Sulla drammatica situazione in Ucraina "insieme a Cisl e Uil abbiamo assunto una posizione unitaria e chiesto di arrivare a un accordo, nel rispetto della vita e delle persone coinvolte. È il momento che l'Europa faccia sentire la sua voce. Proporremo all'assemblea un ordine del giorno che ribadisca l'impegno della Cgil e del mondo del lavoro per la pace". Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha aperto la relazione introduttiva nell'assemblea organizzativa del sindacato, oggi (giovedì 10 febbraio) a Rimini. Un intervento lungo e articolato, quello del segretario, che ha toccato i temi principali del dibattito sindacale, politico e sociale: la Cgil affronta la sfida del cambiamento e mette in campo una sua proposta forte per governarlo.
Il percorso innovativo dell'assemblea
La fase finale dell'assemblea arriva al termine di un percorso il più possibile partecipato. Sono state realizzate 1.517 assemblee generali composte complessivamente da 64.580 persone. "Uomini e donne - ha detto Landini - che rappresentano le nostre strutture territoriali a ogni livello. Siamo partiti tutti dalla consapevolezza di alcuni problemi da affrontare: il rapporto con i giovani, incrementare gli iscritti e prendersi carico dei loro bisogni, riscoprire il ruolo delle Camere del Lavoro nel territorio, rendere le delegate e i delegati protagonisti, rinnovare il nostro modo di comunicare utilizzando tutti gli strumenti che le tecnologie digitali rendono disponibili. Per affrontare queste sfide dobbiamo investire sia sulla formazione, sia su un progetto di trasformazione digitale". La Cgil non è partita con proposte definite dall'alto: "Abbiamo operato un'azione di ascolto dal basso, dalle strutture e dal territorio, per poi definire insieme i cambiamenti necessari: questo deve essere il nostro metodo". Il senso dell'assemblea sta nel rendere vincolanti le scelte che verranno prese: "Ogni decisione deve avere tempi certi e verifiche periodiche per dare una valutazione. È un passo essenziale per far crescere la nostra organizzazione".
Un nuovo modello sindacale
Oggi c'è l'esigenza di costruire un nuovo modello sindacale, ha spiegato Landini. "Cambiamenti profondi in questi anni hanno riguardato il mondo del lavoro - a suo avviso -. Le nuove forme produttive cosiddette snelle, il tramonto della grande fabbrica come modello organizzativo della produzione industriale, tutto questo ha avuto un impatto pesante. Si è contratta l'industria e sono cresciuti i servizi, spesso di scarsa qualità, dove la produttività è molto più bassa dell’attività industriale. Le occasioni di lavoro che si presentano, e i livelli salariali che si offrono, sono peggiori rispetto al passato. È anche in questi processi che sta l’attuale frammentazione, parcellizzazione, subordinazione del lavoro, fino alla sua forma estrema: l’occupazione precaria". Il segretario ha citato la catena degli appalti e subappalti, soffermandosi poi sul nodo della tecnologia: "Oggi siamo nel pieno di una rivoluzione tecnologia. Ma la tecnologia non è neutra, dipende da come si usa. C'è rischio di nuove fratture tra un nucleo ristretto di persone che detiene conoscenza e sapere, ed è chiamato a svolgere funzioni strategiche per l’impresa, e un'area ampia di lavoratori che svolgono mansioni ripetitive e rischiano l’obsolescenza".
Rappresentare tutti i lavoratori
Qui si pone una grande questione, ha proseguito: "Come far sentire rappresentate tutte le forme di lavoro". "Vogliamo costruire un sistema di rappresentanza fondato sulla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Per questo - ha aggiunto - a Cisl e Uil proponiamo di dare vita a una stagione di elezione delle Rsu in tutte le imprese con più di 15 dipendenti. Crediamo anche sia importante, dove ci sono le Rsa, optare unitariamente per la loro eleggibilità e non per la nomina da parte dell'organizzazione". Si può pensare a delegate o delegati di sito e filiera, ovvero figure che cercano, nella loro funzione di rappresentanza, di riunificare ciò che i processi produttivi dividono. "Proponiamo un'idea di sindacato confederale basato sull'unità e sul pluralismo: per affrontare il problema di come mettere i lavoratori al centro del cambiamento".
Mobilitazione unitaria per fare accordi
Il leader della Cgil ha parlato anche della Cisl, dopo lo sciopero generale del 16 dicembre proclamato da Cgil e Uil: "Mentre con la Uil abbiamo chiamato i lavoratori a scendere in piazza, a sostegno della piattaforma unitaria, la Cisl ha fatto una scelta diversa - ha ricordato -. Non vediamo oggi le condizioni di un generico patto sociale e di un'indistinta concertazione, strumenti che comunque restano validi. Adesso è il momento di proseguire la mobilitazione unitaria per realizzare accordi con il governo e le controparti che superino la precarietà e creino lavoro stabile, per uscire da una vera e propria pandemia salariale". Poi bisogna arrivare a "una vera riforma fiscale e previdenziale, servono nuove politiche industriali e di sviluppo che mettano al centro lavoro e crescita". Sull'unità sindacale "dobbiamo ragionare con un profilo diverso: nel nostro tempo non vedo ragioni di appartenenza politica e partitica che siano un ostacolo per un sindacato unitario, un soggetto che deve nascere dal basso e sia fondato sulla democrazia, l'autonomia, la partecipazione e sulla rappresentanza di ogni forma di lavoro".
