui diritti, il lavoro e lo Stato sociale”.

Riguardo la manifestazione dei 5 Stelle contro il riarmo che si terrà sabato 5 aprile, Landini annuncia che “la Cgil non aderisce a manifestazioni di partito” ma che “le singole persone faranno quello che ritengono più opportuno”, sottolineando come la Confederazione sia “rispettosa di questa e di altre iniziative contro il riarmo”.

Industria e salari

Il segretario generale Cgil definisce “una stupidata totale” l’idea di riconvertire il settore automotive alla difesa: “Qui siamo davanti a scelte di fondo. Quando produci le armi poi le devi usare. Non è accettabile quest’ipotesi di riconversione, perché così si entra in un’economia di guerra, invece alle persone bisogna dare sviluppo e diritti”.

Per Landini “l’Italia e l’Europa hanno il problema di non essere più al centro dell’innovazione, come si vede sull’intelligenza artificiale. E anche sui settori più tradizionali, come siderurgia, chimica, mobilità, abbiamo smesso da tempo di investire. Le politiche industriali debbono avere altri obiettivi, dalla stabilità e qualità dell’occupazione al miglioramento dei salari”.

Il tema dei salari è uno dei temi centrali dell’intervista: “Governo e Confindustria debbono riaprire i tavoli per rinnovare i contratti pubblici e privati, dai metalmeccanici alle telecomunicazioni, con aumenti reali”. Landini mette in risalto che “risolvere la questione salariale significa anche affrontare le ragioni della povertà del lavoro: dalla redistribuzione dei redditi, tutta a favore dei profitti, alla precarietà senza precedenti, fino alla catena dei subappalti. Per questo i referendum sono fondamentali”.

In conclusione, Landini rileva la necessità di fare una riflessione “sui settori più frantumati e colpiti da dumping contrattuale”, realizzando misure come “il salario orario minimo sotto il quale non si possa andare, una legge sulla rappresentanza contro i contratti pirata e il superamento dei subappalti al massimo ribasso. Con il voto dell’8-9 giugno si possono cambiare le cose, creando le condizioni per un salario fondato sulla stabilità e la sicurezza del lavoro”.