I salari, prima di tutto. Ma poi tutta una serie di questioni cruciali che vanno dalla precarietà, al fisco giusto, fino ai servizi pubblici. A poche ore dall’incontro con Giorgia Meloni, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in questo podcast fa il punto sulle richieste che la Confederazione porrà. Con un’avvertenza. Il mondo del lavoro non sta fermo: “Nella settimana che va dal 12 al 16 dicembre in tutto il paese ogni giorno ci saranno regioni e territori che scendono in piazza, che si mobilitano, che fanno degli scioperi proprio per dire in modo molto chiaro che il paese chiede a questo governo e al Parlamento di fare quelle riforme di cui abbiamo bisogno”.

Gli stipendi al primo posto

“Come è noto per noi c’è un primo tema che si chiama salario: la gente non arriva alla fine del mese. In particolare, il mondo del lavoro dipendente, che pure attraverso l’Irpef tiene in piedi questo paese, sta pagando un prezzo altissimo e in questa legge di bilancio non c’è alcun provvedimento che interviene su questo”. La stessa contribuzione, che pure l’esecutivo sbandiera, non è una novità: “Non hanno fatto altro che confermare un provvedimento esistente”, dice Landini. Che su questo ha una richiesta precisa: “Va portata al 5%”, e poi “va anche ripristinato il fiscal drag”.

Stop precarietà

“Se i salari nel nostro paese sono bassi, è anche perché c’è un livello di precarietà che non è più accettabile – attacca il segretario generale della Cgil –. Non basta però togliere dal tavolo i voucher, ma vanno cancellate quelle forme di lavoro precario assurde che non hanno ragione di esistere”. Inoltre, bisogna rendere validi erga omnes per legge tutti i contratti collettivi nazionali, “in modo che chiunque lavori, a prescindere dal rapporto di lavoro, abbia gli stessi diritti e che in questo modo il contratto nazionale diventi lo strumento per arrivare non solo al salario minimo, ma anche ai diritti minimi per tutte le forme di occupazione”.

Tasse e non solo

Tra le richieste della Cgil c’è anche quella di tassare tutti gli extraprofitti e di chiedere “un contributo straordinario di solidarietà a tutti quelli che hanno fatto profitti in questi anni”. Per Landini occorre anche intervenire nella “direzione di una riforma fiscale degna di questo nome che aumenti il netto in busta paga per i lavoratori e per i pensionati”.

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Da rivedere completamente anche “quel provvedimento assurdo che è stato messo in campo e che ha portato la flat tax da 65 a 85.000 euro. Non sta in piedi il fatto che un lavoratore dipendente paghi il 43% di tasse mentre qualcun altro ne paga il 15”. Per il leader della Confederazione di corso d’Italia bisogna ritirare tutte le norme che riguardano uso del contante del Pos, “perché una vera lotta all’evasione fiscale la si fa rendendo tracciabile ancor di più il denaro e investendo sui sistemi digitali”.

Investire sui servizi pubblici

Al governo, conclude Landini, “chiederemo anche di aumentare le risorse per sanità, scuola, trasporti e servizi sociali, perché la situazione in cui versano non è più accettabile”. In molti di questi settori, come aggravante, “continuano a esserci tantissimi lavoratori precari e sottopagati”. Per dire che la qualità del lavoro non può essere mai svincolata dall’idea di una società che puntiamo a costruire: fondata su valori, diritti e dignità.

Superare la Fornero

In un'intervista rilasciata poi oggi (7 dicembre) al Quotidiano Nazionale Landini alza ancora il tiro. "Osservo innanzitutto che mentre c'è da affrontare una vera emergenza salariale, la maggioranza di governo in Parlamento vota contro il salario minimo proponendo, al contrario, i contratti di prossimità che rispondono a una logica pericolosa e regressiva". E, ancora, "mentre cresce la povertà, la legge di bilancio annuncia il superamento del reddito di cittadinanza".  Quanto alla previdenza, "dopo dieci anni di non rivalutazione delle pensioni, si prevedono tagli e non si cambia la legge Fornero come noi chiediamo da tempo".

La manovra come è noto non piace neanche a Confindustria, che "riconosce che questa legge di bilancio non affronta le grandi emergenze aperte nel Paese, a partire da quella salariale. Noi, però, riteniamo che sia giunto il momento di destinare la riduzione del cuneo fiscale tutta al lavoro dipendente e che gli incentivi pubblici alle imprese siano condizionati, destinati e vincolati a chi crea lavoro stabile e di qualità, innova e investe".

Un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori

Nelle differenze quali sono le possibili convergenze convergenze? Per il sindacalista "in un momento così difficile, nessuno può pensare di farcela da solo. Per questo penso che ci possano essere terreni di incontro. Il Paese, ad esempio, ha urgente bisogno di nuove politiche industriali e di sviluppo, di scelte energetiche chiare fondate sulle fonti rinnovabili, di una battaglia comune con le imprese contro gli appalti al massimo ribasso, per la legalità, la sicurezza sul lavoro, l'applicazione dei contratti, fino alla legge sulla rappresentanza".

La Cgil in vista dei giorni di mobilitazione sta incontrando le forze politiche ma per Landini c'è "un problema di fondo che riguarda tutta la politica. In questi anni c'è stata una rottura tra la rappresentanza politica e il mondo del lavoro. La politica tutta ha smarrito il senso e il valore del lavoro, i diversi governi, di centro-destra e di centro-sinistra hanno assunto provvedimenti che hanno precarizzato il lavoro: la vera questione aperta è come la politica possa tornare a restituire centralità al lavoro".

Un segnale di discontinuità potrebbe esserci: "Chiediamo a tutto il Parlamento che ci si occupi di un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori che sancisca diritti per tutti a prescindere dal rapporto di lavoro e che si faccia una legge sulla rappresentanza e sul valore generale dei contratti. Sono temi che riguardano tutta la politica, non solo la sinistra".

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