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Torna l’Europa “cattiva”? Dopo gli sforzi espansivi molto importanti del Pnrr – con la novità per certi aspetti dirompente del debito comune – il richiamo della Commissione contro il blocco dei licenziamenti in Italia lascia l’amaro in bocca. Siamo di nuovo a un’idea di stampo neoliberista in cui la protezione dell’impiego sarebbe, chissà come, un danno, un laccio al dispiegarsi di un mercato del lavoro che “lasciato andare” sarebbe virtuoso di per sé.
Secondo quanto scrivono i tecnici della Dg Ecfin della Commissione europea, nello staff working document (il documento di lavoro che accompagna la proposta di raccomandazione al Consiglio per l'Italia), il blocco dei licenziamenti avvantaggerebbe i garantiti "a detrimento degli occupati a tempo determinato e degli stagionali".
Non ha usato eufemismi, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, intervenuto questa mattina a L’aria che tira, su La7 nel commentare questa posizione: “Si tratta di una bugia. Nel nostro paese il problema è che c’è troppa precarietà”, ha detto. Altro, dunque, che sblocco dei licenziamenti. “Sono stanco di questa contrapposizione tra garantiti e precari” e se si vuole davvero colpire la precarietà “occorre cancellare tutte quelle forme assurde contrattuali, ben 30, che sono state introdotte negli ultimi anni e non fanno altro che aumentare le competizione tra persone. Fino ad arrivare addirittura ai contratti pirata e ai ricatti verso i lavoratori: se non accetti di lavorare a queste condizioni, ne scelgo un altro”.
Insomma, per il segretario generale della Cgil, poiché non siamo fuori dalla pandemia e i lavoratori hanno pagato e stanno pagando molto, “se le persone vengono lasciate sole a sé stesse, perdono fiducia verso le istituzioni e questo è molto grave”. Poi ha puntualizzato: “Non stiamo dicendo che non si potrà più licenziare, ma che il blocco va prorogato al 31 ottobre e da qui a quella data va fatta una riforma degli ammortizzatori sociali, che sia davvero universale e che accompagni le persone che debbono cambiare lavoro”. Un’azione rispetto alla quale, per il sindacalista, la formazione dovrà svolgere un ruolo essenziale.
Insomma: è chiaro che bisognerà seguire i cambiamenti e le trasformazioni del lavoro indotte anche dalla pandemia, “ma tutto questo va fatto senza far perdere il lavoro alle persone”.
Infine, quello che è forse l’argomento decisivo rispetto alle raccomandazioni della Commissione: “I dati Istat hanno certificato che nei primi mesi del 2021 l’occupazione è cresciuta – ha scandito il leader della Cgil – e questo è accaduto quando c’era proprio il blocco dei licenziamenti”. Dal che si capisce che proteggere i lavoratori non è affatto in contraddizione con le assunzioni. Anzi, magari è proprio il contrario, poiché un lavoro sicuro e di qualità, fa bene a tutti. Anche alle imprese.