La crisi della politica e il ruolo del sindacato
Inevitabile il passaggio sulla situazione politica. Landini ancora una volta ha ringraziato Sergio Mattarella per la sua rielezione al Quirinale e per il discorso di insediamento, che ha messo al centro il lavoro e la dignità delle persone. Allo stesso tempo, però, ha sottolineato "la drammatica gestione dell'elezione da parte dei partiti, che ha di fatto destrutturato il sistema politico e reso sempre più profonda la distanza col Paese". La maggioranza dei cittadini - lo dicono i dati - crede nella politica ma non si riconosce in alcuna forma presente oggi. "Noi pensiamo che la politica debba tornare ad avere un ruolo decisivo. Da parte nostra, come Cgil, siamo quelli che possono ambire a riunificare il mondo del lavoro. Una riunificazione fondamentale per ricostruire anche la politica e la sinistra: proprio per questo il sindacato non può prendere a prestito la politica dei partiti, anzi, dobbiamo essere il sindacato democratico e unitario che rappresenta tutti i lavoratori".
Occupazione e morti sul lavoro
Per l'Istat il nostro Paese è tornato ad avere un tasso di occupazione pari a quello del febbraio 2020. "Il lavoro che si crea è per la gran parte a tempo determinato e precario - ha notato Landini -. Da questo punto di vista denunciamo l'esplosione dei tirocini extracurriculari che riguardano ormai due milioni di lavoratrici e di lavoratori, in gran parte giovani definiti 'in formazione', che lavorano più di 40 ore settimanali per un rimborso spese che va dai 300 ai 600 euro al mese, senza alcun diritto". Il segretario ha ricordato la morte di Lorenzo Parelli, 18 anni, che è il culmine di "una drammatica distorsione nel rapporto tra lavoro e istruzione. La sua morte richiama tragicamente la questione del lavoro, che per tanti giovani e tante donne si presente nella forma della precarietà, con salari da fame, sfruttamento, non di rado infortuni mortali. Si è fatto credere che abbassando l'asticella dei diritti riprendesse la crescita e lo sviluppo. Non solo questo non è avvenuto, ma ha solo peggiorato le condizioni del lavoro". Le cosiddette "morti bianche" sono aumentate: "Non si può morire sul lavoro e di lavoro. La sicurezza non è una gentile concessione di qualcuno, ma un diritto conquistato dalle lotte dei lavoratori. Ed è la condizione irrinunciabile per un Paese civile, per la dignità e la qualità del lavoro".
Basta precarietà
"Nel confronto col governo e le imprese vogliamo lanciare un messaggio secco: basta precarietà". Ecco il monito forte che arriva dall'assemblea: "Bisogna porre fine a questa forma di lavoro che impedisce qualsiasi progetto di vita a tanti giovani, tante donne, che ostacola la crescita e lo sviluppo del Mezzogiorno. Basta precarietà vuol dire cancellare forme di lavoro che negano la dignità delle persone e ne favoriscono lo sfruttamento; introdurre un contratto unico di inserimento al lavoro a contributo formativo e finalizzato alla stabilità occupazionale; condizionare i finanziamenti e le agevolazioni pubbliche alle imprese alla stabilità del lavoro; superare il principio aberrante che si può essere poveri lavorando. Basta precarietà - inoltre - significa che nelle imprese, nei luoghi di lavoro pubblici e privati, vanno aperte vertenze per la stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari". La battaglia contro la precarietà "deve diventare la carta d'identità del sindacato confederale".
Le richieste della Cgil al governo
Maurizio Landini si è rivolto al governo, ribadendo le richieste della Cgil: "Serve una seria riforma fiscale - ha detto -: finora l'intervento operato è per noi insufficiente. Ma il governo deve cambiare anche metodo di confronto: non è sufficiente ascoltare il sindacato, poi riunirsi con la maggioranza e richiamare il sindacato per informarlo di cosa hanno deciso. Così non va bene, è controproducente per l'esecutivo e per tutti, non è quello di cui abbiamo bisogno". Sul tema delle pensioni "bisogna riconoscere il lavoro di cura delle donne e una pensione contributiva di garanzia che assicuri un futuro previdenziale dignitoso a chi è costretto a lavori precari e bassi salari. Così come va riconosciuto il diritto alla rivalutazione delle pensioni per gli attuali pensionati". Da tempo in Italia manca una politica industriale, oggi siamo alla prova del Pnrr: "Investiamo in infrastrutture materiali e immateriali, nel trasporto pubblico e nella mobilità, nelle energie rinnovabili e nella chimica verde, nell’agricoltura biologica, nel turismo e nella cultura. Serve un piano straordinario sull'automotive". Landini ha poi chiesto un intervento urgente contro il caro bollette.
In chiusura della relazione, il segretario ha ricordato: "Con questa assemblea organizzativa non abbiamo inteso semplicemente parlare al nostro interno". Quindi la sfida e l'ambizione della Cgil: "Ridare voce alle delegate e delegati eletti da tutte le lavoratrici e i lavoratori è per noi una scelta strategica. È la condizione per riaffermare una vera democrazia. Il fatto che milioni di lavoratrici e lavoratori pubblici siano chiamati a votare per eleggere la loro rappresentanza è un impegno che non può riguardare le sole categorie, ma tutta la Cgil. Essere confederali significa comprendere che la qualità del lavoro pubblico è la condizione per garantire a tutti i diritti di cittadinanza. Comprendere che quel voto non misura semplicemente la rappresentanza delle organizzazioni sindacali, ma può riaprire una nuova stagione di democrazia e di partecipazione. Comprendere - infine - che è il momento di estendere per legge il diritto di eleggere i propri delegati a tutto il mondo del lavoro".