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La pandemia ha restituito un ruolo decisivo alle politiche pubbliche e ricollocato al centro l'interesse generale dopo decenni di illusioni che promuovendo il profitto privato si sarebbe generata prosperità per tutti. Ora dunque i governi sono chiamati a dare prova di questo ruolo ritrovato mettendo al centro le persone e i loro diritti , dalla salute come bene comune da garantire a tutti, alla qualità del lavoro e delle politiche di sviluppo e all'universalità dei diritti, a partire da libertà sindacale e contrattazione collettiva. A dirlo è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini nel suo intervento al G20 di Catania dedicato al lavoro.
“È necessario dunque un cambio radicale degli orientamenti delle politiche fiscali, di bilancio ed economiche”, ha detto Landini parlando anche a nome di Cisl e Uil: “Per questo ribadiamo la nostra richiesta, avanzata da tempo al G20, della necessità di lavoro congiunto, con la partecipazione delle parti sociali, tra ministri dell'economia e del Lavoro al fine di dare basi strutturali, stabili e resilienti, alle politiche sociali e alla qualità dell’occupazione”.
Senza il rispetto e la pratica delle libertà sindacali e della contrattazione collettiva infatti, prosegue, "questi obiettivi non saranno raggiungibili" e risulterà "irrealizzabile" una transizione giusta alla green economy e alla digitalizzazione rallentando così lo sviluppo e la crescita per tutti. D'altra parte, prosegue, "dove ha funzionato il dialogo sociale, sono stati minori gli effetti della pandemia e la gestione della crisi è stata più efficace", prosegue. È fondamentale dunque per Landini, “che la comunità internazionale si concentri sulle nuove forme di lavoro, come quelle dell'economia di piattaforma realizzando una protezione completa del lavoro, che tuteli la salute e la sicurezza sul lavoro anche nel lavoro a distanza e nel lavoro a domicilio”.
Lo stesso “algoritmo” dev'essere ricondotto e regolato con adeguati strumenti di tutela e contrattuali, “riconoscendo la pari dignità di tutte le forme di rapporto di lavoro e debellando lo sfruttamento dei lavori più precari e vulnerabili”. In questa fase di emergenza serve infatti, conclude,"affrontare con spirito costruttivo e di dialogo tra sindacati, imprese e istituzioni i rischi più gravi dei prossimi decenni: l'aumento delle disuguaglianze e gli effetti interconnessi al cambiamento climatico, affinché i diritti umani e del lavoro, ancora negati in troppe parti del mondo, siano conquistati e protetti ovunque”.
(in collaborazione con Mauro Desanctis)