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“In autunno avevamo detto che la manovra del governo gialloverde era recessiva. Purtroppo avevamo visto giusto: se non si rilanciano gli investimenti pubblici e privati crescita non ce n'è, e se non si riducono seriamente le diseguaglianze la crisi non si risolve. Il Def appena varato certifica il fallimento delle ricette sin qui adottate. Siamo in una situazione pericolosa e purtroppo il governo continua a fare campagna elettorale con idee sbagliate rifiutandosi di avviare un vero confronto con le forze sociali”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Maurizio Landini in un'intervista pubblicata oggi contemporaneamente su La Stampa e Il Secolo XIX.
Il riferimento è alla flat tax, ma non solo. “La tassa piatta è una presa in giro per chi paga le tasse, in un Paese che ogni anno registra 120 miliardi di evasione fiscale e 50-60 dispersi in corruzione, con una pressione elevatissima sul lavoro dipendente e sui pensionati troppo alta. E poi la nostra Costituzione dice che la tassazione deve essere progressiva”. Chi parla di flat tax tax progressiva e per il ceto medio “racconta frottole”, sottolinea il sindacalista: “Un sistema progressivo è altra cosa. Serve una profonda riforma fiscale, che allarghi davvero la platea alleggerendo il peso su salario e pensioni, che semplifichi, e cancelli le norme pro-elusione ed evasione, che potrebbe essere efficacemente stroncata. Un sistema in cui si pagano tasse giuste, in cui si garantiscono diritti sociali veri, in cui si crea lavoro. Con Cisl e Uil avanzeremo una proposta concreta di riforma”.
Sulla patrimoniale, “mai come oggi c'è stato un livello tanto alto di disuguaglianze sociali, economiche e di condizioni di vita. Uno strumento fiscale, nell'ambito di una riforma, è necessario: chiamiamolo come volete, troviamo la forma più intelligente, ma la strada è quella. Il Fmi parla di tassazione dei patrimoni e della ricchezza non per cambiare il modello capitalistico, ma per evitare una crisi della tenuta democratica. Chi più ha, più deve dare. Per creare lavoro, e per cambiare il modello di sviluppo: cosa produciamo, come lo produciamo, con che sostenibilità ambientale, e senza accettare la guerra al ribasso tra le persone”.