“Il governo continua a non andare a prendere i soldi dove sono: non va a tassare le rendite e i profitti”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. “Questa è una povertà di reddito – ha spiegato – ma è anche una povertà legata al fatto che non hai le scuole, gli asili, il diritto di curarti: c'è bisogno di un cambiamento radicale”.
Salario orario minimo e aumenti
“Come noto – ricorda il leader di Corso d’Italia – noi abbiamo chiesto l’istituzione del salario orario minimo e il rinnovo dei contratti, con l’obiettivo di tutelare realmente il potere d’acquisto. Cose che il governo non vuole fare, cioè non vuole aumentare i salari per far ripartire davvero l’economia nel Paese. Il modello che si è affermato negli ultimi vent’anni va cambiato: i nostri referendum vanno proprio in questa direzione”.
È l’ora di reagire contro il modello sbagliato
Un sistema, riflette il segretario, “che si è affermato attraverso leggi balorde che hanno precarizzato il lavoro: hanno affermato un modello di fare impresa basato su appalto e subappalto, un modello che uccide, perché i morti sul lavoro e gli infortuni non avvengono a caso, ma per colpa di questa modalità che gioca sulla pelle delle persone”.
Per Landini “sono dati che gridano vendetta, ma è bene che ci sia una reazione: non si può continuare a guardare una cosa che non funziona e basta. Il governo si assuma tutte le sue responsabilità e smetta di raccontare un mondo che non esiste”.
Irpef, smascherato l’inganno grazie alla Cgil
Il segretario torna sul dietrofront dell’esecutivo sull’acconto Irpef. “Sull’Irpef siamo riusciti a smascherare un inganno – riflette – ma era una cosa molto precisa: se non ci fosse stata la Cgil i quattro miliardi di euro li andavano a prendere dalle tasche di lavoratori dipendenti e pensionati, cioè i soldi che sostenevano di aver dato ai lavoratori nella manovra li avrebbero ripresi”.
“Tutto ciò conferma che c’è bisogno di una riforma fiscale di questo nome – aggiunge – ognuno deve pagare quello che prende in proporzione, gli unici che continuano a pagare sono i lavoratori dipendenti e pensionati. Oggi l’80% dei profitti se li dividono gli investitori, ma la ricchezza di un Paese la produce il lavoro, mica la finanza”.
La patente a crediti è una presa in giro
Una battuta sulla patente a crediti per le imprese: “È una presa in giro, non è quello che abbiamo chiesto: riguarda solo un settore ed è un sistema in cui si compra la certificazione. Hanno fatto un mercato anche su questo, intanto continua la logica del subappalto. Le morti proseguono perché le leggi non servono ai lavoratori ma per far continuare quel sistema assurdo delle imprese. Questo non è il ministero del lavoro ma delle imprese, la ministra fa la consulente delle aziende”.
“Basta, è ora di smetterla – conclude Landini – non a caso il Primo Maggio con Cisl e Uil mettiamo di nuovo al centro il tema della salute e sicurezza, che non può più essere considerato un costo ma deve essere considerato una priorità”.