“La premier Meloni la butta in politica e crea nemici per non parlare dei problemi”. Così il segretario generale Cgil Maurizio Landini, in un’intervista pubblicata oggi (venerdì 20 dicembre) sul Domani: “Io faccio il sindacalista e dico che i problemi sono i salari al palo, la precarietà che aumenta, la sanità pubblica che non funziona. Si continuano a tassare dipendenti e pensionati, anziché prendere i soldi da chi in questi anni ha fatti profitti record. La rivolta sociale, ripeto per l'ennesima volta, è chiedere alle persone di mettersi insieme per superare le disuguaglianze”.

Governo: “Si mette in discussione il diritto di sciopero”

“Il governo non sta risolvendo alcun problema, e usa la maggioranza che ha in Parlamento per non discutere con nessuno”, illustra il segretario generale Cgil: “In queste ore non siamo solo di fronte a una brutta legge di bilancio, ma anche a un governo che non vuole trovare un accordo con i sindacati scesi in piazza, che hanno dimostrato la loro rappresentanza”

Landini vede in atto “un tentativo più ampio di mettere in discussione il sistema di relazioni sindacali e il diritto di sciopero. Rivendichiamo una legge sulla rappresentanza che dia sostegno agli accordi interconfederali in modo che non sia il governo a scegliere con quale sindacato gli conviene fare accordi, ma siano sempre i lavoratori a decidere”.

Finanziaria: “Taglia spesa sociale e per politiche industriali”

La finanziaria “introduce l'austerità nel nostro Paese per i prossimi sette anni, taglia la spesa sociale e quella per le politiche industriali. L'unica spesa pubblica che aumenta è quella per le armi. Ma il vizio d'origine è il piano presentato all'Europa, che prevede la riduzione del debito pubblico: cosa giusta, ma non tagliando la spesa sociale. La riduzione del debito va fatta andando a prendere i soldi dove sono, tassando rendite e profitti, costruendo un piano di investimenti pubblici e privati in grado di creare lavoro e determinare una crescita del Paese”.

Stellantis: “Non ci sono garanzie né sicurezze”

L’ex Fiat non ha presentato “un piano industriale, bensì un piano di transizione, anche perché nel 2025 continuerà a esserci la cassa integrazione come nel 2024. L'unica novità è l'impegno su una piattaforma per Pomigliano e qualche versione ibrida di auto. Ma sia Mirafiori sia altri stabilimenti restano scarichi di commesse. Non c'è investimento sulla gigafactory, ma per produrre auto elettriche serve tutta la filiera industriale, anche la gigafactory”.

Per Landini “due miliardi per il 2025 non sono un piano di investimenti, è una cifra del tutto insufficiente ad affrontare il processo di cambiamento del settore”. Insomma, c'è un “atteggiamento diverso, ma non c'è la definizione di un progetto che dia sicurezze produttive e garanzie occupazionali. Siamo lontani da un vero piano industriale”.

Industria: “Serve moratoria sui licenziamenti”

Il 5 febbraio i sindacati dell'industria europei manifesteranno a Bruxelles. “Abbiamo due proposte”, argomenta il leader sindacale: “Una moratoria dei licenziamenti in tutta Europa. E la costituzione, come nella pandemia, di un fondo europeo per affrontare la transizione del settore industriale, con sostegno al reddito e alla formazione, anche per accompagnare processi di riduzione e riarticolazione degli orari di lavoro”.

Landini ricorda che “i privati fanno i piani industriali, ma le politiche industriali le fanno i governi, perché mettono soldi pubblici e quindi devono indicare indirizzi, settori e strategie di fondo. Lasciar fare al mercato, come pensa il governo, è un errore tragico e strategico. L'assenza di politiche pubbliche degli ultimi vent'anni la stiamo pagando in termini occupazionali e di ritardi sul piano tecnologico”.

Autonomia differenziata: “Va rimossa l’idea stessa”

“Va rimossa l'idea stessa di autonomia differenziata, non solo ciò che per la Corte è, nella sostanza, incostituzionale. Questo è stato il senso della raccolta di firme”, conclude Landini: “I referendum sono sei, affermano che serve un'unica politica fiscale, energetica, economica, una sanità nazionale, che la responsabilità negli appalti deve essere della ditta committente, perché i sub-appalti distribuiscono sfruttamento e morte, che abbiamo diritto a un lavoro non precario, e di dare cittadinanza a tutte le persone che con il loro lavoro e la loro intelligenza pagano le tasse e fanno crescere il Paese”.